Le organizzazioni femministe cilene contro le aggressioni in cui sono state accoltellate tre manifestanti

5 / 8 / 2018

Il movimento femminista cileno continua a dare dimostrazioni di forza, dalle occupazioni delle università e delle scuole superiori (1) alle manifestazioni per il diritto all’aborto, sulla scia dei successi del movimento argentino (2). Il 25 luglio, al termine di un corteo per il diritto dell’aborto a Santiago, tre manifestanti sono state ferite con coltelli nel corso di un attacco evidentemente premeditato. In questo comunicato (3), le organizzazioni che costituiscono il movimento puntano il dito contro i gruppi di estrema destra, condannando le aggressioni in particolare e il fascismo in tutte le sue forme in generale. Tra le realtà che aderiscono all’appello anche l'Associazione Ya Basta! Êdî Bese!. Per aderire, è possibile contattare la Coordinadora Feministas en Lucha (4) e la Coordinadora Feminista 8M (5).

La giornata di mobilitazione del 25 luglio ha dimostrato che le rivendicazioni femministe e per i diritti delle donne in Cile hanno un’enorme capacità di massificazione. Con manifestazioni in più di 18 città del paese, la sesta marcia per l’aborto libero, legale, sicuro e gratuito ha dato prova di un appoggio senza precedenti, che è il risultato di un lungo processo storico.

Nel contesto di questa spinta in avanti, è incontrovertibile il fatto che piccoli gruppi, tramite azioni premeditate e codarde, abbiano fatto mostra della propria impotenza usando la violenza e attaccando il movimento femminista che manifestava nelle strade. Questi gruppi fascisti, fondamentalisti e di estrema destra hanno sollevato la testa ultimamente con il beneplacito e il silenzio complice di ampi settori, politici come mediatici, che hanno dato spazio e legittimità ai loro discorsi di odio. I fatti in questione non sono dissociati dall’effetto delle politiche passate e presenti di coloro che hanno governato e controllato il paese appoggiandosi sulle fondamenta della dittatura.

È in questo contesto che hanno avuto luogo le aggressioni di mercoledì 25 luglio. Attacchi di questo tipo si erano già verificati in molteplici occasioni contro migranti, contro forme di dissenso sessuale e contro tutti i gruppi organizzati al fine di trasformare le vite precarie che viviamo in questo paese. Perciò oggi è necessario affrontare tali fatti in modo articolato e unitario.

Rifiutiamo senza ambiguità i tentativi di classificare questi atti come terroristi e di utilizzare l’attacco che ha colpito il movimento per rafforzare strumenti repressivi quali la Legge Antiterrorista (6). Come femministe, sappiamo bene che tali dispositivi non sono stati creati per proteggerci dalle aggressioni, ma per reprimere il popolo mapuche e disarticolare i movimenti sociali.

Come movimento femminista, non ci presteremo a questo tipo di strumentalizzazioni, a maggior ragione considerando che la condotta dei carabinieri e delle autorità politiche del paese sono state altamente carenti. Alla passività dei carabinieri al momento delle aggressioni violente contro le manifestanti, hanno fatto seguito le dichiarazioni da parte di rappresentanti del governo che hanno rivelato le identità delle donne aggredite; questo contro la loro volontà, contribuendo alla loro esposizione mediatica, rivittimizzandole e rendendole vulnerabili a possibili rappresaglie. Tali sviluppi sono un ulteriore promemoria del fatto che il governo e i suoi emissari non sono e non sono mai stati dalla nostra parte.

Venerdì scorso ci siamo recate al tribunale di Santiago per esporre una denuncia, per chiedere che il pubblico ministero realizzi tutte le indagini necessarie in merito ai crimini commessi nel giorno della marcia e per denunciare le responsabilità politiche dello stato. Tuttavia, vogliamo sottolineare il fatto che la giornata del 25 luglio è stata di portata storica, cosa che le aggressioni non devono mettere in secondo piano. È stata la nostra forza di massa a costituire il contesto nel quale hanno avuto luogo le aggressioni, e questa forza deve continuare ad avanzare, senza un passo indietro.

Per questo facciamo appello a tutte coloro che hanno partecipato alle manifestazioni: continuiamo e rilanciamo le mobilitazioni, per dire con determinazione che il femminismo è qui per restare, che abbiamo spostato i limiti del possibile e che dobbiamo continuare ad avanzare nella conquista e nella costruzione di una vita degna e libera in Cile per tutte e tutti.

Convochiamo manifestazioni di massa in tutto il paese per l’8 agosto, giorno della votazione del progetto di legge sull’aborto legale nel senato argentino. A Santiago, il concentramento sarà di fronte all’ex ambasciata. Si tratterà di una dimostrazione di solidarietà internazionale alle compagne argentine e di un gesto di affermazione della nostra lotta e della mobilitazione per l’aborto libero, legale, sicuro e gratuito nel nostro territorio.

Continueremo a lottare contro il fascismo in tutte le sue forme, affinché tutto il territorio diventi femminista!

La lista delle firme è in aggiornamento, è possibile consultarla sulle pagine Facebook delle Coordinadoras linkate in basso.

(1) http://www.globalproject.info/it/mondi/occupazioni-universitarie-in-cile-e-sfide-del-femminismo-intersezionale/21482 

(2) http://www.globalproject.info/it/mondi/svolta-in-argentina-la-camera-depenalizza-laborto/21510 

(3) Versione originale: https://www.facebook.com/coodinadorafeministasenlucha/posts/2419026804781907 

(4) https://www.facebook.com/coodinadorafeministasenlucha

(5) https://www.facebook.com/coordinadorafeminista8M

(6) La Ley Antiterrorista del 1984 risale agli anni della dittatura di Pinochet ed è soprattutto usata contro il movimento mapuche, http://www.elmostrador.cl/noticias/opinion/columnas/2018/04/21/ley-antiterrorista-criminalizacion-del-pueblo-mapuche/