Marichuy, la candidata degli ultimi al grido di terra e libertà

9 / 10 / 2017

Prosegue il cammino di avvicinamento dell'EZLN e del Congreso Nacional Indigena alle elezioni messicane del 2018. La candidata indigena Marichuy si è infatti iscritta sabato come indipendente al registro dell'Istituto Nazionale Elettorale e potrà quindi tentare di candidarsi alle elezioni del prossimo anno. L'iscrizione a tale registro è un passaggio obbligatorio per poter prendere parte alla contesa elettorale; ora il passaggio successivo sarà quello di riuscire a presentare 800 mila firme entro gennaio per poter essere ufficialmente candidata.

Prima di entrare negli uffici dell'INE  per presentare la documentazione, Marichuy ha tenuto una conferenza stampa all'esterno, accompagnata da oltre 200 persone, nella quale ha denunciato gli ostacoli messi in atto per fermarli e i motivi per i quali questa che stanno compiendo è una scelta obbligata e non più rimandabile. Di seguito, le parole della candidata indigena:

"Buona sera compagni e compagne, fratelli indigeni, media liberi e media prezzolati. Stiamo facendo uno dei primi passi verso il futuro. Grazie per essere qui presenti, appoggiando questa che è una proposta collettiva, di molti.

Voglio iniziare dicendo che per arrivare a questo primo passo ci hanno messo davanti diversi ostacoli. Hanno voluto trattarci come quelli che stanno in alto perché questo meccanismo è pensato solo per loro, per chi sta in alto, non per la gente che sta in basso, non per i lavoratori. Ancora meno per le comunità indigene. Ma nonostante questo siamo riusciti a superare questi ostacoli. Voglio anche dirvi che non ci hanno voluto aprire un conto bancario, che era uno dei requisiti richiesti e ci hanno bloccato il conto da HSBC. Per questo abbiamo dovuto trovarne un altro.

Da qui si vede com'è truccato il potere, vero? Però nonostante questo abbiamo fatto il primo passo, con l'appoggio di tutti voi. Vogliamo anche che sia chiaro che la nostra proposta è differente, è una proposta collettiva, che non è come le loro dove c'è una persona che parla, che decide e si fa quello che questa persona dice. Qui no.

Siamo un collettivo. Per questo motivo si è costituito il Concejo Indigena de Gobierno, perché i popoli indigeni si possano esprimere attraverso questo gran Concejo, i cui consiglieri sono proposti e sostenuti dalle loro stesse comunità e alle loro stesse comunità dovranno rendere conto. Questo è il punto principale. È il Concejo Indigena de Gobierno che avanza. Non è una persona, che sia chiaro, siamo un gruppo.

E ancora, come cammineremo? Cammineremo con lo stile dei popoli indigeni, con l'appoggio della gente, con l'appoggio delle nostre comunità. Cammineremo come quando facciamo le feste nelle nostre comunità, come ci organizziamo per ospitare persone di altre comunità. Che sia chiaro, non accetteremo nemmeno un peso dall'Instituto Nacional Electoral.

E questo cammino che intraprendiamo avverrà con l'appoggio di tutti, così cammineremo. E perché? Perché ci è chiaro, soprattutto ora che sono appena passati i giorni delle catastrofi, che ai los de arriba non interessa la gente dal basso, non sta con chi sta in basso e quello che desidera è sterminarli. Sono arrivati per estinguere i popoli indigeni, ci hanno imposto i loro piani, i loro programmi per assicurarsi questo saccheggio e questa divisione. È chiaro quindi che per loro la gente che sta in basso non esiste.

E cosa dobbiamo fare noi? Organizzarci. Questa è la nostra proposta. Dobbiamo organizzarci e aiutarci tra di noi, e mettere la parola fine a questo sistema capitalista, questo sistema patriarcale, razzista, classista. Perché lo stiamo vivendo sulla nostra pelle. Quindi possiamo solo fare questo passo, organizzarci, per poter dar seguito alla nostra proposta che nasce dai popoli indigeni e che non è un'invenzione, è qualcosa in costruzione da anni.

Perché non ci hanno sconfitto? Per l'organizzazione che hanno le comunità e che hanno avuto in eredità anno dopo anno, decennio dopo decennio. Quindi questa organizzazione che c'è nelle comunità, ora la mettiamo a disposizione di tutti i messicani. È qualcosa che già esiste nelle comunità indigene, qualcosa di vero, che non è un'invenzione come dicevo prima. È una proposta che già esiste e che i popoli indigeni stanno già costruendo e per questo vogliamo camminare come popoli indigeni insieme a tutti voi. Solo così potremo andare avanti. I popoli indigeni non possono andare avanti da soli, per questo chiediamo l'appoggio dei lavoratori, dei contadini e degli operai. Insieme dobbiamo fare questo sforzo per esistere e difendere le nostre comunità i nostri quartieri, borghi, popoli, tutto. 

Dobbiamo unire questi sforzi, assieme con i popoli indigeni. Loro ci mostrano come dobbiamo camminare. E anche come donna, come madre, come lavoratrice, vi dico che dobbiamo lottare contro questo machismo, contro questo classismo, contro questo sistema patriarcale che vuole farla finita a tutti i costi con noi, che vuole separarci e dirci che solo gli uomini possono fare. E dobbiamo organizzarci. Se i nostri popoli vivono questa discriminazione, molto di più la vivono le donne. E non parlo solo per le donne delle comunità indigene, parlo a livello nazionale. Per questo motivo questa lotta è per tutto il mondo.

Questa lotta va molto più in là del Messico, che sia chiaro, è per il mondo. Quindi questo è il messaggio che lanciamo: è necessario organizzare questo dolore e questa rabbia che attraversa i nostri popoli e le nostre comunità. Solo così potremo sopravvivere, compagni. Grazie."

Ad un anno dalla decisione "assurda" di presentarsi alle elezioni, il Congreso Nacional Indigeno e l'EZLN continuano nel loro percorso. Il vero obiettivo non sono le 800 mila firme necessarie per potersi candidare ufficialmente, tanto meno vincere le elezioni. Il vero obiettivo, come più volte sottolineato da Marichuy, è il percorso stesso e i risultati che porterà in termini di organizzazione dal basso delle fasce più emarginate della società. La scommessa da vincere è questa.