La repressione nei confronti dei gilet gialli si articola su piani diversi, che travalicano la violenza delle forze di polizia in piazza. Investono anche la narrazione che di questa viene fatta, e così le informazioni giungono filtrate, tagliate e ricucite secondo i pattern più convenienti.
Avevamo già scritto di un’informazione di corte addomesticata dal governo Macron, e i fatti dello scorso sabato, il 23esimo dall’inizio delle mobilitazioni, riconfermano quanto già scritto. È stato infatti rinviato a giudizio Gaspard Glanz, giornalista francese arrestato lo scorso 20 aprile. Durante gli scontri, nonostante indossasse il casco degli inviati stampa, è stato malmenato dalla polizia, che ha poi colto l'occasione di arrestarlo dopo che Glanz aveva risposto alle violenze con un dito medio. Una sequenza, questa, immediatamente ricostruita grazie alle immagini e ai video degli inviati sul luogo.
Glanz è stato rilasciato in attesa del processo ma gli è stato interdetto di essere e lavorare a Parigi il primo maggio e tutti i sabati, vale a dire in ogni occasione in cui ci saranno i gilet gialli.
Non è il primo processo cui viene sottoposto il giornalista, accusato da sempre di essere troppo vicino ai militanti e di occuparsi in particolare dei movimenti sociali. Tra i suoi reportage si contano infatti i servizi sulla resistenza nella ZAD, sulla rotta balcanica, sulla Nuit Debout e su molti altri movimenti. Nel 2018, peraltro, dopo lo scoppio dell’affaire Benalla, Gaspard Glanz aveva diffuso alcune immagini che mostravano l’ex responsabile della sicurezza dell’Eliseo vestire i panni di un poliziotto durante la manifestazione del primo maggio.
I primi problemi con la polizia risalgono a una manifestazione contro la loi travail, una rappresaglia dopo un servizio in cui Glanz aveva denunciato le infiltrazioni della polizia tra i giornalisti, subendo peraltro minacce di morte, mentre il secondo arresto avviene nel 2016 durante un reportage sulla giungla di Calais. In entrambi i casi, le accuse riferirono che Glanz si sarebbe trovato insieme a persone disposte a commettere azioni illegali. Per la sua presenza in quei luoghi, quindi, è stato definito un soggetto propenso a commettere atti violenti.
Un iter, questo, del tutto identico a quelli occorsi ad Amburgo durante le mobilitazioni contro il G20 e in linea con la direzione intrapresa nelle legislazioni in materia di ordine pubblico. Sul diritto di cronaca, sul riportare i fatti attraverso un'informazione indipendente, sul fare controinformazione si è quindi accanito il sistema giudiziario francese, che dall'inizio delle rivolte dei Gilets jaunes ha dimostrato tutta la forza del proprio apparato repressivo: sono 62 le segnalazioni di violenze da parte della polizia nei confronti dei giornalisti che da mesi seguono le lotte dei Gilet gialli. Una stima inevitabilmente a ribasso, che tuttavia fornisce di per sé un dato fortemente allarmante sulla volontà del governo e delle istituzioni francesi di manipolare/egemonizzare la narrativa e di ridurre al silenzio qualsiasi voce dissidente. Nel frattempo, infatti, Glanz è stato scarcerato in attesa di processo, ma si vede interdire l'accesso e la possibilità di lavorare a Parigi l'1 maggio e tutti i sabati a venire.