Le truppe russe di stanza in Crimea mettono sotto tutela le regioni orientali ucraine

Crimea, si concretizza l'invasione annunciata, assenso del Parlamento russo alle scelte di Putin

di Bz
2 / 3 / 2014

Le notizie che ci giungono dalla Crimea si accavallano. Quello che è certo è che si tratta di un’occupazione militare strisciante, senza le colonne di carri armati e blindati verso le principali città della penisola ma con la penetrazione di truppe scelte che si vanno ad appostare a ridosso dei punti nevralgici del potere politico e militare, con  Putin che nega l’evidenza dell’occupazione in corso e i neo leader ucraini che gridano l’allarme per l’invasione.

Ci sono stati anche dei momenti di frizione tra gruppi armati dell’esercito ucraino e gruppi filo russi dei comitati di difesa popolare attorno a siti simbolici, quali il Parlamento regionale e il Municipio che, al momento si sono risolti senza causare lo strascico di morti che lo scontro incombente fa intravvedere.

Le truppe russe di cui si parla sono quelle di stanza nelle basi militari della Crimea, che usciti dai siti dove sono stanziate si sono dirette a presidiare i punti nevralgici della penisola, ma non solo: analoghe manovre sono state effettuate nelle altre provincie orientali, a Kharkiv e Donetsk, che sono in mano alle truppe russe o miliziani filo russi.

Nel frattempo rimbalzano le notizie relative agli abboccamenti tra diplomazie, col telefono rosso che tiene in contatto Obama e Putin, che si affannano nel gioco delle parti nel cercare di trarre il massimo profitto, dal loro punto di vista, dalla situazione che si è ingenerata in Ucraina, con la Nato che si frega le mani e la Russia che nervosamente arranca.

Ieri la notizia ricorrente è stata quella di un possibile prossimo referendum popolare per definire quale sorte debba subire la Crimea: una larga autonomia sempre dentro la sfera ucraina o uno status da repubblica autonoma che decide – formalmente - le proprie sorti, anche se sono, con tutta evidenza, in strettissima relazione con quelle della Russia.

Insomma la Russia con tutta evidenza sta giocando tutte le sue armi di pressione diretta ed indiretta per non lasciarsi sfuggire il controllo politico e militare su dei territori che considera strategici per il ruolo di potenza internazionale e d’area che intente mantenere, anzi, rafforzare nella fase che si sta sviluppando.

Di contro i piani di penetrazione ad est della NATO, al seguito dell’espansione economica occidentale, hanno subito una accelerazione non richiesta da quanto ha fatto seguito alla rivolta di piazza Maidan: il tempo di una transizione morbida, concordata tra blocchi di interesse e di potere politico militare, non sono stati rispettati dai manifestanti che hanno impresso la svolta, richiedendo qui ed ora il cambio nella gestione della cosa pubblica, creando una situazione che ha spiazzato tanto l’Europa e la Nato che la stessa Russia.

Quello che sembra profilarsi è una balcanizzazione dell'Ucraina con lo smembramento dei suoi territori lungo le direttrici della composizione etnico linguistiche e culturali della sua popolazione; come si darà questo processo è l'argomento del braccio di ferro, del gioco d'anticipo posto in essere da Putin con la mobiltazione delle truppe di stanza in Crimea e con la mobiltazione dell'esercito ai confini, con il voto di assenso ottenuto all'unanimità alla Camera Alta russa [Senato Federale].

La stessa grande azienda di fornitura energetica Gazprom rende noto che il debito ucraino ammonta al oltre 1 miliardo e mezzo di dollari e che stante la situazione le prossime aperture di credito russe sono tutte in predicato e lo fa oggi con grande enfasi per sottolineare all'Europa che razza di buco economico, che debito si debba adoperare a colmare.

Uscire da questa impasse, così come già abiamo scritto, senza che nessuno si faccia del male è un impresa ardua al limite dell’impossibile.