Iran: 15 morti tra i manifestanti

Il tempo della rivoluzione?

Da Repubblica l'intervista allo scrittore Tariq Ali

28 / 12 / 2009

"Gli scontri a Teheran fra manifestanti e guardie rivoluzionarie segnano una nuova, rischiosissima fase. In queste ore, tutto è possibile, persino una deriva rivoluzionaria come alla vigilia della fuga dello Scià". Tariq Ali, storico, autore di saggi molto letti dall'Amministrazione Obama (l'ultimo è il polemico I protocolli dei Saggi di Sodom sulla politica occidentale in Oriente) studia, in queste ore da Londra, le piazze iraniane. "La decisione di sparare su una manifestazione pacifica è una provocazione davvero irragionevole da parte del regime. Per di più, capita in un momento fra i più scivolosi per le autorità".

Signor Ali, lei calcola un rischio tanto alto?
"Perché no? I chierici non sono mai stati tanto divisi al loro interno quanto lo sono oggi. L'Iran è di nuovo sotto i riflettori mentre l'America stringe il cappio con nuove sanzioni. In più, il mondo sciita adesso celebra la festa religiosa del Muharram, quando per definizione è proibito il ricorso alla violenza. In questo scenario, fare fuoco sui civili vuol dire allineare con i manifestanti larghi segmenti della popolazione finora non ostile al regime. Insomma, s'è prodotta una miscela esplosiva".

A che punto esplosiva?
"Che oramai tutto è possibile. Le prossime 24, 36 ore ci diranno in quale direzione andrà il Paese. Ascolti: nella tradizione sciita, a ogni morte seguono 40 giorni di lutto. Oggi si svolgeranno i funerali dei civili uccisi, altre migliaia di dimostranti si riverseranno nelle piazze. Il fatto che i miliziani basiji abbiano sparato sulla folla vuol dire che questi sono sfuggiti al controllo. Se verrà versato altro sangue, potremmo assistere a una campagna simile a quella che alla fine degli Anni Settanta rovesciò lo Scià".

Che similitudini vede?
"La più inquietante, dall'osservatorio dei chierici, è che l'opposizione sia pronta a sfidare la morte. Successe proprio così nel '78 e nel '79. Se i civili non si fermeranno di fronte ai fucili, la protesta di massa potrebbe mobilitare nuove fasce della popolazione".

Quali? "Innanzitutto la classe media, finora più o meno ai margini, ma che scalpita per un accordo con l'Occidente. Poi c'è l'esercito. Diviso com'è fra lealtà al regime e inclinazione verso i riformisti, non sappiamo come questo reagirà. Potrebbe disobbedire agli ordini di sparare contro i dimostranti, come trent'anni fa. Fu allora che lo scià scappò e i rivoluzionari presero il potere".

Che peso ha la morte del Grand Ayatollah Montazeri nell'accelerazione di questi giorni?
"Ha peso, eccome, e per più d'una ragione. Intanto, lui era una figura fondamentale del dissenso, fin dai tempi di Khomeini. In secondo luogo, ispirava rispetto oltre i ranghi degli oppositori. L'avere proibito ogni pubblica funzione in sua memoria il 24 dicembre s'è rivelata una delle prime mosse avventate. Se poi dovesse arrivare la conferma dell'uccisione del nipote di Moussavi, il leader dei riformisti, si spalancherebbe una stagione di una brutalità straordinaria".

L'America di Obama che parte ha in questo suo scenario? "Le illusioni su una svolta della Casa Bianca stanno tramontando. Il presidente Obama continua a dettare condizioni all'Iran senza promuovere un vero negoziato. Ha forse modificato il linguaggio, ma nella sostanza ricalca la politica di Bush. Dunque, le sanzioni resteranno ancora una volta senza effetto".

Perché ne è sicuro?
"Perché verranno ignorate, come già in passato. La Cina e la Russia, che hanno contratti importanti con l'Iran, non si taglieranno da sé la gola sotto il profilo economico. La speranza in Occidente è che il regime venga scalzato dall'interno, che si possa trattare con un nuovo governo".

Signor Ali, e l'Occidente ha ragione?
"No: s'illude. Infatti nessun governo iraniano tratterà in base a ciò che l'America offre. Però la questione pressante è un'altra: è quel che accadrà in Iran nelle prossime ore: una faccenda tutta interna a quel Paese. Mi creda, la stupidità e la debolezza del regime possono riservare molte sorprese".

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Iran brucia (Reuters)