Scatterà a breve in tutta Europa una gigantesca operazione di polizia volta a fermare, controllare e identificare tutti i migranti che verranno intercettati sul territorio continentale. Tantissime associazioni e reti che tutelano i diritti dei migranti stanno lanciando l’allarme, invitando alla massima allerta quella moltitudine di individui che approdati in Europa stanno cercando di realizzare un loro nuovo progetto di vita, lontano da guerre, miseria e persecuzioni.
Dal 16 al 23 ottobre l’Italia guiderà l’operazione di polizia europea Mos Maiorum, un intervento coordinato dalla Direzione Centrale per l’Immigrazione e la Polizia di Frontiera del Ministero dell’Interno italiano in collaborazione con l’Agenzia Frontex
volto a perseguire l’ “attraversamento illegale dei confini”. Dalla
nota prodotta dal Consiglio Europeo si apprende che la finalità
dell’operazione è “indebolire la capacità organizzativa del crimine
organizzato nel favoreggiamento dell’immigrazione illegale”, attraverso
una serie di azioni coordinate che punteranno a identificare e arrestare
i migranti irregolari, per la raccolta di informazioni ai fini di
attività investigativa e di intelligence, a consolidare prassi comuni di
intervento per aumentare l’incisività delle misure di controllo e
repressione dell’immigrazione illegale. Tradotto, una settimana di persecuzione e guerra dichiarata a tutti i migranti,
con 18mila agenti di polizia sguinzagliati in stazioni, treni, porti,
aeroporti per identificare e possibilmente arrestare il maggior numero
di persone dall’apparenza straniera. Si tratta di una pratica già
sperimentata durante le precedenti missioni denominate Aerodromos,
Afrodite, Perkunas rispettivamente condotte durante la presidenza
europea di Grecia, Cipro e Lituania, che sembrerebbero programmate per
due settimane all’anno, al cambio dei semestri di presidenza europea.
Operazioni
guidate dalla presunzione di colpevolezza, indirizzate più che altro a
dimostrare la pericolosità della circolazione dei migranti, i cui
comportamenti vengono aprioristicamente definiti come illegali, e a legittimare investimenti di risorse e procedure normative per le misure di controllo, repressione e detenzione.
Basta leggere alcune righe della relazione finale della missione
Perkunas condotta nel settembre 2013: “Considerato che la maggioranza
dei migranti irregolari (72,94%) ha fatto richiesta di protezione
internazionale dopo essere stata intercettata, ciò può essere assunto
come una indicazione quantitativa dell’abuso nelle procedure di asilo".
Ecco come si concretizza il potenziamento di Frontex, non certo nella direzione di una migliore accoglienza ma in gigantesche operazioni poliziesche che hanno l’unico scopo di rafforzare l’immagine del migrante come nemico pubblico e la necessità di operazioni per espulsioni e detenzioni di massa. Se qualcuno aveva ingenuamente creduto alla favola di Frontex Plus - Triton è annunciata per novembre - come un potenziamento di Mare Nostrum (non stiamo qui a ripetere tutte le criticità di questa missione), può rendersi conto che la direzione in materia di politiche migratorie comunitarie intrapresa oggi, proprio durante la presidenza italiana dell’Unione Europea, è quella della proclamata tolleranza zero verso i movimenti migratori, nuovamente affrontati come tema connesso alla sicurezza e alla lotta alla criminalità organizzata anziché a quello degli effetti delle guerre e dei conflitti che circondano l’Europa. Dopo la parentesi umanitaria di Mare Nostrum e del Piano Nazionale Accoglienza, è proprio attraverso il ritorno del noto discorso pubblico sulla minaccia terroristica che chi tenta di scampare all’inasprirsi dei conflitti in Siria, Iraq, Palestina, Corno d’Africa e non solo, viene trasformato in soggetto indesiderato e pericoloso, che ben merita la nuova stretta anti-immigrazione. Da profughi a terroristi, detta in termini spiccioli.
L’imminente
Mos Maiorum, la nuova missione Triton nell’ambito di Frontex, le
identificazioni forzate di tutti i richiedenti asilo impartite dal
Ministero dell’Interno (su pressione dell’UE) e la crudele rigidità del
Regolamento di Dublino aprono a una nuova narrazione dei movimenti
migratori e della loro gestione: archiviato l’anniversario del 3 ottobre
e la retorica che lo celebrerà proprio dal palcoscenico di Lampedusa,
dall’indomani è tutto pronto perché rifugiati e migranti tornino a
diventare bersaglio di misure di controllo e repressione.
Come ha dichiarato il Ministro Alfano, "sulla frontiera si gioca tutto".
Neva Cocchi, Danilo Burattini