Nel Congresso Nazionale del Popolo riverberano le nuove priorità della politica cinese

Nll'over sviluppo le contraddizioni delle riforme necessarie

8 / 3 / 2013

Per Osservatorio Cina, parliamo con Angela Pascucci dell'apertura del Congresso Nazionale del Popolo, come riverberano i cambiamenti legati alla nuova ledership in questo contesto?

Si è aperto oggi a Pechino il Congresso Nazionale del Popolo, il così detto “Parlamento Cinese”, che vede riuniti 3000 delegati da tutta la Cina e nel quale sarà completato il processo di transizione della leadership, iniziato a novembre con il Congresso del partito. A partire da oggi, 5 marzo, e fino al 13 marzo, l’ assemblea plenaria, che si tiene ogni anno in questo periodo, dovrà stavolta procedere alla costruzione della nuova burocrazia e del nuovo governo cinese, oltre ad approvare nuove leggi.

Il capo dei capi Xi Jinping diventerà anche il Presidente della Repubblica Popolare (dopo aver assunto le cariche di segretario del Partito e di capo della Commissione militare nel novembre scorso), mentre Li Keqiang assumerà alla fine dell'Assemblea del Popolo la carica di premier, prendendo il posto di Wen Jiabao.

Il vecchio premier oggi ha fatto il suo canto del cigno con una relazione sullo stato del paese. Nel suo intervento ha esposto il lavoro svolto dal suo governo negli ultimi 5 anni e ha tracciato indicazioni su quelli che dovrebbero essere i prossimi impegni del governo cinese, ovviamente tenendo conto della propria condizione, quella di un premier che si sta avviando verso l'uscita e che ha chiaro che spetterà alla nuova leadership prendere in mano la situazione e governare per i prossimi 5 anni.

Che cosa ci si può aspettare? Intanto c'è da dire che dall'Assemblea Nazionale del Popolo, che si svolge parallelamente all'Assemblea Consultiva del Popolo, in genere non ci si aspettano delle rivelazioni e delle novità particolari. L'Assemblea Nazionale viene chiamata a ratificare proposte e approvare leggi che generalmente sono state già decise dal Partito, riunito in seduta plenaria nei diversi organismi, il comitato centrale, il Politburo e il suo comitato permanente (quest’ultimo, costituito adesso da sette persone è il vero nucleo del potere costituito). E’ da queste entità che sono state elaborate le proposte per la nuova governance cinese .

Anche se Wen Jiabao se ne va, è comunque interessante esaminare il punto da lui ha fatto sugli ultimi 5 anni cinesi.

I dati sono per certi versi impressionanti. L'elenco brutale di quelle che vengono considerate le realizzazioni del governo di Wen Jiabao e Hu Jintao espone risultati enormi.

In 5 anni, il Pil cinese è raddoppiato, da 3.000 a 6.000 miliardi di euro.

I redditi urbani sono cresciuti del' 8,8%, mentre quelli delle campagne, dei contadini, sono aumentati di quasi il 10%.

Sono stati creati quasi 59 milioni di posti di lavoro in 5 anni.

85 milioni di contadini sono migrati dalle campagne alle città aggiungendosi alla grande ondata di urbanizzazione.

Materialmente sono stati costruiti circa 20.000 km di nuove ferrovie e di questi 9.000 sono per treni ad alta velocità.

Sono state costruite 600.000 km di strade e di queste 42.000 sono autostrade veloci.

Sono stati inaugurati 31 aeroporti, 600 attracchi nei porti per navi da oltre 10.000 tonnellate.

La spesa per l'istruzione negli ultimi cinque anni è aumentata di circa il 21% all’anno.

La spesa per la scienza e la tecnologia, perno importante per la nuova Cina e per il nuovo sviluppo del paese, è cresciuta ogni anno del 18% nell'ultimo quinquennio.

Gli investimenti diretti all'estero sono triplicati da 24 a 77 miliardi di dollari. (Financial Times “China’s growth, a bountiful half decade, http://blogs.ft.com/beyond-brics/2013/03/05/chinas-growth-a-bountiful-half-decade/#axzz2MfKJh2aV)

Sommersi dalle cifre, ci si sente quasi oppressi da questo iper sviluppo (peraltro condotto a termine in anni di grave crisi economica globale).

Nel discorso del premier, durato 100 minuti dei quali buona parte dedicati ad elencare tutti gli obiettivi raggiunti, il punto centrale, temporalmente contenuto ma non per questo meno importante, è stato tuttavia quello in cui ha evidenziato i problemi che questo tipo di sviluppo ha comportato. Stiamo parlando di argomenti già esposti da anni e che il premier uscente riassume non da ieri in una formula: lo sviluppo cinese è insostenibile, sbilanciato e scoordinato, quindi va cambiato.

Da questo punto di vista la leadership uscente lascia una Cina che è cresciuta enormemente ma nella quale sono anche cresciuti enormemente i problemi.

La vecchia leadership se ne va dunque anche con un certo senso di fallimento rispetto a quello che non è riuscita ad ottenere: l'inquinamento e la devastazione ambientale sono cresciuti a livelli mostruosi, il gap dei redditi è diventato uno dei più gravi del mondo, la corruzione non è stata per nulla abbattuta ed è diventata uno dei problemi più gravi che minacciano la legittimità del partito. Si lascia dunque un'eredità grandiosa e al tempo stesso terribile alla nuova leadership che adesso dovrà prenderla in mano.

L'ultimo giorno parlerà il nuovo premier Li Keqiang, e vedremo che cosa dirà riguardo al futuro.

All'interno del Congresso come sono emerse le nuove priorità per il prossimo futuro?

Wen Jiabao ha aperto così il Congresso nazionale del popolo che nei prossimi giorni entrerà nel merito anche delle nuove priorità da affrontare. Anche la relazione del premier uscente ha tuttavia indicato alcune priorità, o meglio le ha enunciate in parte.

I nuovi slogan puntano sul benessere della popolazione (negli ultimi anni si è parlato anche di “felicità”), sull'assoluta priorità da dare al rafforzamento dello sviluppo sociale. Alcune indicazioni di spesa sono state già date.

Dobbiamo tener presente che Wen Jiabao non può formalmente indicare linee strategiche, visto che se ne sta andando, (peraltro piuttosto azzoppato dagli scandali, basti pensare alle pagine e ai servizi che sono stati pubblicati qualche mese fa dal New York Times su di lui e sulla sua famiglia e su come questa si è arricchita grazie ai potenti agganci di cui disponeva).

Come sia, le prime indicazioni di cifre date all'inizio di questa Assemblea Nazionale dicono che, per esempio, aumenteranno del 27% le spese per la sanità, del 14% quelle per il welfare e la previdenza sociale. Contemporaneamente però aumenterà quasi del 9% (8,7%) la spesa per la sicurezza interna che sarà di circa 769 miliardi di yuan (poco meno di 99 miliardi di euro). Questo vuol dire che, per il terzo anno consecutivo, questa voce di spesa supererà le spese militari per la difesa. Le quali saranno a loro volta aumentate del 10,7% e si aggireranno intorno ai 720 miliardi di yuan (poco più di 92 miliardi di euro). Il che segnala un elemento di incertezza forte e di timore del sistema dello stato-partito riguardo alla situazione interna.

Quali sono i punti della nuova fase su cui appuntare la riflessione?

Il modello di sviluppo cinese, per gli sbilanciamenti che sta provocando, soprattutto sociali, richiederebbe una profonda opera di riforme. Le riforme profonde che si richiedono hanno bisogno tuttavia, per essere compiute, di andare a raddrizzare alcune storture del sistema e ciò porterebbe inevitabilmente a colpire dei potenti interessi costituiti. Questo potrebbe persino essere destabilizzante. La valutazione che la nuova leadership dovrà fare è se le riforme richieste, nella loro radicalità e nella loro profondità, non metteranno alla fine a rischio la capacità dello stato-partito di gestire il rinnovamento. Al dunque dovrà valutare qual è il rischio che è disposta a correre. Credo sia questo uno dei punti più caldi che la leadership futura dovrà valutare e affrontare.

Detto questo, però alcune decisioni importanti sono già state prese. Quella più interessante, presentata dal Consiglio di Stato, cioè il governo, si può ricondurre alla nuova leadership e non a quella passata, ed è un piano in 35 punti per affrontare il grave gap dei redditi. La disuguaglianza dei redditi (come ricordavamo in una delle prime puntate del nostro Osservatorio), viene misurata sulla base del coefficiente di Gini. Nel gennaio scorso, per la prima volta dopo 12 anni, sono stati diffusi i dati ufficiali che hanno mostrato come la situazione in Cina sia molto grave, vicina a quella degli Stati Uniti. E, se si tiene conto di alcuni circuiti sotterranei di economia nera, probabilmente molto più vicina ai livelli del Sud Africa.

Il piano in 35 punti del governo per diminuire la disuguaglianza dei redditi è titanico. (Per un approfondimento degli aspetti del piano:

http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/globi/Nababbi-cinesi-Pechino-cerca-contromisure-16861). Il progetto contiene una serie di misure molto radicali. Ad esempio, è incardinato attorno a piani giganteschi di urbanizzazione. (Circolano cifre secondo le quali entro i prossimi 20 anni la Repubblica popolare potrebbe spendere qualcosa come l’equivalente di 5.000 miliardi di euro per un’urbanizzazione massiccia che prevede lo spostamento di almeno altri 400 milioni di contadini dalle campagne alle città. Si veda Nick Edwards and Benjamin Kang Lim “Exclusive: China plans bond overhaul to fund $6 trillion urbanization – sources”, http://www.reuters.com/article/2013/02/28/us-china-economy-urbanisation-idUSBRE91R1H720130228). Il piano con cui si intendono combattere le diseguaglianze prevede che una parte dei finanziamenti debba venire da una maggiore tassazione delle imprese di stato e con l'emissione di buoni del tesoro, cioè con un indebitamento forte dello Stato.

Un piano di urbanizzazione di questa portata costringerà le autorità ad affrontare seriamente e risolvere il problema dell’ hukou, cioè dello stato di residenza dei contadini migranti (che oggi, avendo la residenza contadina non godono degli stessi diritti dei residenti urbani). Ma la riforma dell’hukou richiede spese enormi per assicurare ai lavoratori migranti la casa, la sanità, l'istruzione, la pensione e quant'altro. Collegato a questo un altro aspetto, a mio avviso molto importante perché di nuovo agisce sulle campagne: si prevede che dal Congresso nazionale del popolo uscirà una legge che renderà più facile e più redditizio per i contadini liberarsi del valore d'uso della terra (la proprietà della terra è pubblica, i contadini possono disporre solo di diritti d’uso). Questa nuova legislazione dovrebbe garantirli maggiormente rispetto alle prepotenze dei governi locali, che sono state al centro di rivolte a causa degli espropri illegali. Ma se lasciare la terra sarà reso più facile e redditizio, i contadini saranno ulteriormente spinti ad abbandonarla per migrare nelle città.

Si profila uno scenario di mutazioni gigantesche e sarà interessante osservare come saranno affrontate e gestite. Questa ulteriore migrazione significa affrontate il problema di offrire case popolari, a basso costo, per i lavoratori. Per reperire i fondi necessari occorrerà ad esempio tassare i capitali e le proprietà immobiliari dei più abbienti. Un groviglio di questioni che per essere sciolto porterà a colpire determinati interessi.

Ed al tempo tesso, a mio avviso, un piano di questo genere, e così vasto, prefigura anche una fase di riforme che non è propriamente in senso socialista, ma si richiama molto al Deng Xiaoping del '92, quattro anni dopo il massacro di Tienanmen (quando nel suo famoso “viaggio al sud” rilanciò alla grande le riforme e l’apertura che aprirono un decennio di nuove riforme in senso liberiste e per certi versi disumane). Insomma, si prefigura un governo di “tecnici” molto pragmatico, molto de- ideologizzato e fortemente determinato a mantenere in modo autoritario il controllo di questo paese.