L’effetto “derrota”

Non è solo un problema calcistico, in discussione è l’intero Brasile, il suo sistema, il suo sviluppo. Dilma Ruosseff sceglie la Cnn per la prima intervista post-trauma: «Un incubo».

11 / 7 / 2014

Solo El Sal­va­dor nel mun­dial 1982 ha fatto peg­gio del Bra­sile. Quell’1 a 10 inflit­to­gli dagli unghe­resi ha fatto sto­ria. Nes­suno nell’era del cal­cio in cui non esi­stono più le squa­dre mate­rasso si poteva aspet­tare il risul­tato dell’altra sera al Minei­rão. Ma quello degli anni ottanta era una altro cal­cio e per que­sto così tanti goal di scarto non vanno giù ai brasiliani.

Non è solo un pro­blema cal­ci­stico, come si potrà imma­gi­nare. In discus­sione è l’intero Bra­sile, il suo sistema, il suo svi­luppo. Ieri il Finan­cial Times affer­mava che con que­sto stop si ferma anche la cre­scita del Paese. Che sia vero o no sono comun­que comin­ciati a volare gli stracci e qui si sta par­ti­co­lar­mente attenti ai giu­dizi che arri­vano dagli Usa, figu­ria­moci se sono di tipo economico.

Non è un caso, forse, che Dilma Rous­seff abbia scelto pro­prio la più impor­tante emit­tente ame­ri­cana per mani­fe­stare le sue sen­sa­zioni. Nell’intervista alla Cnn, la prima con­cessa dopo la disfatta della seleção con­tro la Ger­ma­nia, la pre­si­dente ha voluto evi­den­ziare come il Paese ha rea­gito alla scon­fitta. In modo deci­sa­mente maturo. Nes­sun atto di iste­ri­smo, zero inci­denti. Su que­sto non si può darle torto. Dispiace che invece, soprat­tutto in Ita­lia, sia pas­sata la noti­zia di taf­fe­ru­gli nel dopo par­tita. Qual­cuno, col­le­ghi illu­stri, ha addi­rit­tura par­lato di inci­denti a Copa­ca­bana quando invece il lungo mare era pra­ti­ca­mente deserto.

Rous­seff ha affer­mato che nep­pure nel peg­giore dei suoi incubi avrebbe mai imma­gi­nato un risul­tato del genere in semi­fi­nale, però è certa che «il Bra­sile sarà in grado di supe­rare que­sta situa­zione deci­sa­mente dolo­rosa». Chi pen­sava che la pre­si­dente diser­tasse la finale tra Argen­tina e Ger­ma­nia per evi­tare ancora una volta i fischi, si dovrà ricre­dere. «Andrà dome­nica al Mara­canà e con­se­gnerà la Coppa al vin­ci­tore», hanno con­fer­mato da Palazzo del Pla­nalto, ma per il momento non è pre­vi­sto che pro­nunci un discorso durante l’evento.

I suoi nemici poli­tici sono in imba­razzo per­ché sanno che appro­fit­tare della scon­fitta della seleção è un’arma a dop­pio taglio e può risul­tare impo­po­lare. C’è cau­tela attorno all’argomento. Molta. Que­sto è il momento deci­sivo della cam­pa­gna elet­to­rale. Da qui a fine ago­sto si gioca la par­tita vera e pro­pria che por­terà appunto alle ele­zioni. I due più impor­tanti quo­ti­diani del Paese se la gio­cano ospi­tando parei oppo­sti. Il gior­nale O globo dà voce agli ana­li­sti che sosten­gono che la sto­rica der­rota cal­ci­stica non influen­zerà il voto del 5 otto­bre pros­simo e quindi Dilma sarà ricon­fer­mata: «Il governo è stato un mese in stato di gra­zia e que­sto ha gene­rato un clima di otti­mi­smo», è l’analisi del poli­to­logo Fer­nando Farias de Aze­vedo dell’Universidad Fede­ral de San Car­los, «L’elettore è più maturo, non mescola i canali. Da un lato ci sono le ele­zioni, dall’altro lo sport», con­clude il ragio­na­mento pro-Rousseff. Sce­glie tutt’altra inter­pre­ta­zione La Folha de S. Paulo che cita ana­li­sti eco­no­mici per ridurre dra­sti­ca­mente le chance di rie­le­zione della presidente.

I movi­menti dal canto loro hanno dato appun­ta­mento per dome­nica in diverse città del Paese. Cabral, il super pre­fetto di Rio, ha poten­ziato la sicu­rezza e per strada ci sarà ancora più poli­zia di quanta già non ce ne sia.
Ieri sera per la sfida Olanda-Argentina erano in migliaia al Fan Fest di Leme per assi­stere al match su maxi-schermo. Per lo più argen­tini, tanto calore ma nes­sun pro­blema. Nep­pure quando è esplosa la festa dopo l’ultimo rigore di Maxi Rodri­guez. Una grande gioia ma nulla di più, con­ti­nuata fino a notte. Rio è invasa di sup­por­ter argen­tini. La mag­gior parte dorme in mac­china, pro­prio in Ave­nida Atlan­tica, il lungo mare più famoso del mondo. Quello di Copacabana.

Per quanto riguarda la Con­fe­de­ração Bra­si­leira de Fute­bol, la fede­ra­zione bra­si­liana di cal­cio, il pre­si­dente Jose Maria Marin si è ben guar­dato dal dire qual­siasi cosa, ma la stampa sta facendo uscire i numeri riguar­danti i premi. Quelli alle fede­ra­zioni da parte della Fifa e quelli desti­nati ai gio­ca­tori. In palio nella fina­lina di doma­ni­non c’è solo il terzo posto ma anche un asse­gno di 22 milioni di dol­lari. E visto che un pezzo della torta andrà pro­prio a gio­ca­tori e tec­nici, le iro­nie si spre­cano. La pre­oc­cu­pa­zione a que­sto punto da parte dei diri­genti cal­ci­stici è per il dopo Coppa del Mondo. Sal­te­ranno teste si diceva. Marin è uno degli indi­ziati numero uno, ma come ci inse­gna la car­riera di que­sto tipo di per­so­naggi, quando tutto sem­bra per­duto tro­vano sem­pre quel colpo di coda che gli per­mette di sopravvivere.

Il Bra­sile è ancora sotto shock e con­ti­nua a vivere nel limbo. Il fine set­ti­mana sarà impor­tante per capire cosa suc­ce­derà in futuro. La par­tita di sabato, le mani­fe­sta­zioni di dome­nica e la finale. Tutto in un week end.