Precipita la tensione ad Odessa e Sloviansk

50 morti il bilancio degli attachi del esercito e degli scontri, il rischio di guerra civile si estende.

di Bz
3 / 5 / 2014

"Utilizzando l'aviazione per sparare su località di civili, il regime di Kiev ha lanciato un'operazione punitiva e sta distruggendo le ultime speranze per l'attuazione degli accordi di Ginevra", ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov.

In verità gli accordi di Ginevra erano saltati 2 giorni – 10 giorni fa - dopo che si erano conclusi, quando l’esercito ucraino è intervenuto nella provincia di Sloviansk, dopo il l’uccisione di un noto esponente del partito Patria di Giulia Timoshenko e perché  nelle regioni orientali dell’Ucraina si consolidava la rete dei miliziani filorussi che aveva occupato, oltre che i palazzi simbolo del Potere, anche gli snodi stradali e ferroviari, determinanti per la circolazione di merci e persone, andando a costituire un potere locale parallelo a quello istituzionale.

Una situazione che non poteva durare: lo si intravvedeva nei ripetuti richiami rimbalzati tra Obama e Putin, dove l’uno rafforzava la mobilitazione NATO e l’altro ventilava di operare come in Georgia.

Ora è iniziata la prova di forza vera e propria, con sullo sfondo dalla parte dei miliziani filo russi, il sequestro degli inviati internazionale, il blocco delle circolazione ferroviaria e il controllo di oltre una decina di capoluoghi provinciali e la determinazione di tenere un referendum consultivo sulla separazione da Kiev domenica 11 maggio, seguendo il modello praticato in Crimea.

Dalla parte del potere centrale di Kiev si tenta, anche con l’appoggio di miliziani di Pravi Sector [partito dichiaratamente para fascista] provenienti dalle regioni centrali ma soprattutto organizzando quelli presenti nelle regioni orientali, molto attivi nei settori calcistici ultras, di riprendere il controllo delle regioni e dei centri istituzionali del potere locale, proprio per scongiurare che il referendum autonomista venga effettuato.

Sono questi militanti di Pravi Sector ad aver dato il via agli scontri tragici di Odessa e in altre città orientali mentre i reparti speciali dell’esercito cercavano di riprendere il controllo della città di Sloviansk che è diventata il simbolo della rivolta separatista.

Trentotto morti a Odessa, almeno una dozzina a Sloviansk, roccaforte della rivolta separatista filorussa, numerosi feriti e due elicotteri abbattuti: è il bollettino provvisorio della giornata di guerra civile in Ucraina, combattuta nel russofono sud-est, dove Kiev ha rilanciato la sua offensiva militare, ma anche sul Mar Nero tra secessionisti e filo Kiev. Una strage, quella di Odessa, che ha scatenato l'ira di Mosca che, "indignata" per "i crimini commessi", ha chiesto "a Kiev e ai suoi sostenitori occidentali" di "assumersi le loro responsabilità".

Ancora una volta la Russia fa la voce grossa a difesa della popolazione russofona, minacciando con un ultimatum l’Ucraina di chiudere le forniture del gas e di rimbalzo l’UE. Il rischio che divampi una guerra civile dove miliziani ed esercito ucraino si combattano per interposto blocco di potere al fine di consolidare i precari equilibri delineati come riferimento a Ginevra è quanto mai vicino.