Spesso considerate dei punti di debolezza delle manifestazioni lanciate dal Movimento Passe Livre (MPL), delle rivendicazioni diffuse e l'assenza di un leader possono essere invece viste come punti di forza di queste proteste.
"Lo Stato non può quindi semplicemente arrestare i capi e facendo ciò distruggere il movimento. Né può cooptare i leader che andrebbero perciò a disciplinare le masse .”
La "moltitudine", in questo senso, non può essere contenuta."
L'affermazione è di Michael Hardt, professore alla Duke University (USA) e autore, con Antonio Negri, dei libri "Impero" (2000) e "Moltitudine" (2004).
Di ispirazione marxista,
"Impero" è diventato rapidamente una sorta di Bibbia dei
movimenti che cercano alternative alla globalizzazione. Considerato
una delle produzioni accademiche più influenti e controverse degli
ultimi dieci anni.
In “Moltitudine", gli autori hanno
sviluppato il concetto di una forma di organizzazione politica
plurale, democratica e orizzontale, non governata da leader o
comitati centrali.
Inoltre, questa forma di
organizzazione politica non cerca di rappresentarsi per forza come un
gruppo unito e omogeneo, anche se non è vero che è del tutto
spontanea o disorganizzata.
Inutile dire che il MPL e le
manifestazioni scoppiate in tutto il Brasile nelle ultime settimane
sembrano possedere queste caratteristiche.
Per questo motivo, Hardt
afferma di seguire le proteste "con grande interesse ed
entusiasmo."
Secondo lui, questo tipo di manifestazione -
la moltitudine - rifiuta sempre, come fa il MPL, i canali
politici tradizionali.
Entra in una piccola fetta
di tempo e di spazio, per creare relazioni più democratiche.
Tuttavia essa è stata finora in grado di apportare trasformazioni
durature all'interno della società.
"Questa è la
prossima sfida", dice Hardt.
Lei nota delle analogie tra le mobilitazioni in Brasile e quelle che si sono verificate di recente in altri Paesi?
Il legame più evidente è che le richieste provengano dalla città.
In molti casi ha preso la
forma di rendere uno spazio pubblico comune, come una piazza o un
parco, ma in Brasile, almeno in principio, la scintilla è stata
determinata dall'aumento del costo dei trasporti.
Ma, dal mio
punto di vista, il fattore più importante che collega queste
esperienze è il rifiuto della rappresentanza politica e la domanda
di "democrazia reale", come lo chiamavano gli Indignados in
Spagna. Vale a dire, un piano di azione politica democratico più
pieno e più partecipativo.
Vi è una differenza significativa, però. Mentre in altri paesi c'è stata una situazione di crisi economica, in Brasile (e forse Turchia), le proteste si sono verificate in un contesto di espansione economica.
L'idea di "folla" è stata delineata in "Impero" e sviluppata in "Moltitudine". Dopo di che ci sono state molte altre mobilitazioni. Hanno avuto un impatto sulla sua teoria?
Sì , Io e Toni Negri abbiamo seguito da vicino questi potenti movimenti sociali degli ultimi anni. E' notevole come il numero crescente di rivolte e proteste abbiano preso la forma di "moltitudine".
Siamo consapevoli,
tuttavia, che questi movimenti sono di fronte a grandi sfide che li
attendono.
Ancora più importante, per me, è la necessità per
loro di creare forze politiche durevoli ed efficaci.
Questa
moltitudine, in altre parole, è riuscita a creare belle relazioni
democratiche all'interno dei confini di una piazza per un paio di
mesi. Tuttavia, non sono ancora state in grado di espandersi nello
spazio e nel tempo per trasformare la società in un modo
duraturo.
La folla ha bisogno di migliorare la sua organizzazione.
Questa è la prossima sfida.
Questi due libri sono stati scritti prima dell'era dei social media. Adesso è cambiato qualcosa?
I social media - Facebook, Twitter e altre piattaforme - sono state utilizzati in modo efficace dai movimenti negli ultimi anni perchè il decentramento di questi mezzi di comunicazione corrisponde all'agire di questi movimenti nella rete. Ma la tecnologia è solo uno strumento. Quello che rimane centrale è l'organizzazione sociale e politica.
Le proteste in Brasile non hanno leaders né dimostrano unitarietà. Come si possono interpretare istanze così diverse, a volte anche contraddittorie?
Pluralità e differenza sono le condizioni di base di qualsiasi processo democratico. La democrazia non esige che tutti siano d'accordo, o men che meno, seguano un leader. Piuttosto, la democrazia ci impone di creare relazioni orizzontali tra pari e una cooperazione anche e soprattutto nelle diversità.
Dovremmo tutti imparare dalle esperienze di questi movimenti, in termini di relazioni democratiche e di forme orizzontali di autogoverno.
In che termini questa moltitudine può rappresentare un agente politico?
Questi movimenti esercitano certamente un potere "destituente", vale a dire che hanno il potere di rovesciare i governi e indebolire le strutture tradizionali di governance, anche i governi di sinistra.
Ma hanno anche bisogno di
sviluppare elementi costituenti capaci di generare nuove e durature
forme di vita.
La scommessa o l'ipotesi che pone il concetto di
moltitudine è che per agire politicamente non è necessario avere
un'unità e un'organizzazione gerarchica.
I movimenti devono
dimostrare, in altre parole, che una soggettività politica variegata
e democratica è in grado di trasformare radicalmente il processo
politico e creare nuove relazioni sociali.
In Brasile, la rivendicazione iniziale si è trasformata in qualcosa
di completamente diverso, e queste richieste considerate facenti
parte di agende politiche di sinistra sono state sostituite da altre
considerate perlopiù di destra.
Il prezzo del trasporto pubblico
è stato solo l'innesco per una più ampia serie di rivendicazioni
che non sono solo economiche, ma anche politiche. Adesso i movimenti
hanno bisogno di acquisire potere e la maturità di combattere le
provocazioni e gli interventi della destra.
Ora, un outsider, come
me, non può analizzare questo aspetto in maniera adeguata. È
necessario essere all'interno del movimento per poterne parlare di
più.
Come si può negoziare con un movimento senza leader e con rivendicazioni così ampie?
Il rapporto tra lo Stato e la moltitudine è asimmetrico. Lo Stato,
ovviamente, è infinitamente più forte, anche se i due soggetti
hanno diverse forme, essendo lo stato centralizzato, e la
moltitudine, distribuita.
In un certo senso, questo può essere un
vantaggio per la moltitudine.
Lo Stato non può quindi semplicemente arrestare i capi e facendo ciò distruggere il movimento. Né può cooptare i leader che andrebbero perciò a disciplinare le masse .
La moltitudine, in questo
senso, non può essere contenuta.
Ma, come ho detto, per essere
efficace ed avere effetti permanenti, la moltitudine ha bisogno di
trovare il modo di organizzare le differenti parti che la compongono
e creare nuove forme di cooperazione.
Le manifestazioni del Brasile si avvicinano di più all'idea di moltitudine rispetto ai movimenti su cui vi siete basati per sviluppare la vostra teoria?
Il concetto di 'moltitudine' è stato sviluppato negli ultimi dieci
anni attraverso la pratica e la teoria dei movimenti. Dal movimento
no global (come le proteste di Seattle negli Stati Uniti nel 1999) a
Piazza Tahrir (Egitto), attraverso gli Indignados (Spagna ) e Occupy
Wall Street (USA), hanno vissuto uno sforzo progressivo per formare
strutture di autogoverno,come l'assemblea generale, che consentirebbe
ad una folla molto più diversificata di prendere decisioni
politiche.
Particolarmente interessante per me sono state le
esperienze dei movimenti sociali indigeni in Bolivia nel 2000 e nel
2003 (le cosiddette guerre di acqua e gas), che sono state teorizzate
da intellettuali boliviani, mentre la moltitudine ha lottato per
trovare all'interno di una rete orizzontale che univano soggetti
diversi, andando dai lavoratori alle questioni riguardanti le
minoranze.
Le mobilitazioni in Brasile si pongono in linea con
questa tradizione emergente, e che io spero si possa espandere
ulteriormente.
In Brasile, si è registrato un record di depredazione e tentativi di invasione di edifici pubblici, come palazzi dei governi e delle assemblee legislative. Anche questo è un elemento ricorrente?
Molti dei movimenti più forti degli ultimi anni sono stati diretti
contro la natura non democratica di tutto il sistema politico
attuale, sostenendo che le loro affermazioni di rappresentanza sono
false. Nelle piazze occupate a Madrid e Barcellona nel 2011, per
esempio, hanno cantato "non ci rappresentano".
E
'abbastanza logico, quindi, che i movimenti in Brasile si concentrano
sulle forme locali di governo pubblico. Essi esprimono una critica
alla politica come esiste oggi e denunciano quanto essa li escluda. I
movimenti cercano di concepire la politica futura, una politica più
democratica.
Ci sono prove che questi movimenti non verranno catturati dalla politica tradizionale? Questo è successo più volte in passato.
Naturalmente
non vi è alcuna garanzia che tali movimenti non saranno recuperati
dalle forze politiche tradizionali. Gli occupanti sono stati spazzati
via da piazza Tahrir, da Puerta del Sol (Madrid) da Zuccotti Park
(New York), dal parco Gezi (Istanbul) - ma gli effetti delle loro
proteste sono vivi e, come abbiamo visto, movimenti simili continuano
a nascere.
Mi auguro che le recenti proteste possano servire per
aprire nuove possibilità democratiche in Brasile. E ho la certezza
che, anche se può sembrare che questi movimenti siano rifluiti e gli
attivisti non siano più per le strade, ci riusciranno.
Traduzione a cura di Anna Irma Battino e Teresa Gregorin