Occupata l’università inglese di Warwick che aveva organizzato un meeting con un ufficiale dell’esercito israeliano durante i bombardamenti a Gaza.

«Nessuna forma di apartheid dev’essere tollerata all’interno dell’Università»

23 / 11 / 2019

Le studentesse e gli studenti ed alcuni docenti dell’Università inglese di Warwick stanno occupando da martedì scorso due aule dell’Ateneo in segno di protesta contro la locale Student Union ed il rettorato. Queste ultime avevano invitato il colonnello israeliano Eyal Dror a tenere una conferenza su “come quasi 700 missioni umanitarie al confine tra Israele e Siria abbiano contribuito a salvare migliaia di vite umane.”

#WarwickOccupy è composto da docenti, studentesse e studenti dei collettivi antirazzista (WARSoc), antisessista(WASS), Warwick Pride, società araba di Warwick, diritto gratuito allo studio (WFFE) ed Amici della Palestina.

L’occupazione è nata spontaneamente dopo che Taj Ali, delegato della Student Union per le minoranze etniche, aveva guidato un sit-in di protesta fuori dall’aula dove il collettivo universitario ebraico-israeliano aveva invitato a parlare il colonnello Dror. La conferenza si è tenuta lo stesso, ma è stata spostata altrove. Durante il sit-in è stato sottolineato come fosse inopportuno ospitare un alto ufficiale dell’esercito che proprio in questi giorni è impegnato in un’operazione brutale su Gaza, nella quale hanno già perso la vita 35 persone, tra cui un’intera famiglia, massacrata “per errore” a Deir al-Balah. La protesta, è stato ribadito in seguito alle accuse di antisemitismo, semplicemente contesta le politiche del governo e dell’esercito israeliani.

"Dobbiamo ribadire che siamo fortemente contrari all'antisemitismo in tutte le sue forme e che la natura di questa protesta è intrinsecamente antirazzista. Non confondiamo le critiche allo stato israeliano con le critiche al popolo ebraico o israeliano ”, ha dichiarato #WarwickOccupy nel comunicato diramato subito dopo l’occupazione delle aule.

Nello stesso comunicato si leggono le motivazioni che hanno portato all’occupazione e le richieste dei manifestanti. «Abbiamo occupato perché siamo convinti che in questo campus si stia dando spazio a delle organizzazioni che emarginano e mettono seriamente in pericolo il benessere degli studenti che fanno parte di gruppi sociali non maggioritari. Organizzare questa conferenza durante il mese della consapevolezza contro l’islamofobia e nella stessa settimana in cui decine di persone vengono brutalmente uccise a Gaza dall’esercito di Israele è una chiara provocazione, e come tale avrebbe dovuto essere impedita».

L’evento che ha ospitato il colonnello Dror era stato co-organizzato dall’associazione islamofobica “StandWithUs”, e l’intento era quello di legittimare l’occupazione delle alture del Golan siriano, mascherando la realtà di occupazione neocoloniale con millantate “operazioni umanitarie”. Nient’altro che whitewashing.

L’occupazione serve, in questi giorni, a riappropriarsi di uno spazio all’interno del quale si possa dare voce a chi viene discriminato all’interno dell’ateneo. Il rettorato e la Student Union, infatti, oltre ad ignorare le richieste d’aiuto degli studenti discriminati, come nel caso dello scandalo delle “chat di gruppo” messo a tacere per non rovinare la reputazione del campus, applicano un “doppio standard” per l’assegnazione degli spazi di dibattito. Ad esempio, l’organizzazione di due eventi con oratori britannici neri, tra cui la parlamentare Dawn Butler, è stata recentemente rifiutata perché in contrasto con il principio di “apoliticità”.

Dichiarazioni di solidarietà sono giunte da gruppi di studenti dell'Università di Manchester, King's College London (KCL), Lancaster University e Goldsmiths, University of London.

All’occupazione, del tutto pacifica, l’Ateneo sta rispondendo con l’istituzione di un regime repressivo, tanto che la sicurezza ha vietato l’ingresso alle aule di nuove persone ed il rientro per chi dovesse temporaneamente abbandonarle, negando così l’utilizzo dei servizi igienici e l’ingresso di cibo, acqua e medicine agli/alle occupanti, sbattendo letteralmente le porte in faccia a chi tenta una negoziazione, criminalizzando chi supporta l’occupazione ed utilizzando mezzi illeciti e non ufficiali di registrazione dei volti degli/delle occupanti.