Messico – La Caravana migrante continua il cammino verso nord

14 / 11 / 2018

Nei giorni scorsi almeno 4500 migranti della prima carovana, partita dall’Honduras un mese fa, sono arrivati nello stato di Querétaro, dando così l’avvio alla seconda parte del loro viaggio verso nord. Per loro è stato disposto lo stadio Corregidora come punto di accoglienza. Un altro gruppo di migranti sempre appartenenti alla prima carovana ha raggiunto la città di Léon, nello stato di Guanajuato, mentre circa 170 centroamericani sono arrivati a Guadalajara, nello stato di Jalisco, e accolti presso l’auditorio Benito Juarez. L’intenzione è sempre la stessa: prendersi qualche ora di sosta, il tempo necessario per riposarsi dall’ennesima lunga camminata, cercare un po’ di acqua e cibo e prepararsi per ripartire. 

La voglia di coprire quei due mila chilometri che li separano da Tijuana è tanta e la determinazione che hanno dimostrato nelle scorse settimane è una testimonianza che non si fermeranno. Poche ore dopo il loro arrivo è però arrivata una comunicazione del segretario generale dello stato di Jalisco, il quale affermava che non c’era sufficienti risorse alimentari per continuare ad accogliere i migranti presso l’auditorio e che se ne dovevano andare il giorno successivo. Nel comunicato ufficiale predisponeva una serie di autobus che avrebbero dovuto trasportare le migliaia di persone al confine con lo stato di Nayarit. Quest’ultimo si sarebbe poi occupato di trasportare i migranti fino al confine con lo stato di Sinaloa. Alcune organizzazioni che stanno seguendo l’avanzare della carovana hanno denunciato che in realtà gli autobus li hanno lasciati a 90 chilometri dal punto predisposto, il confine con il Nayarit. Si tratta certamente dell’ennesimo tentativo del governo messicano di ostacolare, frammentare e di scoraggiare il viaggio di migliaia di persone. 

Nel frattempo, alle loro spalle la capitale messicana sta accogliendo la seconda carovana composta da circa 1200 persone e arrivata nella giornata di ieri. La Ciudad Deportiva Magdalena Mixhuca è pronta ad essere nuovamente attraversata da migliaia di donne, uomini e bambini in cerca di un momento di tranquillità e accolti dalle centinaia di attivisti che in questi giorni si sono mobilitati per portare loro un po’ di cibo, vestiti o per regalare qualche momento di spensieratezza e buonumore, per distrarsi, anche solo per un po’, dalle fatiche del loro lungo cammino.  

La terza carovana, accompagnata da padre Alejandro Solalinde, punto di riferimento in Messico grazie al suo impegno nella lotta per i diritti dei migranti, è arrivata nel municipio di Rodríguez Clara, nello stato di Veracruz. L’intenzione del sacerdote è quella di trovare degli autobus che garantiscano un passaggio sicuro ai migranti fino alla frontiera e in un unico viaggio, in modo da evitare altre frammentazioni e pericoli per chi si allontana dal gruppo principale.

Qualche giorno fa una quinta carovana composta da circa 250 migranti, la maggior parte dei quali salvadoregni, ha deciso di attraversare il confine tra Messico e Guatemala non utilizzando il ponte sul fiume Suchiate nella città di Tecún Umán. L’attenzione, soprattutto da parte dei militari, è ormai troppo elevata per rischiare. Il 9 novembre scorso hanno quindi oltrepassato la frontiera presso la città di Talisman, Chiapas. La loro permanenza in territorio messicano è durata solo tre ore. La Polizia Federale li ha infatti intercettati, fatti salire su un camion e portati a Tapachula, presso la stazione migratoria. Qui non è stato permesso loro di fare richiesta di asilo e sono stati subito deportati. 

Ancora una volta il governo messicano ha dimostrato non solo la propria incapacità di affrontare la questione migratoria, ma una volontà di perpetrare un sistema criminale, che viola i diritti e la dignità delle persone che cercano un futuro migliore che a casa propria non posso più avere, facendo il lavoro sporco dei potenti vicini del nord. 

A poco servono i provvedimenti decisi all’ultimo minuto, come il piano promosso da Enrique Peña Nieto “Estas en tu casa”, se il vero obiettivo è quello di deportare quanti più migranti possibili, criminalizzando loro e tutti coloro che li stanno aiutando, alimentando un clima di odio e xenofobia.  

La potenza, in termini numerici e di visibilità, che queste ultime carovane hanno dimostrato sta portando un cambiamento nel paradigma della migrazione in questo contesto. Lo si è detto più volte: il flusso migratorio dai paesi del Centro America verso nord - che sia il Messico, gli Stati Uniti o il Canada - è consolidato da anni e continuerà ad attraversare questi paesi, sia nell’invisibilità come è stato fino adesso sia riprendendosi le strade ed alzando la voce per farsi ascoltare.