Iran - Il volto oscuro del Paese dal nuovo corso

22 / 2 / 2016

Lo scorso gennaio i media mainstream internazionali hanno presentato il venir meno delle sanzioni economiche da parte dell’Occidente come l’inizio di una nuova era per il paese. Di certo, in questa descrizione generale è stato specificato come il significato di questo cambiamento starà a determinare come compagnie belliche, petrolifere, aziende straniere e Stati torneranno ad investire in Iran. Di certo è stata l’Italia del governo Renzi a dare la rappresentazione più pacchiana di questa nuova volontà di intessere rapporti commerciali, quando il 25 gennaio in occasione della visita nel nostro paese del presidente iraniano Hassan Rohani  di coprire le statue dei Musei capitolini, mortificando l’arte e la cultura.  Ma per quanto riguarda la situazione politica dell’Iran, come stanno le cose? 

Abbiamo provato a porre qualche domanda ad Ardavan Tarakame regista (laureato in regia cinematografica presso la Soore Art University) e giornalista (ha scritto per testate come Shargh ,Neshat,Etemad,Etemad Melli,Cinema & Literature and BookCity) iraniano. E’ stato arrestato per il suo attivismo politico (di sinistra radicale) nel dicembre 2010, e condannato a tre anni di prigione ad Evin dove è stato trattenuto per due mesi. Recentemente ha vinto il premio del festival Khorshid per il miglior film documentario con il suo film “Strike”.

Domenica 17 gennaio I media mainstream di tutto il mondo hanno diffuse la notizia della cancellazione delle sanzioni economiche nei confronti dell’Iran seguito della restrizione da parte del paese della produzione di armi nucleari: l’Iran è stato così rappresentato come un paese migliore agli occhi dell’occidente. In generale, come descriveresti il paese oggi? 

A seguito dell’accordo nucleare iraniano con le potenze imperialiste occidentali, il capitalismo nel paese portato avanti dalla politica del neoliberismo globale ha deviato dal discorso populista dell’ex governo conservatore, con la recente retorica dell’attuale governo – si tratta in entrambi i casi di politiche di destra. Improvvisamente agli occhi dei media mainstream occidentali, l’Iran è passato ad essere da un paese barbaro del precedente governo ad un paese civile dell’attuale governo di Rouhani, senza che vi sia stato nessun cambiamento in particolare per quanto riguarda la pressione economica sulla classe lavoratrice né per quello che attiene le libertà politiche. Il governo ha usato invece l’atmosfera post – accordo per sopprimere l’opposizione. Le sanzioni che i paesi dell’occidente determinarono per l’Iran sortirono una pressione principale nei confronti dello strato privato del paese, e solo il settore privato e la minoranza dell’uno per cento della società ha tratto beneficio dalla revoca delle sanzioni. Negli anni dello scoppio della crisi economica mondiale, le sanzioni dell’imperialismo occidentale contro l’Iran hanno messo principalmente pressione sulla piccola borghesia iraniana. La reazione del governo fu quella di implementare programmi di austerità per salvare le banche e la minoranza capitalistica, esattamente come quello che abbiamo visto nei casi dei paesi del sud dell’Europa. Esempi di politiche di austerità sono stati  la cancellazione di tutti i sussidi governativi. Dopo le sanzioni però, le politiche neoliberiste sono state seguite come prima. Ed oggi le forze anti – capitaliste di sinistra ed i prigionieri politici sono perseguiti dalle forze di sicurezza.

Quali sono i movimenti  Quali sono i movimenti politici e sociali anticapitalisti e progressisti che attualmente esprimono al meglio la loro critica nei confronti del sistema politico ed economico dell’Iran? Quali le loro potenzialità?

Dopo la sanguinosa repressione del 1988 (con il massacro dei prigionieri politici di sinistra da parte di Komehini) ed il fallimento del movimento pubblico del 2008 (l’anno del movimento verde), la situazione dei movimenti politici anti – capitalisti è critica. La maggioranza assoluta della società retrocedere alla passività politica, anche a causa del fallimento della primavera araba ed all'aumento del terrorismo islamico. Le forze di sinistra sono una minoranza e la società ha perso la sua speranza dopo colpo di stato del 2008 ed il fallimento del movimento pubblico. Le sole scintille di speranza sono i movimenti studenteschi. Ma nel caso di movimenti di lavoratori o di insegnanti è diverso, essi mostrano ancora resistenze contro le politiche repressive e di austerità; e di sicuro non aiuta il fatto che i media mainstream intenzionalmente nascondono la verità alla popolazione.

*** Mattia Gallo è un giornalista pubblicista e media attivista. Ha scritto su web journal, fanzine e siti di contro informazione come: Tamtamesegnalidifumo, Ciroma.org, Fatti al Cubo, Esodoweb, Ya Basta!, Dinamo Press, Lefteast. Tra gli animatori del sito Sportallarovescia.it, collabora con Global Project con attenzione alla politica internazionale.