La Cina e la crisi - Intervista a Angela Pascucci

Intervista ad Angela Pascucci

16 / 12 / 2011

Abbiamo raggiunto Angela Pascucci, da poco tornata dalla Cina, per ragionare con lei su come comprendere il conflitto di Wukan dentro il quadro più generale del paese e alla luce degli effetti della crisi globale.

L'attenzione del potere a controllare gli avvenimenti diventa sempre più attenta nel momento in cui la crescita cinese si deve confrontare e scontrare con gli scenari della crisi americana ed europea e con gli effetti contradditori che questa genera nel paese.

Wukan viene presentata come una protesta simbolica. Una protesta che sembra resistere all'accerchiamento dell'esercito.

Sembra che il villaggio di questo centro abitato abbia trovato la possibilità di unirsi per esprimere una resistenza più forte. Generalmente la resistenza dei contadini viene abbattuta in vari modi. Si cerca di frammentare il fronte in modo tale che la protesta non si organizzi. Invece sembra che a Wukan sia successo qualcosa di differente dal solito. Per esempio i contadini sono riusciti ad eleggere dei propri leader, cosa che di solito avviene molto di rado, perchè in genere i leader vengono bloccati prima. Invece in questo caso la protesta si è organizzata. Adesso la protesta si è esasperata perchè uno dei leader è morto mentre era detenuto e il sospetto è che sia stato ucciso per i maltrattamenti subiti.

C'è stato un convergere di circostanze che ha esasperato la situazione in una maniera che le autorità non si aspettavano. In quello che leggo dal sito della Bbc, che ha dei suoi inviati sul luogo, la cosa "curiosa" è che si inneggia al Partito comunista. Si chiede l'intervento delle autorità centrali, di Pechino, perchè si ritiene che siano i funzionari locali corrotti quelli che hanno tolto la terra ai contadini facendoci sopra grandi speculazioni e guadagnando soldi dallo sviluppo urbano, dando le briciole o quasi nulla ai contadini ed intascando il resto.

E' un vecchio gioco di sponde in Cina quello per cui non si mette in discussione il governo centrale. Governo che peraltro rispetto a questi temi ha emanato delle leggi di protezione, come è il caso delle nuove norme emesse per proteggere i contadini dallo sfratto delle terre e che in teoria dovrebbero evitare gli abusi. Il problema in Cina è che leggi esistono ma è la loro applicazione che manca, perchè questa dipende dalle situazioni locali e dalla forza che operai e contadini riescono ad avere per farle applicare.

Nei commenti si parla di Wukan come una delle tante proteste. Si dice anche che ci sono moltissimi scioperi dovuti alla chiusura di tante aziende. Questo mette in luce la connessione tra quello che avviene in Cina e crisi globale. Se l'Europa e gli Stati Uniti sono in crisi questo crea un'onda lunga che arriva fino in Cina creando situazioni ben diverse da prima.

Questo era già avvenuto nel 2008 quando c'era stata la prima ondata della crisi.

Molte fabbriche nel Wuandong avevano chiuso. Il Wuandong è la provincia meridionale considerata la fabbrica del mondo, la regione dove è concentrata la maggior parte della manifattura cinese. Già allora avevano chiuso decine di migliaia di fabbriche.

La crisi era intervenuta in un momento in cui i salari avevano iniziato ad alzarsi e in cui il governo aveva deciso un upgreeding, un miglioramento del sistema produttivo complessivo nel senso delle eliminazioni delle produzioni più inquinanti, che richiedevano lavoro più sfruttato. Nel momento in cui il governo cinese aveva avviato una politica diversa per contrastare le tensioni sociali interne è intervenuta la crisi e c'è stato un momento di fortissimo sbandamento. Io ero giù in quel periodo e mi ricordo c'era questa stretta molto contradditoria.

Oggi la crisi si è aggravata. Il governo cinese appena è scoppiata la crisi ha buttato 500 miliardi in investimenti a vario titolo ed ha in qualche modo tamponato gli effetti peggiori, diversamente che nel resto del mondo dove la liquidità degli stati è inesistente e lo sarà sempre di più.

Non dimentichiamo che il governo cinese ha una disponibilità 3000 miliardi di dollari di riserve ed è l'unico stato al mondo che dispone di tantissima liquidità, per cui aveva potuto allora metterli sul tavolo ed arginare la crisi.

Oggi la crisi come abbiamo visto e stiamo sperimentando sulla nostra pelle si è aggravata, colpendo duramente l'economia reale.

L'Unione europea che è uno dei più grossi importatori, centri d'importazione per la Cina, sta colando a picco, gli Stati Uniti sono anche loro in una crisi molto pesante da cui non riescono a venirne fuori e di cui in alcuni ambienti politici americani la responsabilità viene data alla Cina.

La Cina sente che la forza della globalizzazione si sta indebolendo. Quella globalizzazione che gli aveva permesso di rilanciarsi e che ora sta ricadendo come effetti anche su di lei.

In questo contesto ci sono anche grandi fabbriche, per esempio di alta tecnologia, che stanno delocalizzando. Un processo di delocalizzazione anche interno alla Cina perchè è stato avviato il processo di sviluppo verso l'interno, verso l'Ovest. Io personalmente ho visto a Chunching quello che diventerà il più grande polo di produzione elettronico del paese e già ci sono grandi company che hanno i loro stabilimenti lì. Si è decompressa la costa e si sta sviluppando l'interno ma questo in un momento di crisi globale cade anche sui lavoratori che erano impegnati nelle zone già sviluppate.

E' un groviglio di problemi quello che riguarda la Cina immenso.

Ritorno un attimo sulle lotte dei contadini che avvengono sul confine di sviluppo tra la città e la campagna.

Il processo di urbanizzazione cinese è di tali dimensioni che continua ad erodere le campagne. E' previsto che nei prossimi vent'anni 400 milioni di cinesi immigreranno dalle campagne alle città. E' evidente che l'espansione delle città provocherà conflitti. Il conflitto che si produce alla linea di confine tra le città e le campagne non è tanto il conflitto del contadino che vuole difendere il suo lavoro, il suo durissimo lavoro, e la sua terra ma che se ne va solo se ha la sicurezza di avere una sua accumulazione primitiva di capitale cioè abbastanza soldi da tutto il processo per poter rimettere in piedi la propria vita. Quindi il conflitto è fortissimamente materiale.

Che percezione si ha in cina della pericolosità dellacrisi globale?

Nell'ultimo viaggio che ho fatto percorrendo tutta la Cina da Pechiono a Shangai fino alla Cina centrale l'impressione, dai miei interlocutori, è che anche la Cina sia entrata in un periodo di grandissima incertezza riguardo al proprio futuro. Una incertezza percepita sicuramente a livello individuale in tutti gli strati; gli operai e i migranti avvertono che non riusciranno a godere della ricchezza di cui loro stessi sono produttori, cosa che prima era una forte spinta ad entrare nel processo produttivo subendone gli effetti devastanti,in primis lo sfruttamento enorme. Anche la piccola e media borghesia non si sente più garantita di processi economici in corso. C'è stata una grandissima speculazione immobiliare che ha tolto a gran parte dei cinesi con un certo tipo di reddito la possibilità di comprarsi una casa, cosa che era un status simbol per l'ottenimento di una sicurezza sociale ed economica. Adesso il governo ha cercato di porre riparo a questa crisi immobiliare, ma non lo può fare troppo violentemente altrimenti scoppia tutto e sarebbe una crisi devastante per il livello di indebitamneto delle banche e dei governi locali.

Hanno cominciato a scappare dalla cina anche i più ricchi; si assiste ad un trasferimento di capitali all'estero. Sempre più ricconi trasferiscono le famiglie all'estero per differenti motivi: per l'istruzione migliore dei propri figli e persino per l'ambiente, perchè l'ambiente in cina è avvelento. Non credo che si vada verso una rivolta alla Thiennamen, prchè una possibilità di un'alternativa al partito comunista cinese, a meno che una parte del partito non decida di fare un golpe interno, ma non ne vedo l'aria. Il partito è impegnato in una transizione molto forte e radicale perchè l'anno prossimo cambia tutta la leadership e tutti sono impegnati a che questa transizione avvenga pacificamente.

Il partito comunista ha davanti agli occhi molto chiaro, come memento mori, la distruzione dell' Unione Sovietica e del partito comunista sovietico e quindi è molto attento a non frantumarsi al suo interno.

Sono questi i punti da osservare: la Cina non esploderà di un colpo perchè sarebbe devastante per la Cina stessa e poi tutti gli altri paesi per il livello di legami che c'è tra Cina e il resto del mondo.