In Cile una “mujer” mapuche presiederà la Convenzione Costituente

8 / 7 / 2021

C’è voluta un’intera e tesissima giornata di scontri, proteste e votazioni ma al termine Elisa Loncon, riconosciuta attivista e accademica mapuche è stata scelta dai delegati costituenti a presiedere la Convenzione Costituente che dopo oltre quarant’anni affosserà la Costituzione del dittatore Pinochet.

Innanzitutto è bene precisare che quella cilena è una Convenzione, e non un’Assemblea Costituente perché, come chiarisce questo articolo di Resumen: «le Assemblee Costituenti sono per definizione sovrane, per delega del popolo. E democratiche, perché per raggiungere il proprio obiettivo si accordano sulla regola delle decisioni a maggioranza. La Convenzione non compie nessuno di questi due requisiti fondamentali: non è sovrana dato che è il prodotto di una legge (riforma costituzionale) approvata dal potere costituito, il quale fissa i parametri dentro i quali dovrà operare. E non è nemmeno democratica dal momento che concede a una minoranza virtuale il potere di veto stabilendo il quorum di due terzi per adottare risoluzioni».

Nonostante questo, in molti l’hanno definita “giornata storica” e in effetti che a presiedere la nuova Convenzione Costituente sia una donna indigena, simbolicamente è un duro colpo per il regime di Piñera ma anche per i partiti della concertazione che in questi trent’anni dalla fine della dittatura non sono riusciti a cambiare quella costituzione autoritaria. Ma è solo uno dei tanti momenti storici che sono potuti succedere solo grazie all’estallido social iniziato il 18 ottobre di due anni fa.

E come prodotto di una lotta sociale dal basso vera, l’inaugurazione della Convenzione Costituente non poteva avvenire senza l’accompagnamento della popolazione che ha determinato questo risultato. Così già all’alba Plaza de la Dignidad si è riempita di manifestanti per accompagnare i costituenti della Lista del Pueblo e dei Popoli Originari fino all’ex Congresso in Plaza de Armas dove fino al 1973 aveva sede il potere legislativo. I cortei di migliaia di persone non sono passati inosservati e puntuale è arrivata anche la repressione dei carabineros. Gli scontri sono proseguiti tutta il mattina con il sostegno di tutti i delegati costituenti che hanno fermato i “guanacos” e il loro carico di acqua e prodotti chimici pronto ad essere sparato a tutta forza contro i manifestanti.

A causa delle tensioni fuori dall’ex Congresso l’inaugurazione della Convenzione Costituente è stata sospesa e posticipata di qualche ora. Fuori intanto continuava la repressione dei carabineros contro i manifestanti che intonavano cori per i prigionieri politici della rivolta. Ad oggi infatti sono ancora qualche centinaia le persone incarcerate senza accuse precise e senza processo e non c’è occasione in cui chi è nelle strade non ricordi che la vera vittoria del “pueblo” avverrà solo quando saranno liberati tutti i detenuti politici.

Solo quando la repressione nelle strade si è attenuata, i delegati della Lista del Pueblo sono entrati nella sede del Congresso per dare inizio all’inaugurazione che nel programma prevedeva l’elezione del presidente. Dopo due tornate a spuntarla è stata proprio la candidata Elisa Loncon, con le preferenze di socialisti, comunisti, Frente Amplio e indipendenti.

Elisa Loncon Antileo è originaria della Araucanía dove è nata nella comunità mapuche di Lefweluan, comuna di Traiguén, provincia di Malleco. Attualmente è accademica del Dipartimento di Educazione dell’Universidad de Santiago de Chile, professoressa esterna della Pontificia Universidad Católica de Chile e coordinatrice della Red por los Derechos Educativos y Lingüisticos de los Pueblos Indigenas de Chile.

Il suo discorso di investitura è stato a dir poco commovente: «questo sogno è il sogno dei nostri antenati. Questo sogno si è fatto realtà. È possibile rifondare questo Cile. È possibile stabilire una relazione tra le nazioni originarie e tutte le nazioni che formano questo paese. ¡Marichi weu! ?Marichi weu! ¡Marichi Weu!». Elisa Loncon ha anche ricordato tutti i prigionieri politici della rivolta e che lotterà per i diritti della Madre Terra, per l’acqua, per le donne, per i bambini e, riferendosi alle terribili notizie del ritrovamento di un migliaio di corpi di bambini nativi canadesi nei pressi di chiese cattoliche, ricordato come il colonialismo abbia attaccato il futuro delle nazioni originarie. 

Attorno alla sua figura sono subito piovute addosso numerose critiche e accuse, tra le quali quella di essere sorella di Lautaro Loncon del PPD (Partido por la Democracia) di estrazione socialdemocrata. La nuova presidente della Convenzione Costituente ha liquidato le accuse come patriarcali, razziste e colonialiste: «Le critiche che mi fanno sono patriarcali perché noi donne siamo stanche che ci definiscano come la moglie di, la figlia di o la sorella di… e questo è precisamente il caso, mi si definisce a proposito di mio fratello. Costa molto capire che una donna può avere una voce propria, autonoma, e che non sia definita da altre persone». Un altro tentativo di attacco è stato lanciato in rete viralizzando la foto di una giovane donna mapuche insieme al dittatore Pinochet come se fosse proprio la nuova Presidente della Convenzione Costituente, che ha smentito pubblicamente di essere lei.

Il percorso per la nuova Costituzione è dunque partito ma dovrà vedersela con tranelli e ostacoli di ogni tipo perché l’ordine costituito difficilmente lascerà che un’assemblea a maggioranza indipendente determini il destino del paese. Già lunedì, infatti, la seduta è stata sospesa e rinviata al giorno seguente a causa di problemi tecnici con i microfoni e gli altri strumenti digitali. Per il 5 luglio era prevista la presa di posizione dell’assemblea sui prigionieri politici: a grande richiesta della “calle”, infatti, Elisa Loncon e altri costituenti avevano promesso che la prima riunione sarebbe stata dedicata proprio a coloro che restano ancora e immotivatamente in carcere e che come Convenzione Costituente sarebbe stata fatta una richiesta formale al governo di una legge di amnistia.

Perché i los de abajo lo sanno bene, non si lascia indietro nessuno, non si dimentica nessuno. Si parte assieme e si torna assieme.

¡Marichi weu! ¡Marichi weu! ¡Marichi weu!