Nel campo di Moria, di Kara Tepe e il Mosaik Center

Report dei primi due giorni sulla isola di Lesvos della delegazione di Melting Pot e Global Project

11 / 10 / 2019

Dal 9 al 17 ottobre alcuni attivisti di Melting Pot e Global Project sono sull’isola di Lesvos per un viaggio conoscitivo. Il racconto del loro primo giorno di attività.

Lesbo, 10 ottobre 2019 - La mattina successiva al nostro arrivo ci dirigiamo al campo di Moria. Il campo si struttura in diverse aree concentriche delimitate da recinzioni di filo spianato in continua fase di manutenzione ed innalzamento; a ridosso delle recinzioni esterne sono presenti accampamenti aperti.
Una volta entrati nella cerchia più interna troviamo le strutture gestite dal campo, servizi e i container-alloggio che risultano essere ampiamente insufficienti.

Il sovraffollamento (tantissimi bambini e giovani ragazzi), la carenza di servizi e la scarsa gestione del campo generano un ambiente congestionato e malsano, in cui i ritmi sono scanditi dalle file agli sportelli delle strutture tra rigagnoli di scolo e mucchi di spazzatura. La tensione è molto alta e spesso sfocia in risse, come testimoniano alcuni migranti con cui abbiamo parlato e come abbiamo avuto modo di riscontrare.

Lasciati a se stessi, i residenti ovviano come possono ai propri bisogni: sorgono dei veri e propri mercati di generi alimentari e di conforto, oltre a servizi come barbieri improvvisati; nell’area della cerchia esterna più distante dalla strada, nella “jungle” in cui le tende sfumano nell’uliveto, alcuni gruppi hanno costruito numerosi forni rudimentali per la cottura del pane.

Siamo riusciti a parlare con alcune persone, per lo più ragazzi, che ci hanno fornito delle preziose testimonianze sia sugli iter burocratici che sulla situazione all’interno del campo.

Dopo tre ore lasciamo il campo.

Nel pomeriggio andiamo al campo di Kara Tepe. All’ingresso veniamo fermati alla guardiania, che ci chiede chi siamo e i nostri intenti, spiegandoci che per accedere al campo è necessario presentare una richiesta in anticipo, ma riusciamo tuttavia a farci ricevere dal responsabile del campo che acconsente a farci fare una visita guidata.

Il campo è gestito direttamente dalla municipalità di Miltilene (di cui il responsabile è un diretto emissario) con il supporto di 15 organizzazioni. Il campo si presenta in maniera diametralmente opposta a quella di Moria. Il “Villaggio”, come preferisce chiamarlo il responsabile, è specializzato nell’accoglienza di famiglie, disabili e fasce deboli. Si struttura in due aree, una dedicata agli alloggi e l’altra ai servizi, che consistono in scuole di diversi gradi, scuole di inglese e greco, assistenza sanitaria (infermeria, ginecologia ecc disposti in diversi container), assistenza psicologica, laboratori di musica e teatro con spettacoli sia all’interno del campo che in città, spazi ludici per bambini e laboratori per le donne. La gestione dei rifiuti è efficiente e c’è la presenza di numerosi pannelli fotovoltaici che forniscono, a detta del responsabile, il 70% della corrente del campo.
Il campo limita l’accoglienza a 2.500 unità, scelta fatta per ottimizzare i servizi e la gestione, che sembra essere molto presente e puntuale.

Dopo Kara Tepe siamo andati a Mosaik Center, un’occupazione nel centro di Mitilene gestito da attivisti politici. Incontriamo Joaquin, un attivista cileno responsabile della comunicazione dello spazio che ci racconta delle attività all’interno (un legal center, scuole di lingua e un laboratorio in cui si trasformano giubbotti di salvataggio in oggetti di utilizzo come borse, astucci ecc) e delle loro fonti di finanziamento, che sono per lo più di realtà indipendenti ed etiche.

All’indomani siamo andati sulla costa settentrionale dell’isola ad incontrare gli attivisti di Lighthouse Relief, che dal 2015 si occupano di ricognizione marittima e primo soccorso degli sbarchi. Qui abbiamo intervistato Lucrezia Fabretti, coordinatrice Emergency Response Office dell’organizzazione. «Negli ultimi mesi 3 mesi - spiega Lucrezia - abbiamo assistito ad un incredibile aumento degli arrivi. Sia ad agosto che a settembre abbiamo assistito più di 2800 persone e nelle prime due settimane di ottobre quasi 900 persone. E’ un trend che probabilmente aumenterà nei prossimi mesi».