L'Obamacare nel settore militare è volta a ridurre la spesa pubblica per la guerra stanziale, di occupazione e di presidio delle aree geopolitiche potenzialmente destabilizzanti e pericolose ma contemporaneamente ad investire in intelligence e controllo, attraverso anche l'uso dispiegato dei droni.

La guerra chirurgica dei droni

22 / 10 / 2013

Da tempo scriviamo di droni utilizzati dagli USA nelle azioni belliche che accompagnano i conflitti aperti nelle aree geopolitiche o Stati che le scelte strategiche della politica estera imperiale avevano individuato e che ora sono state messe in discussione, sono in revisione da parte dell’amministrazione Obama.

L'Obamacare, nel settore militare, è volta a ridurre la spesa pubblica per la guerra stanziale, di occupazione e di presidio delle aree del globo potenzialmente destabilizzanti e pericolose ma, contemporaneamente, ad investire in intelligence e controllo, attraverso, anche, l'uso dispiegato dei droni.

I droni sono, in questa ridefinizione dei mezzi, metodi e delle finalità dei conflitti aperti, lo strumento attraverso il quale condurre attacchi militari mirati volti all’eliminazione di postazioni nemiche o all’annientamento di questo o quel nido di terroristi.

Nell’eccitazione dei risultati ottenuti, attraverso l’utilizzo di queste sofisticate armi tecnologiche, vengono occultati, dall’amministrazione USA e dalla informazione mainstream, gli effetti collaterali, che significano morti di civili e distruzione di luoghi pubblici, privati o di culto.

In questo contesto sono nate diverse interrogazioni avanzate all’ONU da associazioni non governative ed una raccolta di firme per  la messa al bando dei droni stessi, accompagnante dalle pilatesche risposte nel merito dell’ONU stessa.

Qui di seguito utile stralcio da znetitaly.net

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I droni, riferisce il Relatore Speciale dell’ONU, rischia che gare la guerra diventi lo stato normale delle cose.

“La pace dovrebbe essere la norma, tuttavia gli scenari di questo tipo rischiano di far diventare le deroghe alla pace la regola, privilegiando la forza rispetto ad alternative pacifiche a lungo termine…Dato che i droni riducono in gran parte o eliminano il numero di vittime della parte di chi le usa, le  costrizioni  interne -politiche o di altro tipo – possono essere meno restrittive dello schieramento di altri tipi di forze militari. Questo effetto è incrementato dalla relativa facilità con cui i dettagli sugli obiettivi dei droni possono essere nascosti agli occhi del pubblico e dall’influenza

potenzialmente restrittiva dell’interesse pubblico. Queste dinamiche richiedono un accentuato livello di vigilanza da parte della comunità internazionale riguardo all’uso dei droni.

La Carta delle Nazioni Unite e questo rapporto cercano di fare della guerra uno stato di cose eccezionale. Questo è una cosa molto difficile, e moralmente perversa da tentare da parte di un’istituzione che merita di essere abolita totalmente. La guerra non funziona come strumento con cui eliminare la guerra. Ma anche in questo quadro, l’ONU trova che i droni facciano una  guerra più che legale:

“Uno strato esterno di protezione per il diritto alla vita è la proibizione di ricorrere alla forza da parte di uno Stato contro un altro, di nuovo soggetto a una serie di eccezioni interpretate in senso stretto. La protezione della sovranità dello stato e della sua integrità territoriale che talvolta presenta una barriera alla protezione dei diritti umani, in questo caso può costituire una componente importante della protezione delle persone dalla forza letale, specialmente con l’avvento dei droni armati.”

La scusa più forte per la guerra è la rivendicazione della difesa contro un attacco reale. La migliore alternativa è fingere che un attacco sia imminente. L’Amministrazione Obama ha notoriamente ridefinito che  “imminente” significhi in seguito o teorico — cioè, hanno spogliato la parola di ogni significato.  (Vedere il  PDF con  il libro bianco del Dipartimento di giustizia). Gli Stati Uniti non abboccano:

“L’opinione che il solo coinvolgimento passato nella programmazione di attacchi sia sufficiente  a prendere di mira un individuo, anche quando non c’è nessuna prova di un attacco specifico e immediato, distorce i requisiti stabiliti in base alla legge internazionale per i diritti umani.”

Gli avvocati statunitensi delle udienze del Congresso hanno avuto la tendenza a sostenere che l’uccisione con i droni è legale se e soltanto se fa parte di una guerra. Il rapporto dell’ONU distingue anche tra due ipotetici standard di legge che dipendono dal fatto che una morte provocata da un drone sia separata da una guerra oppure ne faccia parte. E’ deludente che l’ONU creda che alcuni attacchi con i droni siano legali e altri no:

“Finora dato che l’espressione “signature strikes” *** si riferisca al prendere di mira qualcuno senza informazioni sufficienti per avere la necessaria deliberazione, sono  chiaramente illegali…..Se a un attacco con i droni ne fa seguito un altro per prendere di mira coloro che sono feriti e fuori combattimento o il personale medico, esso costituisce un crimine di guerra in conflitto armato e una violazione del diritto alla vita, sia in un conflitto o armato oppure no. Gli attacchi contro altre persone che si ha la conferma siano civili e che partecipano direttamente alle ostilità o che hanno una funzione costante come combattenti  all’epoca del attacco seguito al primo, potrebbero essere legale se vengono rispettate regole di legge umanitarie internazionali.”

Il complesso gergo incomprensibile   di molteplici standard legali per molteplici scenari, completi di calcoli di necessità e distinzione e proporzionalità e di danni collaterali, guasta questo rapporto, e ogni tentativo di ricavarne un’azione che si può applicare. Il rapporto, però, a titolo di prova, scopre  una piccola categoria di uccisioni illegali fate dai droni che include molti, se non tutti, gli omicidi fatti con i droni statunitensi – vale a dire quelli dove la vittima potrebbe essere stata catturata invece che uccisa.

“In recenti dibattiti ci si è chiesto se la legge umanitaria internazionale richieda che una parte in un conflitto armato in certe circostanze consideri la cattura di un obiettivo altrimenti legale (per esempio, un combattente nel  tradizionale senso del termine, o un civile che partecipi direttamente alle ostilità) piuttosto che prenderlo di mira con la forza. Nella sua  Guida Esplicativa, il Comitato Internazionale della Croce Rossa afferma che si  opporrebbe alle nozioni fondamentali dell’umanità l’azione di uccidere un avversario o di astenersi dal dargli/le una possibilità di arrendersi nel caso non ci sia alcuna necessità manifesta per l’uso della forza letale.”

Pateticamente, il rapporto trova che se un governo pretenderà che uccidere qualcuno all’estero è “autodifesa”, l’azione non deve essere riferita all’ONU,  rendendola perciò davvero molto migliore.

Un secondo rapporto dell’ONU (PDF)** va oltre, e cita risultanze che i droni impiegati dagli Stati Uniti hanno ucciso centinaia di civili, ma omette di richiedere l’accusa per questi crimini. Vale a dire che il primo rapporto citato all’inizio di questo articolo, che  non elenca specifici uccisioni di civili con i droni statunitensi, discute della necessità di un’accusa. Questo secondo rapporto, invece, chiede soltanto “una spiegazione pubblica dettagliata.”

Il fatto che un’insana frenesia omicida   sia controproducente, come è stato fatto notare a Obama da Malala, nel caso egli non avesse sentito tutti i suoi esperti al riguardo, non basta a mettere fine alla follia.  In sostanza, dobbiamo riconoscere l’illegalità di tutte le uccisioni e di tutte le guerre. Nel frattempo, prima del dibattito dell’ONU  del 25 ottobre riguardo a  questo,  possiamo aggiungere i nostri nomi al movimento sempre più grande per far mettere al bando i droni forniti di armi, andando sul sito: http://BanWeaponizedDrones.org

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