La protesta contro la legge sulla schiavitù e le lotte dei senza casa nell’Ungheria di Orbán

22 / 1 / 2019

Le proteste contro la “legge sulla schiavitù” in Ungheria dello scorso mese di dicembre hanno catturato l’attenzione dell’opinione pubblica europea: parte della società ungherese è scesa finalmente in piazza contro Orban. Ma se si guarda a quello che è avvenuto nel 2018 in alcuni paesi dei Balcani, si possono scorgere importanti mobilitazioni che attestano la presenza di settori sociali in fermento.

In Bosnia il 2018 è stato caratterizzato dalla protesta Pravda za Davida  - Giustizia per David: David Dragicevic, giovane di ventun'anni che abita nel nord del paese a Banja Luka, viene ritrovato senza vita nei pressi di un fiume. Secondo una prima indagine il giovane sarebbe caduto e affogato, ma sul suo corpo sono evidenti i segni di una colluttazione e ferite. Per i genitori ci sono pochi dubbi: è stato ucciso da qualcuno “potente”. E come i genitori la pensano anche le migliaia di persone scese in piazza in tutta la Bosnia. Ancora a Sarajevo, a fine dicembre, molte persone sono scese in piazza per chiedere verità sulla morte di David.

Si è diffusa la notizia nei circuiti dell’antagonismo di tutta Europa delle grandi proteste degli studenti delle università in Albania. Proteste contro il governo e con claims che indicano la voglia di cambiamento contro una politica ed un sistema di stampo neoliberista che attaccano i diritti sociali e l’università pubblica, vista solo come un business, sotto finanziata e con una tassazione troppo alta che nega il diritto allo studio. Tra la moltitudine di realtà e soggetti che sono attivi in questa mobilitazione c’è anche Arlind Qori, dell’organizzazione di sinistra “Organizata Politike”, intervistato anni fa sul Global Project in un’intervista in cui si parlava della situazione generale del suo paese, che si può leggere qui. Su una breve domanda postagli a proposito del significato della recente protesta studentesca in Albania, ha dichiarato: «È un movimento molto emancipatorio. Ha sconfitto la concezione neoliberale delle università, ha raggiunto una parziale riduzione delle tasse universitarie, ed è stato in grado di far emergere una coscienza pubblica sui diritti sociali ed economici». 

Per sapere invece le ragioni ed il senso della protesta in Ungheria, di seguito un’intervista a Misetics Balint, sociologo, attualmente studente in dottorato presso l’università ELTE di Budapest, attivista per i diritti sull’abitare e membro fondatore dell’organizzazione “La Città per Tutti”

Quali sono stati i motivi che hanno portato molte persone a protestare a dicembre in Ungheria contro la “legge sugli schiavi”?

Le proteste sono scaturite dall’opposizione sociale alla legislazione sugli straordinari, di solito denominata "legge sugli schiavi" in Ungheria, che è stata approvata dal parlamento il 12 dicembre. La legislazione ha aumentato il numero massimo di straordinari da 250 a 400 ore all'anno, dando ai datori di lavoro la possibilità di ritardare il pagamento degli straordinari fino a tre anni.

La stessa legge è molto impopolare, anche tra gli elettori di Fidesz, ma in molti si sono anche arrabbiati per come è stata approvata. La legge è stata introdotta come "proposta di legge di un singolo membro", senza alcuna consultazione con i sindacati o chiunque altro, ed è stata fatta passare in fretta, in un modo giuridicamente dubbio, in mezzo a scene tumultuose in parlamento. E’ stato già ben pubblicizzato come lo Speaker abbia arrogantemente tagliato gli interventi dei deputati dell'opposizione che hanno cercato di argomentare contro il disegno di legge, e un numero senza precedenti di persone ha seguito online le riprese dal vivo del tentativo dell'opposizione di ostacolare il suo passaggio.

La legislazione si inserisce nella politica sociale ed economica globale di Fidesz da quando è entrata in vigore nel 2010. Un nuovo Codice del lavoro è stato approvato già nel 2011, il che ha indebolito in modo significativo i diritti dei lavoratori, ma si potrebbe anche pensare all'estrema aliquota dell'imposta sulle società, la durata dell'indennità di disoccupazione (che attualmente è solo di tre mesi, la più breve dell'intera Unione europea), o la ristrutturazione del sistema educativo per soddisfare gli interessi a breve termine di influenti interessi capitalistici. Viktor Orbán è esplicitamente contrario all'idea e alle istituzioni dello stato sociale e abbraccia l'idea di una società lavorista, “work based” oppure “work – fare”.

L’analisi  di Agnes Gagyi e Tamas Gerocs individua la legislazione anche nel contesto della posizione strutturale dell'economia ungherese e della sua dipendenza dall'industria automobilistica tedesca , e vale la pena notare che il ministro degli affari esteri sembra aver ammesso in una conferenza stampa a Düsseldorf che sia stata approvata per soddisfare gli interessi industriali tedeschi. D'altra parte, alcune delle grandi catene di vendita al dettaglio, che potrebbero essere maggiormente colpite da qualsiasi boicottaggio (già avviato da uno dei partiti dell'opposizione) nei confronti di quelle società che si avvalgono della legislazione, come Ikea, Spar o Drogerie Markt, già hanno dichiarato pubblicamente che si asterranno dall'aumentare il lavoro straordinario per il nuovo livello consentito.

Mentre la ragione esplicita delle proteste è stata la "Legge sugli schiavi", molti hanno anche protestato contro il passaggio (lo stesso giorno) di un'altra legge che conferiva ai tribunali amministrativi di nuova costituzione, e direttamente dipendenti dal governo, l'autorità di governare in casi politicamente sensibili come ad esempio il voto elettorale, la libertà di riunione o le controversie in materia di appalti pubblici. E come di solito accade con tali proteste, hanno portato in piazza molte persone che non avevano bisogno di ulteriori motivazioni per essere contro il governo. Di conseguenza, la maggior parte degli slogan richiedeva l'abrogazione della "Legge sugli schiavi" o esprimeva un generale scontento nei confronti del regime e dei suoi governanti.

Ci sono delle differenze tra questa e le precedenti proteste registrate in Ungheria?

Quella che forse è la differenza più importante è che mentre la maggior parte delle precedenti ondate di proteste si concentravano su rimostranze legate alla democrazia o allo stato di diritto, l'attuale malcontento era stato innescato dalla legislazione sugli straordinari - una questione di lavoro per eccellenza. Ciò ha permesso ai sindacati di assumere un ruolo di primo piano nelle proteste e molto probabilmente ha anche permesso una mobilitazione più diversificata e inclusiva in termini di composizione di classe dei manifestanti.  Bisogna dire che anche le organizzazioni studentesche - che erano solite svolgere un ruolo cruciale in alcune delle precedenti proteste – hanno dato esplicitamente la loro solidarietà ai lavoratori.

E’ ormai chiaro che dietro la retorica nazionalista di Orban ci sono politiche anti sociali di stampo neo – liberista?

È abbastanza importante dire che la retorica del regime di Orbán non sia esattamente nazionalista, ma etnica: non ha nulla dello spirito egualitario o universalistico del nazionalismo ungherese “classico”, per esempio quello degli anni '40. E’ vero, tuttavia, che la xenofobia e il razzismo sono pilastri fondamentali del sostegno del governo. La retorica anti-rifugiati è in aumento in molti paesi europei, ma ciò che il regime di Orbán sta facendo su questo fronte è davvero estremo. Uno dei motivi per cui il governo potrebbe aumentare la propria campagna xenofoba a questo livello è l'immenso conglomerato dei media che esso riesce a controllare direttamente (come nel caso dei servizi mediamente "pubblici") o indirettamente (il numero crescente di media di cui sono proprietari gli oligarchi governativi).

La funzione di questo tormentone non dovrebbe sorprendere nessuno che abbia conoscenza dell'ascesa del fascismo in Europa - dopo tutto, c'è una ragione per cui i socialdemocratici chiamavano l'antisemitismo il "socialismo degli sciocchi" nel periodo tra le due guerre. Finché il governo riuscirà a convincere una minoranza sufficientemente numerosa dell'opinione pubblica ungherese che ciò che minaccia il loro benessere e il loro sostentamento non sono disuguaglianze sociali estreme, salari bassi, assistenza sanitaria e sistema scolastico fatiscenti, ma “invasori” musulmani stranieri e non bianchi, può consolidare la sua regola e continuare a perseguire le sue politiche dannose (e spesso impopolari).

Tu sei coinvolto nelle battaglie per I senza casa nel tuo paese: quali sono I maggiori problemi affrontati da parte dei senza casa?

Il fenomeno di massa dei senzatetto è emerso in Ungheria negli anni della transizione dal "socialismo" al capitalismo di libero mercato, con la deindustrializzazione e il corrispondente forte aumento della disoccupazione, il rapido calo del numero di posti letto negli ostelli dei lavoratori e così via. Da allora è emerso un sistema abbastanza elaborato di rifugi, centri diurni e lavori sociali di strada, ma quasi nulla è stato fatto per prevenire i senzatetto o per affrontare le cause strutturali del fenomeno in generale. Finché queste persone avranno un reddito molto inferiore rispetto al prezzo degli alloggi più economici nelle città, il problema dei senzatetto rimarrà un grave problema sociale.

Ciò che l'attuale governo ha aggiunto a questo è la criminalizzazione dei senzatetto di strada. L'attuale legislazione, entrata in vigore lo scorso ottobre, è addirittura sancita a livello costituzionale (per aggirare il controllo giurisdizionale), in modo abbastanza assurdo. Proibisce di "risiedere negli spazi pubblici" ovunque, in qualsiasi città ungherese, città o piccola località. I senzatetto possono essere immediatamente presi in custodia dalla polizia se rifiutano di obbedire all'ordine di lasciare i locali o di andare in un rifugio specifico. Tuttavia, l'inequivocità e la severità della legislazione è in contrasto con la sua applicazione e il suo reale effetto sui senzatetto di strada. Oltre alla diffusa opposizione pubblica, questa è probabilmente la conseguenza del fatto che la polizia non ha né la capacità né l'intenzione di far rispettare questa legge.

Ci parli della tua organizzazione?

A Város Mindenkié (AVM – “La Città è per Tutti) di cui sono membro fondatore, è l’organizzazione che ha maggiore risonanza sul tema del diritto alla casa. È lo sforzo congiunto dei soggetti direttamente colpiti dal problema abitativo o dalla povertà abitativa e dai loro alleati (attivisti con alloggi sicuri), che lavorano insieme per il diritto all'abitare, contro la discriminazione dei senzatetto e contro la loro criminalizzazione. Attualmente ci concentriamo principalmente sulla nostra campagna per fermare gli sfratti senza la fornitura di un alloggio alternativo minimamente adeguato.

Dalla sua fondazione nel 2009, alcune delle attività di AVM sono state "esternalizzate" per separare le organizzazioni. Il progetto legale del gruppo - che consiste in uno sportello legale settimanale in uno degli spazi pubblici affollati di Budapest e la fornitura di assistenza legale gratuita alle persone che vivono in condizioni abitative povere - è diventato un'organizzazione formale separata, “l'Associazione degli avvocati di strada” . Un'altra organizzazione formale affiliata di AVM è la “From Street to Housing Association”, nata da una lotta locale di AVM contro la demolizione di baracche auto-costruite nel 2012 e che rinnova unità immobiliari fatiscenti e le usa per fornire alloggi ai senzatetto .

Qual è la situazione dei senza casa e degli spazi occupati?

L'occupazione di unità abitative vuote da parte di famiglie senzatetto era abbastanza diffusa in passato, e mentre sta tornando come fenomeno, è stata molto più difficile per un po’ di tempo. Già nel 2000, il primo governo di Fidesz ha introdotto una legislazione che ha reso molto facile e veloce sfrattare gli squatter, e da allora, è anche illecito occupare un appartamento vuoto, un reato che è direttamente punibile con la prigione. Molte autorità locali penalizzano gli occupanti abusivi escludendoli anche dalla possibilità di presentare domanda per un'unità immobiliare pubblica.

Ci sono anche molte persone che vivono in baracche auto-costruite in quello che è essenzialmente un terreno pubblico accovacciato - ma sono anche minacciate ora dalla criminalizzazione dei senzatetto.

Per quanto riguarda le forme più politicizzate e pubbliche degli squat: AVM ha organizzato due di queste occupazioni alcuni anni fa, ma gli edifici non sono stati trattenuti a causa di una risposta autoritaria da parte delle istituzioni, quindi sono state solo azioni dirette simboliche per aumentare la consapevolezza del fatto che ci siano molti edifici vuoti (spesso statali o locali di proprietà), mentre ci sono migliaia di persone che vivono nelle strade. Nel senso di centri contro-culturali che operano in edifici occupati, non ci sono "squat" a Budapest o altrove in Ungheria - anche se sarebbe bello averne uno!