Kamala Harris è un'alleata?

30 / 10 / 2020

Quando lo scorso agosto Joe Biden ha annunciato che la sua vice nella corsa contro Donald Trump e Mike Pence sarebbe stata Kamala Harris, molte e molti hanno esultato: nell’anno in cui Black Lives Matter ha messo il mondo di fronte alla brutalità della polizia contro le persone non bianche, Biden sceglie una donna che per di più si identifica come African-American e Asian-American.

La decisione non dovrebbe meravigliare, dato che le persone non bianche negli Stati Uniti sono circa il 44%, ma sappiamo che la realtà è un’altra e che il problema della rappresentanza esiste.

In sole ventiquattro ore da quell’annuncio la campagna di Biden raccoglie 26 milioni di dollari.

Il fatto che Harris sia più moderata rispetto a Elisabeth Warren – diciamolo chiaramente: nel suo partito sta a destra - ha fatto dire anche che il ticket fosse a maggior ragione opportuno, perché così si può sperare in un più ampio consenso. Biden ha 77 anni (tre più di Trump), ha meno personalità e carisma della sua vice e ha già dichiarato una volta di considerarsi a transition candidate, perciò potrebbe essere proprio Harris ad assumere in un secondo momento la presidenza sei lui risultasse vincitore. Di sicuro lei è una possibile candidata per le elezioni del 2024, e uno scenario da non escludere è il seguente: quattro anni come vicepresidente-molto-in-vista, più otto come presidente.

Ma il curriculum di Harris ci mette di fronte a una domanda: se genere e razza sono fattori presi in considerazione da Biden e dal suo partito al momento della scelta, che ne è invece della classe?Avremmo già dovuto imparare con le esperienze politiche di Margaret Thatcher o Hilary Clinton, per fare due nomi noti, o in questi mesi con la ministra Teresa Bellanova, che una candidata donna non è di per sé garanzia di niente, nemmeno quando la donna in questione si professa di sinistra, essendo nei fatti centrista. E similmente per quanto riguarda la razza o la provenienza. Nonostante sia tuttora molto amato, Obama ha bombardato sette diversi paesi, non ha chiuso il centro di detenzione di Guantanamo e ha salvato numerose banche.

Ci sono molti aspetti da valutare, a cominciare dal rapporto di Harris con la giustizia, soprattutto per quanto riguarda le carceri e la sicurezza nelle città.

CARCERE, REATI E SICUREZZA

Harris è stata Procuratrice della città di San Francisco dal 2004 al 2011, Procuratrice Generale dello Stato dal 2011 al 2017 e senatrice degli Stati Uniti dal 2017, dimostrando più volte che i cosiddetti democratici non sono necessariamente più buoni con i criminali, come vorrebbe una vulgata destrorsa. Come riassume Branko Marcetic su Jacobin, nel corso della sua carriera Harris ha tenuto in carcere persone innocenti e ha fatto sì che persone non violente fossero usate come manodopera a basso costo, ha bloccato le loro entrate, ha nascosto prove che avrebbero potuto liberare molti detenuti e ha negato l'intervento chirurgico di riassegnazione del sesso a detenuti/e trans. Il New York Times ha pubblicato un pezzo d’opinione (“Kamala Harris Was Not a ‘Progressive Prosecutor”) scritto da Lara Bazelon, docente di Legge, che è stato molto letto perché dà informazioni su come Harris abbia lavorato in quegli anni, ossia per quella parte della sua vita meno conosciuta alle masse. In tema di giustizia penale, scrive Bazelon, quando è stata esortata a produrre un cambiamento la candidata alla vicepresidenza o si è opposta, o ha taciuto. Su The Intercept Lee Fang ha scritto anche di quando Harris ha ordinato di smettere di indagare su abusi sessuali commessi all’interno della Chiesa, rendendo vano un importante lavoro con le vittime iniziato dal suo predecessore. Le proteste di Black Lives Matter a partire dai fatti di Ferguson del 2014 (due uomini afroamericani, Michael Brown e Eric Garner, furono uccisi da agenti di polizia bianchi) non hanno avuto sul di lei alcun effetto se nel 2015 si è opposta a una legge che richiedeva al suo ufficio di indagare sulle sparatorie da parte dei poliziotti. Scegliendo lei, il Partito Democratico americano mostra il proprio opportunismo: interessano di più i voti dei ricchi che quelli di Black Lives Matter e dei suoi alleati.

SCUOLA

Come rimediare al problema dell’assenteismo scolastico? Come fare, posto che questo ha molto a che vedere con povertà, disagio psichico dei genitori e assenza di sostegno da parte della propria comunità? Secondo Harris bisogna perseguire i genitori dei ragazzi. E così nel 2011 ha voluto una legge che si accanisce sui genitori i cui figli mancano più del 10% dei giorni di scuola. Si tratta in particolare di persone di colore e con un reddito basso, che in alcuni casi per questo provedimento sono davvero andate in carcere. Il problema dell’assenteismo non è certo risolto: al massimo si è causata nuova sofferenza a famiglie che già ne avevano e che avrebbero bisogno di tutt’altre politiche sociali. E la rete di relazioni attivata da Harris ci dice che continuerà a lavorare nell’interesse dei ricchi e non dei poveri.

BANCHE

Anche se non apertamente come altri, Harris è una candidata dell’establishment. Harris ha lasciato intendere come si comporterà con i banchieri quando si è rifiutata di perseguire per frode bancaria Steven Mnuchin, imprenditore che è stato CEO della banca OneWest dal 2009 al 2015. Mnuchin è uno che investe ovunque sia possibile, dalle campagne di candidati tanto repubblicani quanto democratici, alla produzione di film di successo (Avatar, Mad Max, American Sniper). Come riporta The Intercept, i procuratori dell'ufficio del procuratore generale della California hanno dichiarato di aver trovato oltre mille violazioni delle leggi sui pignoramenti da parte della banca di Mnunchin, e hanno detto che ulteriori indagini ne avrebbero scoperte altre migliaia. Perché Harris non ha perseguito Mnunchin? Probabilmente perché Mnuchin ha dato un contributo alla sua campagna per il Senato e perché è molto potente: negli ultimi anni si è avvicinato sempre di più a Trump, fino a diventare Segretario del Dipartimento del Tesoro, cosa che non sarebbe forse potuta accadere se fosse stato da lei perseguito. Insomma, meglio non intralciare i potenti, possono tornare utili anche se apparentemente sono rivali.

SILICON VALLEY

L’Huffington Post ha pubblicato delle e-mail che dimostrano il suo legame con i miliardari della Silicon Valley (Facebook, Amazon, Apple, Google, eBay, Netflix, Oracle, PayPal, Yahoo, Zoom, Visa..), dai quali riceve appoggio finanziario. Insieme ai ricconi di Wall Street, quelli del tech e di Hollywood sono tra i suoi più facoltosi donatori.

BIG PHARMA

I dati della Commissione Federale per le Elezioni mostrano che la campagna di Harris è stata generosamente finanziata da Big Pharma, ossia da potenti case farmaceutiche: alcune donazioni sono state restituite, altre no. Anche Bernie Sanders aveva ricevuto sostegno economico da queste aziende, ma poi aveva restituito tutto.

SANITÀ

Harris ha annunciato un suo piano sanitario ,nel quale le assicurazioni private avranno ancora un ruolo determinante, quindi non un sistema sanitario nazionale in cui venga curato chi ha bisogno, al di là del patrimonio. Non si capisce quindi cosa le piacesse inizialmente del Medicare For All di Bernie Sanders.

CANNABIS

Quando era procuratore distrettuale di San Francisco ha deciso oltre 1900 condanne legate alla cannabis, anche se in seguito ha ammesso di averne consumata lei stessa.

PRESENZA NEI MEDIA

Molte persone che lavorano adesso nello staff di Harris hanno in precedenza lavorato per Hillary Clinton, ma la senatrice può contare anche sul supporto decisivo della sorella Maya e sul marito Tony West. Maya Harris è commentatrice della MSNBC, una delle principali emittenti, e fa parte del Council on Foreign Relations (CFR), un think tank influente nella formazione del consenso dei più ricchi. I membri del CFR scrivono regolarmente per il Financial Times, che già nel giugno 2019 diceva che Harris è perfettamente in grado di battere Trump. L’appoggio di questa testata e del CFR sarà ricambiato se Harris diventerà vicepresidente: Harris cercherà di portarne più membri possibili al governo o comunque in ruoli di primo piano.

LAVORO E SFRUTTAMENTO

Tony West, marito di Harris, è un avvocato afroamericano che ha avuto un ruolo importante in Pepsi e ora lavora per Uber, dove difende gli interessi dei proprietari dell'azienda contro le rivendicazioni dei conducenti sfruttati. Non essendo dei dipendenti, gli autisti di Uber non hanno salario minimo, ferie pagate e assistenza sanitaria, perciò stanno lottando per averli, principalmente contro West. Anche altri importanti avvocati con grandi aziende come clienti sono tra i donatori della campagna, a partire dallo studio Paul Weiss.

PALESTINA E ISRAELE

Harris ha dichiarato di voler assicurare che le relazioni tra americani e israeliani rimangano forti, e ha sostenuto la risoluzione del Congresso che condannava una risoluzione dell'ONU che criticava l'attività di insediamento di Israele in Palestina. ("Sono profondamente coinvolta nell'assicurare che le relazioni tra gli americani e gli israeliani rimangano forti. E sono orgogliosa di essere fortemente schierata con i più importanti alleati dell'America"). Il fatto che Harris sia donna, non bianca e che abbia posizioni di sinistra su aborto, parità di retribuzione e immigrazione non deve far perdere di vista la questione di classe, essendo lei così vicina ai sostenitori del capitalismo. Non ci si può nascondere dietro a un dito: Harris rappresenta l’élite e tutelerà le élites.