La Patagonia non è posto per Sardine

3 / 2 / 2020

El Maiten - A guardarle dall’altra parte del mondo, certe cose assumono colori diversi. Sino a svelare “tutti i colori dell’ingiustizia”, se vogliamo parafrasare - non a caso - un noto slogan pubblicitario lanciato dall’azienda Benetton. E ti vien da pensare se le Sardine, che si sono fatte immortalare a braccetto con Luciano Benetton e il suo accolito Oliviero Toscani, abbiano mai viaggiato da queste parti, nel cuore della Patagonia argentina, dove l’azienda di Treviso ha acquistato oltre 900 mila ettari di terra - vale a dire più di mezzo Veneto -, senza stare troppo a considerare le ragioni di chi, su questa stessa terra, ci viveva sin dall’once de Octubre. Dall’11 ottobre. Come dicono da queste parti per ricordare agli smemorati che, quando un certo Cristoforo Colombo vi sbarcò il 12 ottobre dell’anno del Signore 1492 per dichiararle proprietà della Regina di Castiglia, loro abitavano questi lidi perlomeno dal giorno prima! I “loro” in questione sono i mapuche, gli indigeni della Patagonia. Oppure, come preferiscono definirsi loro, el pueblo originario. Un popolo al quale  sembrava inconcepibile la sola idea che si potesse “vendere” o ”acquistare” Nuke Mapu - la terra madre che dona la vita a tutti i suoi figli - recintarla con filo spinato, inquinare i suoi fiumi, devastare l’ambiente con miniere, culture intensive di piante alloctone, e cacciare con la forza la gente che ci vive. Trasformare insomma, i beni comuni in beni privati, l’interesse di tutti in profitto per pochi, il diritto in merce, la vita in morte. 

Una idea assurda e folle, la vendita della terra, sino a che non si è concretizzata tra il 1991 e il 1997, quando, sulla spinta della crisi economica il presidente Carlos Menem, decise di attuare tutte le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale, lasciando campo libero alle finanziarie straniere, prima tra tutte l’italiana Benetton, che ne approfittavano per acquistare a prezzi di liquidazione, mezza Patagonia. Comperarono tanta di quella terra da farci Stati indipendenti. E, nei fatti, queste terre recitate, colonizzate, devastate e triturate per ricavarci tutti il ricavabile, degli Stati indipendenti per certi versi lo sono, considerando che molte aziende, e anche qui Benetton ha fatto scuola, si sono dotate di milizie private che usano tutti i mezzi a disposizione per scoraggiare la resistenza dei mapuche. 

Perché i mapuche resistono. Resistono perché sanno bene che senza la loro terra non potrebbero più essere mapuche. Resistono perché l’alternativa che gli viene data è quella di abbandonare gli immensi cieli della Patagonia per andare a vivere, e morire, di carità e di stenti in una qualche favella di una qualche metropoli d’Argentina. Una resistenza che el pueblo originario de Patagonia sta pagando a caro prezzo: tra assassinati o desaparecidos i mapuche hanno registrato più di 150 vittime negli ultimi dieci anni. Senza contare i feriti, gli incarcerati e casi che hanno scosso l’opinione pubblica del Paese. Come quel ragazzo di soli 26 anni, Santiago Maldonado, che dalla sua Buenos Aires era sceso nella provincia del Chubut, per sostenere la causa dei mapuche. Il primo agosto del 2017, è stato rapito e brutalmente assassinato da ignoti, dopo che la gendarmeria era entrata nel territorio recuperata in seguito ad una denuncia, successivamente rivelatasi infondata da parte dell’azienda Benetton.

«Viene da chiederci come facciano i leader delle Sardine, che si sono fatte fotografare mentre sorridevano a 36 denti in compagnia di Luciano Benetton, eleggendolo a simbolo di una imprenditoria illuminata, a non sapere tutto questo. O forse sanno e non gliene importa niente? Nel primo caso, possiamo raccontarglielo noi cosa accade in Patagonia. Li invitiamo a partecipare ad una delle nostre prossime carovane così potranno parlare di persona con i mapuche e constatare con i propri occhi quanto accade su queste terre. Se invece considerano sul serio l’azienda Benetton come un fulgido esempio di virtù imprenditoriale allora è chi considera questo movimento come una valida alternativa alla destra ed al sovranismo a dover fare qualche ripensamento». Il matrimonio combinato da Oliviero Toscani tra Sardine e Benetton, che qui chiamano “winka”, un concetto proprio della spiritualità mapuche traducibile con “il male assoluto”, non è andata proprio giù ad Alessandro Muraro. Alessandro, in questo momento, si trova proprio a El Maiten, cuore tanto della proprietà Benetton che della resistenza mapuche, per condurre una carovana promossa dall’associazione Ya Basta Êdî Bese che sta partecipando ad una serie di iniziative lanciate dal popolo mapuche. La carovana è composta da una ventina tra ragazze e ragazzi, alcuni dei quali in rappresentanza di Fridays For Future. Il momento focale delle iniziative sarà infatti un “Campamento climatico” lanciato dal Movimiento de Mujeres Indigenas por el buen vivir che replica in terra Argentina il Climate Camp organizzato dai No Navi e, per l’appunto, da Fridays for Future a Venezia, nei primi di settembre, che ha visto le attiviste e gli attivisti per la giustizia climatica occupare il Red Carpet della Mostra del Cinema. 

«Ogni qualvolta i panni sporchi della Benetton vengono mostrati in piazza, mi riferisco ad esempio allo scandalo delle autostrade, interviene Oliviero Toscani col compito di tirare lo sciacquone e ripulire l’immagine dell’azienda - commenta Alessandro Muraro -. Spiace che le sardine si siano prestate a questo gioco deludendo quanti, in buona fede, vedevano nel loro movimento uno strumento capace di ripulire la politica».

Terra sconfinata, la Patagonia. Terra di gelidi laghi, di sterminate vallate e di imponenti catene montuose. Sembra impossibile che qualcuno possa anche solo aver pensato di recintarla tutta con chilometri, chilometri e chilometri di filo spinato che non pensavi neppure ne potesse esistere tanto su tutto il pianeta. Eppure proprio questo ha fatto Benetton per impedire ad un popolo di pastori di vivere nella loro terra e portare gli animali all’abbeverata nelle sponde dei grandi fiumi. Anche l’acqua che bagna la Patagonia e che aveva sempre donato la vita a tutti i figli di Nuke Mapu oggi ha un padrone. 

Il mare, su questa terra infinita, è poco più di un concetto astratto. Le Sardine, che son pur sempre pesci di mare, non le conosce nessuno a El Maiten a parte gli attivisti italiani della carovana di Ya Basta Êdî Bese ai quali quell’immagine delle sardine sorridenti in compagnia di Benetton ha fatto venire il voltastomaco.