La Realidad, el mar de nuestros sueños

12 / 8 / 2015

Che sia la prima o la decima volta, entrare nei territori autonomi zapatisti é sempre un'emozione forte e difficilmente descrivibile.

La Realidad é la sede del Caracol 1 Madre del mar de nuestros sueños e ci si arriva dopo oltre cinque ore di cammino da San Cristobal, passando per Comitan e Las Margaritas.

Nonostante la strada sia stata asfaltata fino a Guadalupe Tepeyac, un'ora da La Realidad, non ha per niente perso il suo fascino entrare nella Selva Lacandona.

Sará per quel che rappresenta, sará per la bellezza folgorante di ciò che ci circonda, l'emozione e lo stupore sono grandi.

Siamo accolti all'interno del Caracol che la fiesta é giá cominciata: sotto un sole infuocato hombres, niños y mujeres giocano a basket, senza nessun segno di fatica.

É l'allegria, la prima cosa che riconosciamo. Una palla, dieci giocatori, un'orchestra e tutti sono felici. Basta davvero poco, qui non c'é alcol, né droghe, né facebook o altre modernitá a turbare l'anniversario della nascita dei Caracol.

Arriva la sera e comincia lo spettacolo culturale. A fare gli onori di casa la Junta de Buen Gobierno Hacia la Esperanza e i Comandanti Abram e Tacho, che dal palco da la bienvenida a los italianos de Ya Basta!.

Il programma culturale prevede balli, canzoni, poesie, esibizioni soprattutto dei gruppi di giovani.

"¡Bomba bomba bomba. Me gusta el poema me gusta la poesia, pero lo que me gusta más es chingar la borghesia!"

Recita cosí una bambina di forse tre anni in braccio a sua madre e quando saluta con "Gracias compañeras y compañeros" fa venire gli occhi lucidi.

Prima dei balli, la Junta e i Comandanti premiano con un camice bianco i promotori di salute, giunti alla fine del loro secondo ciclo di studi. É festa grande per loro, con orgoglio Tacho elenca i numerosi passi avanti fatti nel campo della salute dai quattro Municipi autonomi appartenenti al Caracol.

E infine i balli, che durano tutta la notte, sulle note di corridos che ricordano il Subcomandante Pedro o i 43 desaparecidos di Ayotzinapa.

Il giorno seguente si comincia prestissimo col torneo di basket, che va avanti fino al pomeriggio.

Appena cala il sole tornano sul palco i Comandanti Abram, David e Tacho e tutta la Junta.

A parlare per prima é la Junta. Deve rendere conto al suo pueblo di tutto ciò che ha fatto, e che ha seguito i sette principi del Buen Gobierno, riassumibili nel "comandare obbedendo".

Vengono elencate tutte le attivitá svolte nel corso dell'anno e poi viene regalato ai quattro municipi autonomi un computer portatile perché sia d'aiuto nel loro lavoro all'interno delle comunitá.

Ai nostri occhi cinici possono sembrare cose insignificanti, ma qui nel sudest messicano il computer é visto e vissuto ancora come un utile strumento di lavoro e per questo prezioso.

Prende poi la parola Tacho.

E il suo é un discorso che mette a nudo alcune delle criticitá del movimento. É un discorso rivolto ai e alle giovani, perché prendano coscienza di sé stessi, perché non si perdano nella droga o desiderando cellulari poderosi, perché non prendano queste scorciatoie che distruggono la societá e fanno perdere la dignitá, perché non abbiano paura a prendersi incarichi nell'organizzazione, perché siano essi a prendere le decisioni, perché questa é la cosa in assoluto piú importante di cui hanno bisogno gli zapatisti.

Gli fa eco il Comandante Abram, mettendo però l'accento sul ruolo delle donne nelle comunitá e nell'organizzazione stessa.

La richiesta che viene dal comando militare é dunque partecipazione e costruzione da parte di tutti dell'autonomia dal mal governo.

Finiti gli interventi tutto il Caracol si mette in file ordinate davanti al palco.

Solo i bambini giocano allegri mentre anche noi ci mettiamo rispettosamente in fila.

É il momento degli inni, prima quello messicano, poi quello zapatista che, come ogni volta emoziona.

Dopo il rompete le righe é sempre il Comandante Tacho ad accendere la piazza per i balli.

La musica va avanti fino all'alba e quando si spengono le casse sono giá pronti i mezzi per riportare nei loro villaggi di provenienza i partecipanti.

Li guardiamo andar via un po' tristi perché in fondo le feste zapatiste hanno un qualcosa di magico.

Dobbiamo aspettare il martedí mattina per parlare con la Junta de Buen Gobierno Hacia la Esperanza.

La rebeldia zapatista continua camminando domandando ma ha bisogno del sostegno di tutte e tutti, per questo nei prossimi mesi lavoreremo insieme alla Junta per sostenere le necessitá con un progetto di solidarietà.

Immagini da La Realidad