Parlano i fantasmi

Le voci dei Latin Kings e Queens

29 / 7 / 2009

King Freedom è uno dei portavoce della Nazione dei Latin Kings in Italia. Con lui ed altri giovani appartenenti alla Nazione, abbiamo iniziato nel novembre del 2005 un percorso per rendere possibile anche a Genova il modello Barcellona: la pace fra i gruppi, l’emersione, il riconoscimento e la legalizzazione delle esperienze impropriamente definite dai media con il termine di bande.
La parte più importante di questo percorso, in Italia, è al momento il processo di mutua conoscenza fra noi ricercatori e i ragazzi e le ragazze protagonisti di queste esperienze. Non è stato facile  incontrarli, parlar loro e guadagnarne la fiducia. Molti sono senza regolari documenti anche se hanno vite normali fatte di figli, famiglie, lavori in nero e sotto pagati.  E’ in questo contesto, segnato dalle operazioni recenti di polizia ma anche dal nostro lungo lavoro sotterraneo fra Barcellona, Guayaquil e Genova, che intervistiamo King Freedom di Guayaquil e due Queens italiane, Queen Sidney e Queen Dominique, per far conoscere la realtà del loro gruppo, della loro organizzazione di strada, aldilà degli stereotipi dei media.  

D: puoi dirci brevemente chi sei?
KF: Sono un padre, ho un bambino piccolo, lavoro come tutti i padri di famiglia per dar da mangiare a mia moglie e ai bambini. Faccio il muratore, alle 7.30 sono sui cantieri e finisco alle 17. Sono in nero come quasi tutti i clandestini.  Mi pagano 50 euro al giorno, non ho vacanze né malattia. Faccio questo lavoro da 3 anni. In Ecuador studiavo scienze in un liceo.
Queen Sidney: sono una studentessa italiana, sono Regina da 6 mesi. I miei amici sono tutti ragazzi immigrati e grazie a loro ho imparato lo spagnolo
Queen Dominique: anche io studio e sono italiana. Faccio parte della Nazione da 6 mesi ma frequento i ragazzi Latin Kings da quasi cinque anni quando li ho visti ballare hip hop in una piazza.

D: Tu sei diventato un Rey in Ecuador, quando e perché avete deciso di fondare questa esperienza in Italia?
FK: La Nazione è nata 5 anni fa a Milano, a Genova si è diffusa qualche anno dopo. Abbiamo deciso di fondarla per difendere anche in Italia i diritti dei giovani immigrati. Noi siamo uniti, siamo una famiglia anche se distanti. I nostri fratelli e le nostre sorelle, a Porto Rico come a Guayaquil ci stanno vicini aiutandoci.

D: Voi invece siete diventate regine in Italia: ci potete raccontare il perché di questa scelta?
QS: Io mi sono resa conto di aver bisogno di un aiuto e di qualcuno che mi comprendesse. Sono diventata Regina e ho trovato un sostegno morale. La mia è stata una infanzia difficile e non avendo una famiglia ho avuto bisogno di sentire un amore fraterno
QD: Io ho conosciuto gli hermanitos grazie a Queen Sidney che già li frequentava. Ed ho deciso di farne parte.Sono cresciuta nella strada e ho visto e vissuto molte esperienze sulla mia pelle. La Nazione mi ha dato quel sostegno che neppure mia madre è riuscita a darmi.

D: quali sono le condizioni di vita di un giovane migrante sudamericano, ecuadoriano, a Genova, in Italia?
KF: Innanzitutto il problema è trovare lavoro e la casa. E poi non poter comprare un qualsiasi bene perché ti chiedono i nominativi e c’è il rischio che la polizia mi possa espellere quando io ho già la mia vita e la mia famiglia qui in Italia. La paura di presentarsi in questura senza documenti, la paura di non potersi intestare niente. Il lavoro in nero rende poco, lavoriamo tutto il giorno, rimaniamo sfruttati e senza diritti.
QS: Questo vale anche per noi italiani. Anche noi lavoriamo tanto, eppure il denaro è sempre poco, sembra non bastare mai. Anche gli studi sono una grande spesa e a volte anche a mio padre tocca fare dei grandi straordinari per pagarmi la scuola. A volte preferisco rinunciare per vederlo più a casa e riposato.
QD: per esempio io studio in una scuola privata e pago 200 euro mensili solo per fare un corso. Anche per noi è difficile comprare una casa di proprietà, soprattutto adesso che con l’euro è aumentato tutto, praticamente raddoppiato.

D: quali sono gli obbiettivi di quella che voi chiamate la nazione dei Latin Kings e Queens?
KF: I propositi nostri sono di stare uniti come una vera famiglia, già che in casa molti fratelli non sono compresi, non hanno questo aiuto morale. Non vengono capiti in casa, trovano questo aiuto nella Nazione, un aiuto per dormire e mangiare.
QS: Quel che è mio è anche tuo: tu aiuti me come io aiuto te. Io ad esempio quando stavo con gli italiani bevevo e fumavo, adesso non ne sento più il bisogno: mi sfogo parlando, ho sempre una spalla su cui piangere e a cui chiedere aiuto.
QD: noi diciamo: io muoio per te, tu muori per me. Tu sei il sangue del mio sangue, carne della mia carne, figlio di mia madre la natura. La fratellanza che ho trovato con loro non la ho mai provata con i miei coetanei italiani.

D:dicono che per diventare Latin King bisogna commettere atti criminali: ci puoi raccontare quali sono le prove richieste?
FK: E’ falso. Non esiste un rito per entrare. L’unica cosa che si chiede è la fiducia, noi non chiediamo di diventare fratelli, se tu lo chiedi, lo vuoi, sarai accolto dalla Nazione. Le uniche regole, sono: se usi le sostanze tossiche, lasciale, noi ti aiutiamo. Se rubi, lo stesso: noi ti aiutiamo, non avrai più bisogno di rubare.  
QS: io sono diventata Queens molto dopo avere conosciuto questi ragazzi. Quando io stavo male, erano loro a chiamarmi e a chiedermi come stavo, a dirmi di uscire e parlarne con loro per sfogarmi. Quando mi hanno detto che facevano parte della Nazione, io subito ho pensato che fossero una banda, e loro mi hanno spiegato che non lo sono, noi siamo una famiglia. Mi hanno aiutato e compreso, e io ho iniziato a pensare di diventare una Queen.
QD: in televisione dicono che i Latin Kings sfruttano le ragazze all’interno della Nazione, o stupidaggini sull’obbligo di andare a letto con il più duro di loro. Mentre io non mi sono mai trovata in una situazione in cui uno dei miei fratelli abusasse sessualmente di me.

D: in cosa consiste essere parte della Nazione?
FK: anch’io ho avuto una vita difficile e ho fatto cose che adesso non faccio più grazie alla Nazione. La Nazione mi ha detto basta e mi ha aiutato ad essere uomo e per questo sono orgoglioso di essere un Latin King.
QS: noi andiamo a ballare, pranziamo insieme, ci vediamo con le nostre famiglie per andare in vacanza. Siamo andati ai laghi o nei parchi, o al mare insieme.
FK: noi dove andiamo puliamo dopo. Guardatevi intorno, la gente che beve e lascia le bottiglie per strada, noi puliamo dove sporchiamo.
QD: Andiamo ballare insieme salsa, bachata, merengue, reggaeton, cumbia ecc. Adesso stiamo incidendo un disco, e non è il primo. Un disco in cui alcuni nostri fratelli cercano di esprimere alle persone che non sono della Nazione, che cosa vuol dire esserlo. E’ un disco di Rap, usciranno anche parecchie canzoni in italiano. A volte ci riuniamo per parlare dei nostri problemi e per darci un aiuto reciproco. E comunque è bello esprimersi senza essere giudicati Come a molti ragazzi ci piacciono piercing e tatoo, e un nostro fratello li fa a molti di noi. Sul giornale hanno fatto vedere che uno dei nostri fratelli ha un tatuaggio con la corona, il nostro simbolo, ma questa è una scelta personale: non siamo obbligati a tatuarci, e tantomeno a tatuarci delle corone.

D: chi fa parte del gruppo?
QS: In Italia italiani e stranieri, lavoratori, studenti, madri e padri e i figli dei fratelli e delle sorelle. Nel mondo molti cantanti famosi, avvocati, soldati, poliziotti, sacerdoti, insegnanti e operai, bianchi, neri..il colore della pelle e il lavoro non fanno differenza. Siamo tutti creati dallo stesso Dio. Gente comune, non siamo mostri, non siamo razzisti, anzi combattiamo il razzismo che spesso subiamo.
QD: oggi sono andata al mare e a uno dei nostri amici stranieri  è caduto un bicchiere per terra. Subito una signora ci ha aggredito dicendo “raccoglilo che non sei a casa tua”. Ma questa è casa di tutti..chi vive qui, italiano o straniero che sia, ha qui la sua casa. Se ti vesti largo, hip hop, ti guardano come un teppista.
QS: pensano che ti droghi. Anche quando vado a messa sono guardata male per come mi vesto o perché sono accompagnata da ragazzi stranieri.

D: che rapporto avete con la polizia?
QS: spesso si approfittano di noi. Entrano nelle nostre case picchiandoci e prendendo oggetti (foto, cellulari, stereo, cd, felpe, computer) senza neanche avere un mandato di perquisizione. Capita spesso. E poi parlano di privacy e di diritti umani
KF; anche ieri è successo questo. Ci hanno” arrestato” due cellulari, ci fanno foto di nascosto. Quando portiamo i rullini a sviluppare, se li fanno copiare dai negozianti.
QD: ci controllano i cellulari e la posta elettronica. Siamo sotto controllo senza aver commesso nessun crimine.

D: cosa provi, come ti senti, quando vedi in televisione o sui giornali come vi descrivono, o quando arrestano qualcuno dei vostri “fratelli”?
QS: se vedo come ci descrivono mi viene rabbia, perché non ascoltano, non vengono a sentire la nostra opinione, se ci conoscessero prima di giudicarci sarebbe meglio. Sulle persone che sono adesso in galera, o anche sulle altre che sono state denunciate altre volte, può succedere di fare degli errori, come può succedere a qualsiasi ragazzo. Questo non vuol dire che tutti i sudamericani, i fratelli, o che addirittura la Nazione, siano dei criminali o che la nostra sia un’organizzazione criminale.

D: Abbiamo assistito a un vostro incontro in Barcellona. Abbiamo visto un sacerdote anglicano battezzare i vostri figli. Quale è l’importanza della religione nella vostra vita?
KF. Noi siamo cattolici, figli di Dio, Siamo persone normali come voi che ci leggete. Anche noi ci teniamo a battezzare i nostri figli. In giro per il mondo ci sono preti che ci aiutano e uno di questi verrà fra poco a Genova per battezzare i nostri principi e per portare pace.
QS: Gli uomini sono Re, noi siamo Regine. I nostri figli sono principi e le bambine principesse. Ci teniamo che i nostri figli abbiano un rapporto con Dio sin da quando nascono.

D: Dicono che siete un’organizzazione violenta..
QS: Nel passato ci sono state incomprensioni con altri giovani e mancanze di rispetto. Molto spesso ci attribuiscono colpe che non abbiamo. Avete visto il reportage di Lucignolo in televisione. Attribuiscono ai Latin Kings cose che fanno altre persone che noi non conosciamo neanche.
KF: Molta gente usa il nostro nome e i nostri colori (giallo e nero) come scudo per commettere delitti.  Al principio, tre anni fa’,  c’erano persone che avevano rubato o commesso violenze. Per entrare nella Nazione le hanno dovute lasciare, anche se tuttora se le portano dietro come precedenti penali. Anche adesso, questo può succedere con le persone che entrano a far parte della  Nazione, e magari prima avevano dei precedenti che si portano dietro.

D: da dove nasce la violenza fra i giovani che fanno parte delle organizzazioni della strada?
QD: Ci sono molte bande a Genova che cercano di imitarci. Se ci fosse il rispetto, non ci sarebbe alcun problema. Noi non odiamo nessuno e tanto meno vogliamo essere odiati. A volte usano i nostri colori per metterci nei problemi. Noi non ci suddividiamo il territorio, noi giriamo ovunque, le mappe che appaiono sui giornali sono false.
QS: Tanti ragazzi, anche italiani, si picchiano e rubano. Ma solo noi siamo i criminali. Vi sembra giusto?
KF: La storia dei LK è molto antica, di radici e tradizioni. Sono problemi vecchi che si sono trasportati qui, si sono tramandati. Ma possiamo anche essere amici, se ci conosciamo, mettere una pietra sul passato e vivere in pace di nuovo. Ma vogliamo rispetto…per dare rispetto.

D: Ci raccontereste che cosa è successo a Barcellona nel novembre del 2005?
KF: A Barcelona, con l’aiuto del Comune e dell’Università e di un sacerdote vicino alla Nazione, si è fatta la pace fra LK e Netas; i diversi gruppi sono stati legalizzati e riconosciuti.  Quello che vorremmo fare anche a Genova e in Italia. Legalizzare la nostra organizzazione per non avere più problemi e creare la pace una volta per tutte, per vivere la nostra vita in pace e armonia.

D: Che tipo di ripercussione ha avuto questo processo di riconoscimento in giro per il mondo?
FK: Da Guayaquil a Genova, da Barcellona a Milano, da New York a Madrid, ovunque i nostri gruppi cercano di percorrere la nostra strada. Vorremmo che anche il Comune di Genova ci aiuti a rendere possibile questo nostro desiderio.

D: Pensi che sia possibile anche a Genova?
FK: Come ci sono riusciti i nostri fratelli e sorelle a Barcellona, possiamo e vogliamo riuscirci anche noi. Da Barcellona in poi abbiamo cercato di evitare qualsiasi conflitto con gli altri gruppi; a volte è difficile, ma noi ci proviamo ugualmente e ci impegniamo per il futuro

D: Con questa intervista per la prima volta i cittadini genovesi ascoltano direttamente la voce dei ragazzi e delle ragazze protagonisti delle organizzazioni della strada. Che messaggio volete mandare a chi vi legge?
QS: Non guardarmi male perché faccio parte della Nazione. Anzi prova a pensare che mi hanno aiutato nelle mie difficoltà e che un giorno potrebbe servire anche a voi un aiuto.
QD: Non giudicateci per le apparenze, conosceteci, non siamo delinquenti, fateci parlare, sentite la nostra voce, la nostra versione. Cercate di vedere chi siamo veramente..noi ci stiamo lasciando conoscere
KF: Dateci un’opportunità..quello che avete ascoltato di noi sono solo cose negative. Dateci un’occasione, dateci una possibilità per dimostrarvi chi veramente siamo.

Massimo Cannarella è ricercatore del progetto Tresegy – Transnational research on european second generation è Luca Queirolo Palmas e docente di Sociologia delle Migrazioni, Università di Genova

Cosa leggere per approfondimento sulle organizzazioni della strada e il contesto delle migrazioni dei latinos….

Ambrosini M., Queirolo Palmas L., 2005, I latinos alla scoperta dell’Europa, Nuove migrazioni e spazi della cittadinanza, Franco angeli,Milano.

Barrios L., Brotherton D., 2004. The Almitghty Latin King and Queen Nation. Street politics and the transformation of a New York City gang. New York, Columbia University Press;

Cerbino M., 2006, Jovenes en la calle. Cultura y conficto, Anthropos, Barcelona.Feixa C., Porzio L., Recio C., 2006. Jóvenes latinos en Barcelona. Espacio público y cultura urbana, Barcelona, Anthropos-Ajuntament de Barcelona. Feixa C., 2006, De jovenes, bandas y tribus, Ariel, Barcelona.

Lagomarsino F., 2006. Esodi e approdi di genere. Famiglie transnazionali e nuove migrazioni dall’Ecuador, Franco Angeli, Milano

Hagedorn J., 2006, Gangs in the Global City, University of Illinois Press. Chicago.

Klein M. W., Kerner H-J, Maxson C. L., Weitekamp E., 2001, Eurogang Paradox, Kluwer Academic Publisher, London

Kontos L., Brotherton D., Barrios L., 2003,  Gangs and Society: Alternative Perspectives, Columbia University Press, New York.

Queirolo Palmas L., 2006, Prove di seconde generazioni. Giovani di origine immigrata tra scuole e spazi urbani, Franco Angeli, Milano, 2006

Queirolo Palmas, Torre A., 2005, Il fantasma delle bande, Fratelli Frilli Editori, Genova.

Reguillo R., 2000, Emergencia de cultura juveniles, Norma, Bogotà

Reguillo R., 1991, En la calle otra vez. Las bandas: identidad urbana y uso de la comunicacion, ITESO, Guadalajara.

Sanchez R., 2000. My Bloody Life. The Making of a Latin King, Chicago review Press, Chicago.

Vigil J.D., 2002, A Rainbow of Gangs, University of Texas Press, Austin

Cosa guardare...

M. Levin, 2004, Back in the Hood: Gang Wars Part Two, HBO, Usa

F. Meirelles, 2003, City of God, BrasileR. Rowley, J. Soheen, 2001, Black & Gold, Big Noise production, USA

M. Kassovitz, 1995, La haine, Francia

J. Singleton, 1993, Boyz N the Hood, USAT.

Siegel. D. Conquergood, 1990, The Heart Broken in Half, USA

R. Wise, 1961, West Side Story, USA

Gallery