Continua il clima di terrore in Nigeria.
Un altro sequestro di massa - attribuibile al gruppo terroristico di Boko Haram- ha sconvolto la già non pacifica situazione del Paese.
Si parla di circa 190 persone prese in ostaggio, tra cui donne e bambini, caricate a bordo di camion verso la foresta Sambisa. È successo domenica scorsa a Gumsuri, circa 70 chilometri a sud di Maiduguri, la capitale dello Stato del Borno, sulla strada per Chibok.
Le notizie faticano ad arrivare e il fatto è denunciato solo quattro giorni dopo all’accaduto – lo scorso 19 dicembre-, le fonti della sicurezza e i pochi sopravvissuti parlano di decine di corpi ammassati, 33 sepolti, alcuna resistenza e inaudita violenza da parte dei miliziani. A questo si aggiunge la difficoltà economica in cui riversa il Paese e la difficoltà di mobilità determinata da strade impraticabili o sbarrate dai posti di blocco dei terroristi; non è facile riuscire a scappare senza finire tra le loro mani e non è facile denunciare la situazione a causa della rete di telefonia mobile totalmente assente.
Il governo nigeriano è in estrema difficoltà e non interviene, tutta l’attenzione è rivolta alle prossime elezioni governative che si terranno a febbraio e le forze dell’ordine nigeriane sono pressoché inesistenti – in ogni caso ripetutamente accusate dalle associazioni per i diritti umani di violenze contro i civili-. Quindi se da una parte i terroristi di Boko Haram sono sempre più equipaggiati e organizzati, dall’altra le forze di sicurezza del Paese non intervengono: elementare l’idea che ci sia una sorta di alleanza tra le due fazioni, ciò che è sicura è un’accertata infiltrazione dei miliziani nelle forze armate e di polizia.
La classe politica nigeriana arriverà così alle elezioni ignorando totalmente quel gruppo terroristico di cui è evidente la capacità di conquista territoriale e di destabilizzazione dell’apparato istituzionale.
Intanto vittime innocenti si moltiplicano giorno dopo giorno.