Maduro alla prova del fuoco

Proteste, scontri, morti, disagio sociale attraversano il paese

25 / 2 / 2014

Continuano da giorni le proteste antigovernative in Venezuela, accompagnate anche da gravi incidenti e sparatorie. I morti sono saliti a dieci: l’ultimo, un oppositore sparato da un sostenitore governativo, e tra questi, anche Miss Turismo, Genesis Carmona: la giovane era rimasta ferita durante una manifestazione anti governativa da un proiettile che l'ha colpita alla testa, ma non ce l'ha fatta, è la seconda Miss che in queste settimane è vittima degli incidenti di piazza. E le Miss fanno notizia e fanno girare viralmente le allarmanti notizie che giungono dal Venezuela.

I tumulti scoppiati in varie città del Venezuela, a partire dal giorno della festa della gioventù, e diventati una rivolta nella zona est della capitale Caracas, col leader della destra Lopez già inseguito da un mandato di cattura e ora consegnatosi in carcere, con la cacciata dei funzionari dell’Ambasciata USA, accusati di soffiare sul fuoco, hanno le loro radici nella complessa fase che il Paese sta attraversando.

Sicuramente vi è in corso una crisi socio-economica pesante accompagnata da una irrazionale gestione delle risorse del Paese, da una ingerenza degli USA, dove tutti i venezuelani benestanti e ricchi hanno, da sempre, trasferito i loro capitali. Va sottolineato che Maduro non ha il carisma e il percorso politico e personale che Chavez si era costruito, che gli enormi proventi dl petrolio spesso si perdono nei mille rivoli delle clientele locali, che le importazioni, soprattutto dalla Cina, hanno strangolato i profitti degli imprenditori locali, che la criminalità spicciola ed organizzata è un problema connesso alle situazioni di povertà metropolitana e al narco traffico.

Presentiamo qui di seguito un articolo, tratto da znetitaly, di Fernando Lopez Torrealba, alto magistrato del Tribunale Supremo, un mix corrispondente alla nostra Corte Costituzionale e  Cassazione, che ha svolto anche compiti di gestione nella mediazione del conflitto sociale durante l’ultimo decennio.

di Fernando Vegas

Come tutti dovrebbero capire, non siamo una società socialista. Siamo una società capitalista. Tuttavia stiamo cercando di muoverci in direzione di una società moderna, democratica, umanista e socialista. Ciò significa che dobbiamo lottare per arrivarci con mezzi politici pacifici in un contesto tuttora molto marcato dalle politiche del Dipartimento di Stato e dei suoi alleati (la UE, ecc.), da imprese transnazionali e da media dominanti e partiti politici di destra che condividono le nostre istituzioni democratiche, come l’Assemblea Nazionale.

Dal consensus di Washington, alla fine degli anni ottanta e inizio degli anni novanta, la nostra economia è stata spogliata della produzione nazionale, con qualche eccezione (ad esempio, la Polar Corp.) e i tentativi che abbiamo fatto di recuperarne una parte sono stati in gran parte infruttuosi perché la combinazione di cospirazioni politiche e corruzione si è dimostrata molto efficiente nell’ostacolare le nostre intenzioni.

Le migliaia di milioni di dollari forniti a “imprenditori” nazionali e stranieri a un tasso di cambio preferenziale sostenuto dallo stato, sono serviti solo a manufatti sovrafatturati che hanno consentito agli importatori di tenere milioni accumulati nei loro conti bancari negli Stati Uniti e altrove. Naturalmente tutto questo si è disgraziatamente verificato in conseguenza dell’incapacità e/o della complicità di fattori interni allo stesso governo.

Le cose sono andate in modo diverso per quanto riguarda la spesa sociale che, anche se non possiamo affermare sia scevra da corruzione, è stata verificata di più e controllata meglio, e grazie a ciò abbiamo ampliato i servizi sociali nei campi dell’accesso alla nutrizione (cibo), alla salute, all’istruzione, agli alloggi ed è stata riservata speciale attenzione all’infanzia abbandonata, alle famiglia e alla parità di genere. La maggior parte degli investimenti del bilancio nazionale va al settore sociale.

Infine, l’attuale governo del presidente Maduro, ha deciso di creare correttivi all’economia per mettere da parte i fattori parassitari che si mangiano i dollari portati in Venezuela dalla nostra industria petrolifera e, in parallelo, sta adottando misure per controllare l’inflazione che è stata spinta nel quarto trimestre del 2013 con un’ondata di speculazioni e di contrabbando di dimensioni mai viste prima nella nostra storia. In questo scenario i prezzi non saranno più “controllati” dal mercato. Oggi ci sono autorità e regole che sperabilmente consentiranno allo stato di controllare i prezzi al fine di verificare i costi e mantenere i margini di profitto sotto il 30%, che è comunque un livello molto alto. Fornire i dettagli su come funziona questo nuovo sistema va oltre i fini di questa spiegazione che intende essere concisa, ma permettetemi di dirvi che se funzionerà abbastanza bene, non prevedo difficoltà nel controllare il problema dell’inflazione, oltre a fare gli investimenti giusti con associati sinceri, ad esempio con l’industria straniera dell’automobile e con imprese agroindustriali nazionali e imprenditori privati. Disponiamo del capitale necessario a questo fine perché ogni anno perviene al tesoro della repubblica un flusso di più centomila milioni di dollari. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è buona fede e restrizioni legali contro quelli che non rimangono in linea.

Quanto alla situazione politica: è un fatto che la Rivoluzione Bolivarista è stata sotto costante attacco da parte del governo degli Stati Uniti, dei suoi associati nella UE e nei partiti tradizionali locali. Il colpo di stato dell’aprile del 2002, il blocco del petrolio, la violenta campagna di piazza del 2003, la cattura di 100 paramilitari introdotti dalla Colombia per attaccare il palazzo presidenziale e assassinare il presidente Chavez e oggi, la cospirazione economica che contrabbanda il 30% del nostro cibo in Colombia e nel nord del Brasile, causando speculazione e ammasso di beni di consumo. E recentemente una nuova cospirazione: chiudere le strade e bloccare la circolazione dei veicoli e danneggiare proprietà pubbliche e private.

Le elezioni di dicembre hanno chiaramente riconosciuto una considerevole maggioranza al governo, quando le aspettative dell’opposizioni e di fattori esterni eran l’opposto, e inoltre la chiamata del presidente Maduro ai partiti di destra ad aderire alla lotta alla criminalità e a promuovere la produzione interna di beni e servizi offrendo un corretto sostegno del tesoro dello stato, ha portato a una divisione interna nell’opposizione. Questi fatti nuovo hanno indotto l’opposizione a comprendere che le sue prospettive di prendere il potere stanno svanendo molto rapidamente, così essa ha deciso di mettere in atto piani cospirativi che già aveva in archivio, qualcosa che andava preparando da un certo tempo ma che non aveva avuto l’opportunità di attuare.  

Ha, cioè, deciso di scendere in piazza, con circa 2.000 persone (studenti generalmente di famiglie ricche, giovani a volte dei barrios, pagati o no, e quadri dei suoi partiti) in tutte le città. Mi sto riferendo qui alle riunioni per scatenare disordini spesso con atti violenti, con l’idea di danneggiare proprietà pubbliche e di causare morti e feriti tra gli chavisti e anche tra i suoi stessi sostenitori, il tutto per generare caso nel traffico di veicoli e pedoni, ma non mirato a indurre un colpo di stato dell’esercito perché sa che l’esercito è leale alla Rivoluzione.

L’intero proposito è, invece, di indurre i venezuelani a scontrarsi tra loro, di provocare una guerra civile e ottenere l’intervento dell’ONU e della UE e forse di far sì che essi autorizzino gli USA a inviare i marine. E’ questo il motivo per cui troverete pronte dichiarazioni di dirigenti dell’ONU e della UE molto ben associate con le affermazioni e le richieste della nostra opposizione locale e, naturalmente, del Dipartimento di Stato.

Tuttavia io penso che non accadrà nulla di tutto questo, perché politicamente la Rivoluzione, e specialmente il pubblico che la sostiene, ha imparato a leggere gli scenari e ad agire di conseguenza, e non cadrà nella trappola. Dunque immagino che i tumulti di piazza saranno condotti dalla sola opposizione e contenuti (non combattuti, salvo che elementi iperzelanti e disobbedienti che saranno rimossi dal campo e anche processati) dalla polizia e dalla Guardia Nazionale e svaniranno come è successo in passato con proteste simili.

Quanto alla criminalità, che ovviamente è importante per l’opinione pubblica, essa si è intensificata negli ultimi quindici anni per molte ragioni: a) avevamo ventimila persone in carcere prima dell’avvento al potere di Chavez (1999). Durante il mandato del presidente Caldera (1993-1998) è stato approvato nel 1997 un nuovo codice di procedura penale, ma è stato applicato solo due anni più tardi, esattamente nel 1999 e, quando è successo, più di due terzi dei detenuti sono stati messi in libertà perché, come prevedeva il codice, i detenuti con più di due anni in custodias senza un giusto processo dovevanno essere rilasciati; b) i paramilitari della Colombia sono stati ritirati dai combattimenti e un gran numero di essi è venuto in Venezuela per continuare i sequestri, le ruberie e gli omicidi su commissione (sicari); c) gli stessi elementi hanno anche introdotto la droga nei nostri barrios; ed e) in aggiunta a tutte le ragioni precedenti, abbiamo lo stesso numero di carceri di prima della rivoluzione, per ospitare la popolazione di 50.000 detenuti che abbiamo oggi (perché la polizia sta finalmente cominciando a fare il suo lavoro). Questo sovraffollamento crea situazioni di violenza all’interno delle carceri e dei penitenziari, un problema che oggi è in corso di soluzione mediante la costruzione di nove nuove strutture e accelerando le procedure giudiziarie. Con la presidenza di Maduro, sono state create nuove politiche per combattere il crimine e per recuperare i giovani dai ranghi della delinquenza. Ogni giorno trovate notizie di bande criminali incarcerate o cadute in combattimenti reciproci, nonché di bande che consegnano le armi e accettando programmi di recupero mediante sport, musica, formazione, ecc..

Si dovrebbe capire anche, ed è semplicemente giusto affermare, che molti sindaci dei partiti d’opposizione sono collaboratori efficienti di queste politiche governative, cosa che sta succedendo grazie al dialogo avviato dal presidente Maduro.

La corruzione è un altro fattore dei giudizi attuali. E secondo me questo è il vero tallone d’Achille della Rivoluzione. Non siamo stati in grado di controllare questo fenomeno ed esso è presente a tutti i livelli. Abbiamo visto governatori, deputati, ministri, magistrati, generali, molti funzionari governativi e dipendenti pubblici, anche giudici e piccoli impiegati darsi a piani corruttivi.   

Posso solo ipotizzarlo – non ci sono prove concrete – ma a me pare che sia causata dall’eredità dei trent’anni precedenti Chavez quando la corruzione era rampante e l’errore di non riconoscerlo ci perseguiterà se non gli daremo priorità. Quelli che oggi indossano una camicia rosse e urlano più forte degli altri a proposito del loro impegno rivoluzionario, anche quadri che non sono ben informati e organizzati, spesso quanto meno chiudono un occhio sugli atti di corruzione e, al peggio, vi si dedicano per ottenere sostegno alla loro condizione e alla loro carriera politica. Inoltre ci sono quelli che hanno la sensazione che la Rivoluzione possa essere sconfitta in qualsiasi momento e che perciò devono accumulare soldi sotto il materasso per i tempi potenzialmente duri a venire. E qui che noi sentiamo che sta il pericolo maggiore e dove dobbiamo fare il massimo per istruire o, se necessario, rimuovere da posizioni di responsabilità, o anche incarcerare, quando sia giusto, le mele marce che, per inciso, non sono poche.

Originale: http://zcomm.org/znetarticle/venezuelan-events-in-context/

traduzione di Giuseppe Volpe