La Turchia ci gasa. Caccia al giornalista, al fotografo

Nella notte, comunque, gli oppositori si sono fatti sentire con ‘caceroladas’, con tentativi di manifestare sfociati presto in scontri, non solo ad Istanbul ma in varie città turche.

17 / 6 / 2013

«Noi siamo gasati dalle rivolte contro il regno di Mordor ma questi ci gasano sul serio!».

Ieri le forze dell’ordine costituito turco hanno gasato mezza Istanbul: ve ne abbiamo dato conto attraverso le corrispondenze dei nostri collaboratori presenti nella metropoli: “il fumare come i turchi, va rimodulato in gasare o picchiare come i turchi; adesso capiamo perché tutti hanno la tosse, perché sputacchiano per terra, tutto ‘sto gas da una tremenda irritazione”.

Questo il tono delle telefonate che ci sono arrivate nel pomeriggio di ieri, quando “la Istanbul al di qua del Corno d’oro era sotto una coltre fumogena che sembrava nebbia autunnale della pianura padana, solo meno fredda ma più acre, pungente, convulsiva. Pensavamo di essere quasi nel nostro ambiente ma le strade e i viali deserti ci segnalavano i gas: il pizzicore che arrivava subito dopo; il risultato voluto è stato ottenuto: gli assembramenti erano possibili solo dopo una folata di vento ed erano subito dispersi dai rastrellamenti della polizia presente ovunque.”

Nella notte, comunque, gli oppositori si sono fatti sentire con "caceroladas", con tentativi di manifestare sfociati presto in scontri, non solo ad Istanbul ma in varie città turche. Vengono segnalati  cinquecento i fermi. I due grandi sindacati Disk e Kesk, inoltre, hanno indetto per oggi una giornata di scioperi contro il governo. Il ministro degli Interni turco Muammer Guler ha dichiarato «illegale» lo sciopero e ha avvertito che le forze dell'ordine «non lo consentiranno». Secondo Guler «c'è la volontà di far scendere la gente in piazza con azioni illegali come uno sciopero e un'astensione dal lavoro». Allo sciopero hanno aderito i sindacati dei medici (Ttb), dei dentisti (Tdhb) e degli architetti.

Già ieri ma questa mattina si è concretizzata una caccia al giornalista e al fotografo straniero da parte di tutte le forze dell'ordine. Forse sono a caccia di chi ha saputo documentare l’uso degli urticanti negli idranti degli autoblindo, da molti denunciato ma che nessuno, fino ad ieri, era riuscito a documentare inequivocabilmente. Le foto pubblicate da Global Project hanno fatto il giro del mondo in poche ore, schiacciando la Turchia difronte alle sue responsabili violazioni nella gestione delle manifestazioni di piazza di questa lunga rivolta per la difesa dell’ambiente, delle libertà democratiche, contro il dispotismo di Erdogan. Gas ed urticanti che hanno provocato la cecità di 11 manifestanti, a cui si aggiungono 50 feriti dichiarati gravi, ai 4 morti, alle migliaia di feriti in questi 17 giorni di manifestazioni, scontri ed incidenti.

Oggi hanno arrestato Daniele Stefanini, giornalista freelance italiano, ma circolano voci di una decina di fermi tra inviati, reporter, fotografi: la circolazione delle informazioni è stata, sempre, nel mirino del Governo turco, basti ricordare le invettive da guerra santa di Erdogan nei confronti di Twitter e dei social network in generale, l’oscuramento delle reti di telefonia mobile nelle fasi più acute degli scontri a Istanbul ed Ankara, la censura televisiva generalizzata a cui si è sottratta solo la rete privata ‘del Pinguino’ [dal logo di identificazione dell’emittente] e per questo multata. 

La macchina repressiva di Erdogan conta solo sulla pesantezza del tallone di ferro della sua Guardia pretoriana, i movimenti turchi ed europei sulla leggerezza dell’essere macchine desideranti