María Elena Foronda Farro, "uno sguardo di speranza per il Perù, è tempo di agire"

23 / 6 / 2020

Un'intervista a María Elena Foronda Farro, ex congressista della Repubblica del Perù (2016-2019) e premio Goldman (2003), a cura di Sara Ferigo e Francesco Lazzari.

Sin dalla sua scoperta l'America Latina è stata un territorio di sfruttamento e accaparramento delle risorse da parte delle potenze imperialiste. Lo sfruttamento e l’esportazione delle materie prime ha permesso una crescita economica esponenziale nei Paesi conquistatori, che da parte loro hanno bloccato qualsiasi tentativo e possibilità di sviluppo interno al continente sudamericano.

Il Sud America sta attraversando una fase molto delicata e dalla portata storica estremamente significativa. In alcuni paesi come l'Ecuador, il Cile e la Bolivia si è assistito a forti e violente proteste della società civile contro la classe politica e, in generale, contro il paradigma economico liberale che ha creato e sta creando sempre più povertà, disuguaglianza ed emarginazione, mentre il Venezuela e l’Argentina sono il teatro di una delle crisi socio-economiche più gravi della loro storia. Per non parlare del Brasile di Bolsonaro, dove gli interessi privati ​​delle multinazionali stanno distruggendo l'Amazzonia.

Ad acuire il già fragile equilibrio sociale, politico ed economico del continente sudamericano si è posta l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, che ha sottolineato le profonde disuguaglianze della società latinoamericana, allargando il divario già esistente. Dall’altro lato, però, la crisi potrebbe essere potenzialmente un’opportunità per esercitare una maggiore pressione da parte della società civile organizzata per chiedere un vero cambiamento nel modello economico e politico neoliberista.

Sulla base di queste prime considerazioni, in questa intervista vorremmo riflettere su come il Perù si inserisce nel contesto di crisi politica e sociale che sta attraversando il continente sudamericano, con uno sguardo (di speranza) rispetto alle prospettive future.

LOTTE SOCIALI E CRIMINALIZZAZIONE DELLA PROTESTA

Secondo te, in questo momento, chi rappresenta la vera anima del cambiamento nel Paese? Quali sono i fronti più importanti su cui il popolo peruviano sta combattendo per i propri diritti e valori?

Esistono diverse iniziative della società civile legate alle lotte ambientali contro le industrie estrattive.

I giovani sono stati fortemente motivati ​​da questo processo in quanto compromette i loro mezzi di sussistenza attuali e futuri. Un altro fronte è quello del genere, con il movimento NiUnaMenos che porta avanti un programma di difesa dei diritti contro tutti i tipi di violenza. Inoltre, è molto forte il movimento della classe operaia per l'abrogazione di norme che violano il diritto fondamentale ad un lavoro dignitoso e inclusivo.

Possiamo dire che il Perù sta attraversando un periodo di forte lotta sociale e che, sebbene in modi diversi, si unisce alle esigenze sociali dei vicini Ecuador, Cile e Bolivia.

Indubbiamente il Perù ha attraversato e attraversa una crisi istituzionale profonda. La lotta sociale è il risultato di una serie di proteste sorte da collettivi anticorruzione, movimenti sindacali, movimenti femministi e ambientalisti, nonché cittadini che chiedono sanzioni contro una classe politica corrotta radicata all’interno dei partiti più tradizionali, dei pubblici ministeri, della magistratura e dei media.

Lo slogan “Que se vayan todos” o “Caiga quien caiga” non distingue le posizioni ideologiche nel senso comune, ma riflette l’esasperazione per questo tipo di rappresentanza istituzionalizzata, al punto da chiedere la chiusura di un congresso completamente ostaggio della maggioranza fujimorista.

Nel caso della Bolivia e dell'Ecuador, le motivazioni erano invece le richieste indigene e l'affermazione della lotta antimperialista, mentre il Cile, considerato il miracolo sudamericano per eccellenza “grazie” all'applicazione del modello neoliberista, è entrato in crisi poiché l'applicazione di questo modello non si è tradotta in maggiori diritti democratici, soprattutto per i giovani.

In Perù viene rispettato il diritto della popolazione alla consultazione previa per quanto concerne i progetti estrattivi? Gli accordi sono il risultato di un impegno istituzionale nei confronti dei cittadini o tutto è deciso a porte chiuse?

La Convenzione 169 stabilisce gli impegni che il Perù ha assunto e ratificato rispetto ai principi della consultazione previa. La consultazione previa non ha funzionato come meccanismo vincolante nelle decisioni prese dall'esecutivo, essa risulta essere nient’altro che una formalità che viene attuata senza tener conto del diritto all’autodeterminazione e al consenso delle popolazioni interessate.

Quali sono le conseguenze più gravi di questo modus operandi dello stato?

La contaminazione delle foreste, delle fonti idriche e di sussistenza alimentare hanno causato non solo la migrazione di intere popolazioni dai loro territori, ma anche la distruzione delle forme di organizzazione comunitaria, oltre che l’irrimediabile perdita di biodiversità e materiale genetico che è la base della salute e della sicurezza alimentare non solo della popolazione del Perù, ma dell’intero pianeta.

Questo modus operandi ha inoltre contribuito all’aumento dei conflitti socio-ambientali e al peggioramento delle già precarie condizioni del Paese relazionate al cambiamento climatico.

Le persone non vengono consultate, risultano poco o male informate e, infine, se si ribellano protestando vengono criminalizzate. Come è possibile che tutto ciò avvenga in un sistema democratico?

Purtroppo il Perù è una pseudo democrazia che non rispetta i diritti delle popolazioni più vulnerabili, un sistema che tuttora rimane impunito poiché è riuscito ad approvare regolamenti per favorire gli interessi delle multinazionali e delle imprese, usando la forza e la violenza per i suoi scopi di profitto.

ATTIVISMO

Quali sono state le motivazioni che ti hanno portato ad impegnarti nella lotta ambientale e sociale?

Vivo in una delle tredici città più inquinate a livello nazionale a causa delle attività della pesca industriale che dal 1960 dirige la produzione di farina di pesce e olio di pesce all'estero con forti impatti sull’ambiente in loco. Ciò ha motivato l’organizzazione della società civile a difesa dei diritti ambientali, attraverso il rafforzamento delle capacità delle comunità interessate, processi di ricerca partecipativa e organizzazione sociale, nonché azioni di difesa politica.

Data la forte componente operaia del tessuto socio-economico della nostra città (Chimbote, ndr), ho partecipato attivamente alla difesa dei suoi diritti e più in generale della giustizia sociale, in una città che ospita una delle industrie più potenti del Paese e che reinveste molto poco per salvaguardare la qualità della vita dei suoi abitanti.

Quali sono, secondo te, le sfide attuali e future più rilevanti in materia di ambiente in Perù?

Le sfide attuali e future più rilevanti in materia ambientale sono:

• La pianificazione territoriale che consentirebbe di definire gli usi in base alla demarcazione tra zona economica e zona ecologica, come anche la delimitazione delle sorgenti, zone della riserva idrica per il consumo umano e le attività agricole nonché per uso industriale.

• La sistematica e sempre più grave deforestazione dell'Amazzonia e la protezione di ecosistemi fragili in aree ad alta biodiversità, come anche lo sviluppo di strategie di adattamento e mitigazione efficaci rispetto ai cambiamenti climatici, che includano le città.

• Il rafforzamento di strumenti di controllo e di sanzione delle imprese e delle attività inquinanti, che includa la revisione degli strumenti di gestione ambientale esistenti (come gli standard di qualità ambientale) e dei limiti massimi ammissibili che attualmente risultano troppo permissivi a discapito della salute delle persone, attraverso l’incorporazione delle esternalità ambientali nei costi di produzione delle aziende, rendendole in questo modo responsabili degli impatti generati. Lo Stato dovrebbe regolare l'ispezione ambientale, il controllo e la sanzione senza interferenze da parte delle aziende.

• Lo sviluppo di una moratoria petrolifera e la transizione verso una nuova matrice energetica.

• La conformità e il rispetto dei trattati internazionali relativi alle questioni ambientali, come anche l’applicazione del Principio 10 dell'Agenda 21 e la ratifica dell'Accordo di Escazu, che possa garantire la giustizia ambientale attraverso la partecipazione dei cittadini e l’accesso alle informazioni.

Dalla tua esperienza come attivista, pensi che a livello globale (organizzazioni internazionali, governi nazionali, ONG ...) si stia facendo abbastanza per l'ambiente o pensi che l'emergenza ambientale non sia ancora percepita come un problema serio ? Quali pensi possano essere alcune azioni concrete che potrebbero migliorare la situazione?

Oggi la sfida ambientale più importante è legata ai cambiamenti climatici, i cui effetti ci stanno portando ad una crisi di civiltà che potrebbe portare a un punto di non ritorno con effetti devastanti rispetto agli innumerevoli disastri ambientali che già si verificano sul pianeta: incendi, gelate, siccità, alluvioni, distruzione degli ecosistemi, innalzamento del livello del mare e perdita di ghiacciai.

Siamo l’unica specie esistente che si autodistrugge.

Nonostante questi dati di fatto, che rappresentano qualcosa di più che percezioni, le risposte sono spesso insufficienti poichè si relativizzano gli impatti della crisi ambientale. Anche le azioni di difesa condotte dai movimenti ambientalisti, dalle ONG e dagli ambienti accademici si rivelano insufficienti.

Alcune azioni concrete che potrebbero essere intraprese sono:

• Sviluppo delle competenze per una cittadinanza informata e impegnata.

• Instaurazione di alleanze locali, nazionali, regionali e globali per esercitare pressioni politiche sugli Stati per eliminare i trattati commerciali e gli accordi internazionali che violano i diritti ambientali, anche attraverso lo sviluppo di campagne di sensibilizzazione sui problemi sociali e ambientali.

• Riduzione dell'influenza esercitata dalle attuali politiche economiche e dalle azioni delle multinazionali nei forum economici attraverso la sorveglianza e l'incidenza politica.

• Diffusione mediatica di casi emblematici di pratiche inquinanti e di violazioni dei diritti umani nelle aree di origine delle società transnazionali con presentazione dinanzi alle Corti internazionali e formalizzazione delle denunce dinanzi alla Commissione interamericana per i diritti umani e all'UE.

Cosa serve per vincere le battaglie per l'affermazione e il rispetto dei diritti ambientali, sociali ed economici? È necessaria una maggiore coesione sociale? Maggiore visibilità mediatica? Maggiore organizzazione?

Quali sono i prossimi passi da seguire e provare a vincere?

Sicuramente è necessario rafforzare i processi organizzativi e articolarli per favorire il movimento ambientalista, con il sostegno delle organizzazioni e delle comunità interessate.

Altrettanto importante a questo scopo è lo sviluppo di una strategia di comunicazione che utilizzi le reti virtuali e i canali della stampa nazionale e internazionale per intensificare le proprie richieste.

Anche la cooperazione internazionale potrebbe giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo di attività promozionali, della ricerca sociale e del capacity building per la difesa dei diritti ambientali, oltre a fornire assistenza tecnica per l'organizzazione delle cause e per poter denunciare formalmente casi emblematici di violazione dei diritti socio-ambientali.

COVID-19

Quali saranno, secondo te, le conseguenze della pandemia del Covid-19 a livello economico, politico e sociale?

Purtroppo la maggior parte dell'umanità e dei nostri rappresentanti politici non si rendono conto che stiamo assistendo alla sesta estinzione di massa. Molti ricercatori menzionano il crollo delle economie basate sul sistema capitalista e l'impoverimento delle fasce della popolazione che vivono alla giornata o occupate  nell'economia informale.

Il salvagente finanziario da parte delle banche private che è stato portato avanti in Perù prevede di generare crediti per superare la pandemia. I sussidi da elargire tramite obbligazioni universali non sono ancora stati pagati a causa della mancanza di informazioni aggiornate.

Ciò non è sufficiente per rilanciare l'economia familiare, compresa quella dei settori indipendenti.

D'altra parte, la pandemia ha intaccato profondamente settori che erano già in difficoltà, come il settore sanitario, in termini di capacità di risposta, infrastrutture ed efficacia.

La carenza di prodotti alimentari e delle medicine essenziali sta portando all’aggravamento delle già esistenti condizioni di carestia e povertà, nonché la migrazione dalla capitale alle regioni senza nessuna applicazione dei criteri di mobilità umana proposti dalle Nazioni Unite.

Un altro effetto saranno gli impatti sulle popolazioni indigene che abitano la giungla peruviana, in particolare Iquitos, dove è interessato l'80% della popolazione.

Infine, la prima fase del piano di ripresa economica insiste nel facilitare l'avvio di attività come l'estrazione su larga scala e la pesca industriale al culmine della pandemia globale, violando i diritti dei lavoratori minerari e dei pescatori e aumentando il rischio di contagio.

Nonostante le misure iniziali di controllo sanitario e isolamento sociale siano servite a contenere i casi di contagio, esse non sono state sufficienti ad impedire la diffusione del virus di fronte a un sistema sanitario collassato in tutto il Paese.

Questo ha portato, oltre alla dimostrazione dell'inefficacia del sistema di prevenzione e alla lampante mancanza di una strategia di risposta alle emergenze, ad un'usura della leadership del presidente Vizcarra e dell’esecutivo, ad ulteriore riprova del fatto che non esiste la volontà a livello politico di cambiamento del modello vigente.

Ciò che ci sta salvando è la cooperazione dei cittadini e il supporto dell'approvvigionamento alimentare di un settore dimenticato di piccoli agricoltori che con spirito di solidarietà forniscono cibo dai loro campi. Un campione di umanità che stona con l'arroganza del potere in carica.

Pensi che la crisi di Covid-19 possa in qualche modo aiutare a realizzare un cambiamento radicale nella società latinoamericana (ma anche globale) o che il modello precedente si rafforzerà per recuperare il tempo perduto?

Concordo con ciò che Leonardo Boff ha proposto sottolineando che dopo il Covid-19 non sarà più possibile proseguire con il progetto del capitalismo come modalità di produzione, né del neoliberismo come sua espressione politica. Il capitalismo fa bene solo ai ricchi, per il resto è un purgatorio o un inferno ed una guerra implacabile contro la natura. Con la pandemia del Covid-19 abbiamo scoperto che il valore supremo è la vita, non l'accumulazione infinita di beni materiali.

Queste sono prove che mettono al centro del dibattito la fattibilità di un modello anacronistico basato sul profitto e sulla proprietà privata: in alcuni Paesi europei sono già in atto cambiamenti che considerano la possibilità di nazionalizzare le industrie strategiche, considerando la salute come un diritto che dovrebbe essere preso in carico dallo Stato e non da enti privati.

È l'occasione per mettere in discussione le virtù dell'ordine capitalista espressi attraverso l'accumulazione, la competizione e l'individualismo illimitati, il consumismo e lo spreco, l'indifferenza contro la miseria di milioni di persone. Un'economia esclusivamente di mercato che mercifica tutto, anche la natura, è la via della distruzione: verso la NOSTRA autodistruzione.

La pandemia ci ha anche chiaramente rivelato la resilienza della natura: le acque pulite e l’aria salubre, un ritorno della vita e della speranza. Sono questi i paradigmi del buen vivir che provengono dal nostro popolo e dalle conoscenze ancestrali che ora sono più attuali che mai e ci danno l'opportunità di porle al centro del dibattito per l'organizzazione e la proposta politica.

Per concludere, quale messaggio vorresti lasciare?

É tempo di agire, i diritti della natura e delle persone non possono aspettare.

** Pic Credit: Sara Ferigo