Messico, il tempo degli indigeni esclusi dalle elezioni.

26 / 2 / 2018

Un aggiornamento dal Messico per la rubrica Sin Bajar la Mirada, che ha seguito fin dagli esordi il percorso di avvicinamento alle elezioni presidenziali, partendo  dalla scelta "assurda" dell'EZLN e del Congreso Nacional Indigena (CNI) di candidare l'indigena Marichuy, fino ad arrivare all'esclusione di quest'ultima dalla tornata elettorale.

Il Congreso Nacional Indigena e la sua candidata Marichuy restano fuori dalla tornata elettorale del 1° luglio 2018. Le firme raccolte dall’organizzazione indigena da ottobre fino al 19 febbraio (giorno ultimo disponibile) sono state 281.955, ben lontane dalle oltre 800 mila richiesta dall’INE (Instituto Nacional Electoral) per poter apparire nella scheda elettorale.

Un risultato questo abbastanza scontato, per tutti gli ostacoli che la proposta indigena indipendente ha dovuto affrontare nella raccolta delle firme. Marichuy stessa ha più volte denunciato come il sistema di raccolta firme sia stato pensato per escludere la popolazione, di come fosse realmente difficile raggiungere la soglia richiesta. Non solo, oltre a questo vanno denunciati gli ostacoli messi in atto dalle istituzioni per complicare ulteriormente il lavoro agli aspiranti candidati indipendenti: nel recente viaggio in Messico, l’associazione Ya basta! Êdî bese! ha raccontato [1] l’inefficienza del sistema di raccolta firme, possibile solo con strumenti tecnologici di ultima generazione. Insomma in un paese dove molti non hanno nemmeno accesso ai documenti o all’elettricità, l’obbligo di avere tablet o telefoni moderni per poter validare le firme, è diventato l’esempio di cosa sia la disuguaglianza in Messico, dove è praticamente impossibile dar voce agli ultimi, ai più poveri e dimenticati, ai los de abajo. A dimostrazione di questo, l’intera carovana al seguito di Marichuy, ha speso 860 pesos al giorno (poco meno di 40 euro al cambio attuale), mentre Margarita Zavala, moglie dell’ex presidente Felipe Calderon e oggi candidata indipendente, ha speso giornalmente 33.700 peso (1460 euro circa). Nonostante le scarse disponibilità economiche, la più alta percentuale di firme riconosciute dall’INE sono quelle per Marichuy: oltre il 92% delle 281.955 firme raccolte sono autentiche.

Per non farsi mancare nulla, va ricordato anche l’agguato subito dalla carovana al seguito di Marichuy, nella quale i giornalisti indipendenti e attivisti Daliri Oropeza, Aldabi Olvera e Cristian Rodriguez, sono stati seguiti e costretti a fermarsi da dei banditi. Una volta fermati e fatti scendere sono stati rapinati di macchine fotografiche, telefoni e computer. È stato un vero e proprio atto intimidatorio nei confronti non solo dei giornalisti, ma della carovana stessa al seguito di Marichuy, la cui responsabilità, secondo il Congreso Nacional Indigena, è di tutti i livelli del malgoverno. [2]

Fortunatamente il cammino dell’EZLN e del CNI, non finisce qui. Lo avevano sempre detto, questa proposta è differente, non è una proposta elettorale ma una proposta organizzativa dal basso, dagli ultimi per gli ultimi. «Con o senza candidatura, cominciamo a lottare per tutti, è una lotta che deve crescere perché ci sono molte necessità, e tocca a noi stessi costruire una nuova forma di organizzarci dal basso perché i partiti continueranno a decidere dall’alto», ha dichiarato Marichuy in uno dei tantissimi incontri tenuti in questi mesi. Se ci soffermiamo su questo aspetto, le oltre 281 mila firme raccolte sono state davvero un successo. Nei quattro mesi di pre-campagna elettorale, Marichuy e il Consiglio Indigeno di Governo, hanno visitato 126 comunità in 27 diversi stati del paese. Comunità rurali e indigene dimenticate da tutti gli altri candidati alla poltrona presidenziale e spesso in lotta contro mega progetti estrattivi. Hanno raccolto adesioni e soprattutto organizzazione, il vero obiettivo della proposta indigena.

Ora non resta da aspettare i prossimi passi che Congreso Nacional Indigena ed EZLN decideranno di fare insieme. In agenda ce n’è già uno fissato nelle comunità zapatiste, ovvero il Primo Incontro Internazionale, politico, artistico, sportivo e culturale delle donne che lottano che si terrà nei giorni 8, 9 e 10 marzo nel Caracol di Morelia, zona Tzotz Choi, Chiapas, Messico. [3] Alle donne indigene e messicane, Marichuy ha dedicato molte attenzioni e molte parole: «È il tempo dei popoli indigeni e in questa lotta ci sono anche le donne perché siamo quelle che contribuiscono a questa lotta. È il momento di abbracciarci e camminare per questa ricostruzione e per questa partecipazione attiva delle donne. Non dobbiamo inchinarci davanti a nessuno per questa decisione. Dobbiamo continuare a organizzare tutti e soprattutto le donne».

L’ultimo pensiero va a Eloisa Vega Castro della Rete Sudcaliforniana di Appoggio al CIG che ha perso la vita il 14 febbraio in un incidente stradale in Bassa California che ha coinvolto la carovana e nel quale altri membri, tra i quali Marichuy, sono rimasti feriti: «A ti compañera y hermana Eloisa que ya te has convertido en espíritu, que tu alma vuela y libre como el viento». [4]

[1] https://www.globalproject.info:51006/it/mondi/la-vocera-de-los-pueblos/21180

[2] http://www.congresonacionalindigena.org/2018/01/23/comunicado-del-cni-cig-oaxaca-condenando-ataque-caravana/

[3] http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2018/01/02/convocatoria-al-primo-incontro-internazionale-politico-artistico-sportivo-e-culturale-delle-donne-che-lottano/

[4] http://www.congresonacionalindigena.org/2018/02/22/ti-companera-hermana-eloisa-ya-te-convertido-espiritu-alma-vuela-libre-viento/