La Tunisia si sta prosciugando: la crisi idrica e alimentare si aggrava

29 / 9 / 2022

Questa estate, la crisi climatica ha costretto anche l’Italia a fare i conti con la siccità. Tuttavia, questo fenomeno già da tempo colpisce in modo più grave molti paesi del Sud Globale, un sintomo di come il degrado ambientale tenda ad amplificare le disuguaglianze sociali. Inoltre, la guerra in Ucraina ha esacerbato una tendenza al rincaro dei prodotti alimentari di base che sta colpendo duramente i paesi dipendenti dalle importazioni di grano russo e ucraino, in particolare nel Nord Africa e nell’Asia Occidentale. Come se non bastasse, la crisi economica sta spingendo la Tunisia alla negoziazione di un nuovo “salvataggio” da parte del Fondo Monetario Internazionale, il quale sta imponendo – dalla sua posizione di forza – condizionalità molto dure, destinate ad approfondire le disparità tra il Paese del Maghreb e il Nord Globale. Per approfondire su quanto sta accadendo, proponiamo questo articolo di Amira Karaoud  pubblicato originalmente da Nawaat.org. Traduzione di Francesco Cargnelutti.

Negli ultimi cinque anni, Abderrazzak Sibri non ha raccolto neanche un’oliva dai 357 olivi nel suo terreno a Sidi Mahmoud, una cittadina rurale nella provincia di Kairouan (Tunisia centrale). Sibri aveva pianificato di piantare altri olivi, ma la mancanza di piogge, molti anni di siccità e il declino delle acque di falda hanno inciso sulla produzione, cambiando i suoi piani. “Quello che mi preoccupa di più è che ho investito a lungo in questi alberi”, dice. “Proprio quando hanno finalmente raggiunto l’età in cui possono produrre regolarmente e abbondantemente, non c’è più acqua per continuare a farli crescere”.

Un tempo considerata una zona particolarmente fertile della Tunisia, con abbondanti coltivazioni di olive, arance, angurie e pomodori, Sidi Mahmoud si sta lentamente trasformando in un deserto. La scarsità d'acqua ha allontanato molti agricoltori dalla zona. La maggior parte ha perso tutto il proprio reddito. Molti hanno venduto le proprie attrezzature agricole per sfamare le famiglie, altri sono partiti per le città vicine o addirittura per l'estero alla ricerca di nuovi mezzi di sostentamento.

“Le nostre coltivazioni non producono più niente a causa della continua siccità nella regione, così ho dovuto rinunciare all’agricoltura. Ora guido un taxi. Mi sono trasferito con la mia famiglia nel centro di Kairouan”, racconta Chaker Sibri, un ex agricoltore di Sidi Mahmoud.

Come i confinanti paesi nordafricani, la Tunisia ha una lunga storia di gestione della scarsità d’acqua. “L’acquedotto romano e la rete di canali costruiti nel secondo secolo sono opere che testimoniano quanto antico sia il problema della siccità”, commenta il dott. Hassane Mouri, sociologo specializzato in ambiente e sviluppo. Ma l’impatto del cambiamento climatico e le politiche agricole del paese, che risalgono alla sua indipendenza, hanno aggravato il problema dell’acqua.

Dal 1956, la Tunisia ha prevalentemente usato tecniche di captazione delle acque superficiali, anche se le precipitazioni nel paese sono caratterizzate da elevata variazione inter-annuale e da una scarsa distribuzione spaziale. Nel 2020, le precipitazioni medie sono state, secondo il Ministero dell’Agricoltura, di 36 km3 (con livelli di precipitazioni che variano tra i 1.500 mm nelle regioni del nord e meno di 100 mm nel sud) e solo dai 2 ai 3 km3 sono stati raccolti. Le risorse idriche e lo sviluppo rimangono largamente dipendenti dalla pioggia. La Tunisia soffre anche di un disequilibrio regionale nella disponibilità di risorse idriche. Mentre le regioni del nord del paese beneficiano dell’80% delle risorse idriche di superficie, il sud ne detiene appena il 5%.

La disponibilità di risorse idriche rinnovabili oggi ammonta a 420 m3 all’anno per abitante, che è al di sotto della soglia di carenza idrica assoluta di 1000 m3 (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura, dati AQUASTAT 2018). Se nei prossimi anni non si verificheranno cambiamenti significativi, si prevede che le risorse idriche continueranno a diminuire e potrebbero scendere a 150 m3 entro il 2050.

Agricoltura e irrigazione: i più grandi consumatori di acqua

Come molti altri paesi mediorientali e africani, la Tunisia da decenni spinge gli agricoltori a specializzarsi in coltivazioni industriali da esportare. La maggior parte di queste colture – fragole, pomodori, meloni – hanno bisogno di molta acqua. Questa agricoltura specializzata ha rimpiazzato la produzione tradizionale che era dedicata all’alimentazione della popolazione locale.

Le risorse idriche di superficie in Tunisia sono afflitte da problemi sia di quantità che di qualità. A causa della siccità pluriennale e della generale variabilità delle precipitazioni nell’ultimo decennio, come anche del riscaldamento globale e della scarsa manutenzione di una infrastruttura che invecchia, la quantità e qualità dell’acqua utilizzabile che scorre nelle grandi dighe tunisine è solo la metà di quella che dovrebbe essere. Secondo l’Osservatorio dell’Agricoltura Nazionale (ONAGRI, 2015), la salinità di circa la metà dell’acqua del paese (53%) è maggiore di 1,5 grammi, mentre il 35% dell’acqua ha una salinità superiore ai 2 grammi. Dopo la rivoluzione tunisina, migliaia di pozzi sono stati scavati illegalmente, portando a un eccessivo sfruttamento delle falde e a un peggioramento della qualità dell'acqua disponibile.

“Dobbiamo andare sempre più in profondità per trovare l’acqua”, dice Chaker Sibri, l’agricoltore cinquantaquattrenne di Sidi Mahmoud. “Dobbiamo scavare fino a 300 metri per trovare l’acqua. Anche se ci mettiamo in tre o quattro, non possiamo permetterci il costo di scavare così in profondità”. Nel 2016, in Tunisia le perdite agricole causate dalla siccità sono state stimate in due miliardi di dinari (905 milioni di dollari), secondo l’Unione Tunisina dell’Agricoltura e della Pesca (UTAP).

Siccità e calore distruggono le coltivazioni, aumentano la povertà e peggiorano l’alimentazione

Introdurre cambiamenti nel settore agricolo tunisino è una questione di estrema sensibilità politica. Il fatto che il paese dipenda molto dai mercati internazionali significa che i prodotti agricoli di base sono esposti a estreme fluttuazioni dei prezzi. Un esempio lampante è il modo in cui la guerra in Ucraina ha colpito le importazioni di grano e lasciato la Tunisia in preda all’inflazione e a una carenza di prodotti alimentari di base.

Secondo il rapporto 2015-2020 dell’Istituto Nazionale di Statistica (INS), i prezzi di frutta e verdura sono aumentati durante questo periodo del 135%, diventando così ampiamente inaccessibili a gran parte della popolazione. Tali aumenti vertiginosi dei prezzi contribuiscono alle disparità in termini di sovranità alimentare e al deterioramento della salute a livello nazionale. Il numero di tunisini malnutriti e sottopeso è aumentato a partire dal 2014. Allo stesso tempo, anche l’obesità e lo spreco di cibo sono in aumento. Rappresentando in media quasi il 30% delle spese delle famiglie, l'alimentazione è la spesa maggiore per i tunisini, più costosa dell'abitazione, dell'elettricità e dell'acqua. Ciò significa che i prezzi del cibo influiscono molto sulle condizioni di vita generali e infatti il loro aumento provoca spesso proteste, il che a sua volta contribuisce a spiegare la forte sensibilità politica nei confronti dei cambiamenti nel settore agricolo.

I politici tunisini hanno tradizionalmente risposto a questa sensibilità sovvenzionando i prezzi al consumo per alcuni prodotti alimentari, mantenendo in questo modo piuttosto basso il costo di alcuni beni. Ma negli ultimi anni, il deficit di bilancio del governo ha reso sempre più difficile rispondere ai bisogni dei tunisini. La pandemia di COVID-19 e la conseguente crisi sanitaria hanno solo aggravato la situazione della fragile economia tunisina, che dalla rivoluzione del 2011 è alle prese con ostacoli strutturali legati all’instabilità politica. Il PIL del paese nel 2020 è sceso dell’8,6% rispetto all’anno precedente, il deficit di bilancio è salito al 10,2% del PIL, mentre il debito pubblico ha raggiunto l’89,74% del PIL nel 2020. I tassi di povertà più elevati si concentrano nelle aree rurali, soprattutto nel nordest e nel sudovest del paese (dove spesso superano il 33%). Anche la diminuzione del reddito degli agricoltori, unita alla scarsa produzione di colture, contribuisce alla malnutrizione, dal momento che un'ampia percentuale della popolazione vive di agricoltura (10% nel 2021).

Il 2,1% dei bambini tunisini sotto i cinque anni sono affetti da sindrome da deperimento, rispetto a una media del 6% in tutta l’Africa. Latifa Beltaif, nutrizionista residente a Tunisi, sottolinea la mancanza di nutrienti essenziali, quelli che definisce “proteine nobili”, nella dieta della maggior parte dei tunisini.

Chaker Sibri, il piccolo agricoltore di Sidi Mahmoud, racconta che “un paio di giorni fa, mio figlio mi ha chiesto dell’ultima volta in cui ho portato pesce a casa. La cosa triste è che sono stato al mercato, continuando però a girare senza poter acquistare alcun pesce perché i prezzi sono assolutamente superiori a quelli che posso permettermi”.

Il rapporto del Programma Alimentare Mondiale 2022 conferma che la Tunisia sta affrontando problemi di nutrizione che si sovrappongono, inclusa la mancanza di vitamine e minerali. È stato stimato che il 28% dei bambini sotto i cinque anni e delle madri che allattano siano carenti di ferro. La dottoressa Beltaif nota che “la maggior parte di questi problemi possono essere risolti attraverso una guida ai modelli di consumo e una spinta verso un'alimentazione diversificata e di qualità”.

Interventi ecosostenibili

Centinaia di tunisini hanno perso i loro mezzi di sussistenza a causa delle conseguenze del cambiamento climatico e dei problemi ambientali. Ma l’attività umana ha avuto anche un impatto economico. La necessità di soddisfare la crescente domanda di acqua tenendo conto dello squilibrio spazio-temporale della quantità e qualità dell'acqua rende la scarsità idrica uno dei problemi più urgenti del Paese. La soluzione, tuttavia, non si limita ad affrontare la scarsità d'acqua; ci sono infatti anche le questioni della governance e della speculazione sui prezzi dei prodotti alimentari. Habib Ayeb, geografo sociale ed esperto di acqua, osserva che "consideriamo le questioni della nutrizione, della scarsità d'acqua e dell'agricoltura in generale come questioni strategiche, che non dovrebbero essere considerate fonti di investimento o di speculazione finanziaria".

È fondamentale che la Tunisia rivaluti le proprie risorse idriche in generale, che combatta gli sprechi e che lotti contro la cattiva gestione dei prezzi dell'acqua destinata all'uso potabile, ai sistemi d’irrigazione e all'uso urbano. Con l'intensificarsi della scarsità d'acqua, la mappa agricola del Paese deve cambiare. La maggior parte degli esperti consultati nell'ambito di questo rapporto (Hassan Mouri, Habib Ayeb, Raoudha Gafraj) concorda sulla necessità di limitare le coltivazioni in base al loro consumo di acqua. "Esportando meloni, pomodori e altri ortaggi e frutti ad alto consumo idrico", ci dice Mouri, "la Tunisia esporta acqua anche se non è in grado di soddisfare il proprio fabbisogno idrico".