Il futuro della Colombia, tra elezioni e lotte sociali

Intervista a Juan Pablo Gutierrez, Defensor de DDHH, delegado internacional del pueblo indígena Yukpa.

24 / 5 / 2022

Nel corso del Meeting internazionale dei movimenti climatici tenutosi al centro sociale Rivolta abbiamo intervistato Juan Pablo Gutierrez, Defensor de DDHH, delegado internacional del pueblo indígena Yukpa, sulle imminenti elezioni presidenziali in Colombia.

Domenica 29 maggio in Colombia si vota per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Dopo gli anni bui di Duque, nel paese si respira ottimismo e speranza, con la concreta possibilità che già al primo turno possa finalmente vincere la sinistra, riunita sotto il Pacto Histórico e guidato da Gustavo Petro - candidato presidente - e soprattutto da Francia Marquez - candidata vice presidente - attivista afrodiscendente che arriva direttamente dai movimenti. 

La possibilità di una svolta ha un duplice e importante significato: in primo luogo, infatti, con Duque il paese ha avuto una regressione drammatica nel rispetto dei diritti umani, con un conflitto armato che si fa ogni giorno più difficile da sopportare e con una crisi economica che colpisce in particolare le classi più deboli della popolazione. La Colombia è diventata il paese più pericoloso per i leader sociali e per chi difende l’ambiente, solo nell’anno in corso ci sono stati 42 massacri e oltre 70 leader sociali assassinati. 

In secondo luogo, la possibile svolta potrebbe ridisegnare gli assetti geopolitici della regione, togliendo agli Stati Uniti, e alle destre neoliberiste, uno dei suoi bastioni più importanti, dal momento che da sempre il paese è stato governato dalle destre. Una ipotetica vittoria di Petro sancirebbe la crescita di quella che è stata definita la “seconda ondata neoliberista” relegando i governi neoliberisti, oligarchici e di destra all’opposizione in quasi tutte le aree della regione (in attesa delle elezioni brasiliane in autunno). 

Infine, quella in arrivo sarà senz’altro un’elezione segnata dallo straordinario estallido social iniziato a fine aprile 2021 e proseguito per oltre tre mesi: una rivolta che ha avuto certamente il merito di dare coscienza e forte a chi non ha voce e incanalarla nella proposta elettorale del Pacto Histórico. Il clima politico e sociale è incandescente: alla violenza strutturale statale e paramilitare si deve aggiungere quella politica, con Petro che è stato costretto a interrompere il tour per un pericolo attentato nei suoi confronti e, come ha denunciato recentemente, per il pericolo colpo distato in caso di una sua vittoria.