Piazza Maidan ha vinto

Yanukovich grida al golpe, ritorna alla grande la regina del gas Timoshenko

di Bz
23 / 2 / 2014

La rivolta si trasferisce dalla piazza Maidan alla Rada [il Parlamento], con un colpo di scena i parlamentari mettono in stato d’accusa Yanukovich, indicono le elezioni per il 25 maggio, liberano immediatamente Giulia Timoshenko. Il Presidente sbraita nell’aula parlamentare sulla illegittimità delle decisioni, grida al golpe, chiede l’intervento dell’esercito in sua difesa, che fa sapere, con una dichiarazione pubblica, che non interverrà nel vita politica del paese ed resta fedele alle decisioni della Rada. Per Yanukovich è il segnale che è stato abbandonato al suo destino ed inizia la sua fuga verso i territori russofoni o la Russia stessa, che nel frattempo ha fatto circolare delle dichiarazioni di golpe in sintonia con l’ex presidente.

Giulia Timoshenko si è presentata in piazza Maidan, acclamata dalla folla ed è , di fatto incoronata come eroina e martire della libertà dell’Ucriana, proprio lei, chiamata la regina del gas, che ha accumulato enormi ricchezze grazie al monopolio esercitato nelle forniture del gas delle pipeline russe verso l’Europa, proprio lei condannata per aggiotaggio e truffa. Una figura che porta con se tutte le lacerazioni che hanno concorso a determinare la rivolta, la guerra civile di questi mesi.

Comunque la rivolta di piazza Maidan ha vinto, gli insorti hanno ottenuto tutti i punti della piattaforma con cui si era aperta la trattativa, quali saranno gli sviluppi sul piano interno ed internazionale sono tutti da vedere da oggi in avanti.

Tutto è precipitato con grande velocità dopo la telefonata Obama Putin in cui, a distanza, i grandi burattinai internazionali si sono dati reciproche garanzie per ottenere una pacificazione, almeno temporanea, dell’Ucraina, che sembra scivolare sotto l’ala protettrice dell’Europa. Ma non si prospetta come una soluzione indolore: ci sono molte probabilità che i territori ad est del fiume Dnieper e la Crimea, per storia, per cultura per lingua legati alla Russia, si pronuncino per una separazione, una autonomia dalle scelte che sono emerse in queste ultime ore, dove gli intrighi internazionali, dei servizi segreti e di palazzo hanno defenestrato il Presidente che non voleva farsi da parte come chiedeva a gran voce piazza Maidan.

Infatti si può convenire con Yanuckovich che le decisioni assunte dalla Rada sono state torbide: il suo partito si è dissolto e ha eletto presidente l'ex capo dei servizi segreti Oleksandr Turcinov, che ricopre momentaneamente anche la funzione di capo del governo; e un altro suo fedelissimo, Arsen Avakov, è stato fatto ministro dell'Interno.

L'Europa fa l'occhiolino e si impegna ad erogare 20 miliardi di sostegno dopo le elezioni: fidarsi è bene ma diffidare è meglio, come ben si sa. Md è proprio dalla Russia che vengono i primi distinguo. Il premier russo Dimitri Medvedev ha detto infatti che "la legittimità di alcuni organi istituzionali" dell'Ucraina "suscita forti dubbi". "La situazione rappresenta una minaccia per i nostri interessi e per la vita dei nostri cittadini", spiegando così le ragioni del richiamo dell'ambasciatore russo a Kiev. Tutti noi sappiamo che il ritiro dell'ambasciatore non prelude a niente di buono, così come le dichiarazioni degli ex comunisti che hanno comunicato il loro passaggio all'opposizione, dopo che diverse sedi sono state assaltate e molte statue di Lenin abbattute.