Primo Marzo, appunti dalle piazze d'Europa

L'Europa solidale in piazza si stringe attorno ai migranti di Calais ed Idomeni

2 / 3 / 2016

Le agende dei movimenti segnano da anni il primo marzo come data stabile di mobilitazione per i diritti dei migranti, e nelle piazze di ieri echeggiavano le immagini dello sgombero - ancora in atto - della "jungle" di Calais così come lo sfondamento a Idomeni di una delle tante cortine di ferro che hanno invaso i Balcani. "Da Idomeni a Calais", in ogni piazza uno striscione evidenziava la "guerra al migrante" in atto nella Fortezza Europa.

Parigi, Place de la République, luogo simbolo della Francia egalitaria e repubblicana: lo striscione che apre il corteo meticcio nella grande spianata incita a "far cadere le frontiere", centinaia di persone nella luce chiara del tramonto si stringono per sfilare tra due ali di polizia ancora in armi dopo gli attentati del 13 novembre. Ieri per la Francia è stato il giorno della distruzione della "Jungle" a Calais, accampamento informale ed autogestito insediato da sei mesi, costantemente al centro del mirino della polizia che ha scelto proprio il primo marzo per assaltare da sud la tendopoli. Parigi risponderà con un corteo, i volantini distribuiti in piazza chiamano la manifestazione per venerdì alla Gare du Nord, altro luogo-simbolo perchè evidente richiamo alla libertà di movimento nonchè luogo di partenza dei convogli diretti a Calais.

Per restare in tema, proprio nella giornata simbolo dei diritti dei migranti, a Calais continuano i lavori di smantellamento di una parte della "giungla" la più grande baraccopoli di Francia, che ha ospitato migliaia di migranti per un lungo periodo. La demolizione organizzata dalle autorità si è scontrata con il rifiuto dei migranti di abbandonare la Jungle, tanto che è stato richiesto l'intervento delle forze dell'ordine: scontri, lancio di lacrimogeni, la tensione a Calais è stata alta. Per ora le autorità hanno cercato di spostare i migranti in container di spedizione situati in un'altra zona della Giungla, ma molti si sono rifiutati, temendo di essere costretti a chiedere asilo in Francia e rinunciare così al sogno di stabilirsi nel Regno Unito. 

calais

A Idomeni, invece, non ha fine la disperazione dei profughi. Ieri c'è stata forte tensione al confine: decine di migranti armati di pali hanno cercato di abbattere la rete confine tra i due Paesi per entrare in Macedonia. Una forzatura per protestare contro il tetto massimo all'afflusso giornaliero dei rifugiati fissato dalle autorità macedoni: anche qui intervento della polizia in assetto antisommossa, cariche e fitto lancio di lacrimogeni.

idomeni

Iniziativa simbolica a Bologna, dove un corposo corteo ha aggiunto una porta alle 12 che cingono il centro storico. La "porta dell'accoglienza", installazione nel giardino di piazza delle Medaglie d'Oro, ha il compito di rappresentare materialmente quel limite che separa cittadinanza e dignità, quel limite che le politiche istituzionali si ostinano a non voler varcare. Anzi, lo smantellamento degli accordi di Schengen - che potrebbe essere ben visibile a breve con il ritorno dei controlli di frontiera al Brennero - non fa che sbarrare il passo alle pratiche di accoglienza: non senza signicato, la nuova Porta della città non ha battenti, ma solo il varco per il libero passaggio, al contrario delle porte medievali nelle mura del 1400.

Padova nella giornata di ieri ha segnato il primo passo verso il corteo regionale per i diritti di cittadinanza che si svolgerà sabato 5. A chiamare la piazza di ieri sera la sigla PadovaAccoglie: raggruppamento nato lo scorso maggio tra associazioni e cooperative che organizzano i servizi di accoglienza ed attivisti. Il presidio si è raccolto davanti la Prefettura ed ha visto la partecipazione di attivisti e solidali provenienti da tutto il Nord-Est. Al centro dell'attenzione il funzionamento oscuro delle Commissioni Territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, infatti gli operatori dell'accoglienza la additano come un caso nazionale: attivata circa un anno fa, non ne è nota nè la composizione - il solo presidente viene nominato nei siti ufficiali - nè l'attività. A settembre furono rilasciati dati non più aggiornati e ogni richiesta di informazioni si insabbia nella segreteria della prefettura. Una delegazione ha consegnato al Vice Prefetto Sallusto un documento dove si chiede trasparenza e spiegazioni sull'assenza di notizie.

Proprio ieri si è acceso un nuovo focolaio di lotta a Verona, nel magazzino EuroSpin, dove l'applicazione del Jobs Act ha generato, attraverso un avvicendamento di cooperative appaltatrici, il sostanziale licenziamento di 35 lavoratori che vedono il contratto a tempo indeterminato divenire lavoro interinale a tre mesi. Intanto a Vicenza è in corso un tira-e-molla per la vertenza Prix, mentre il sindaco leghista a Padova fa identificare a tappeto gli utenti delle Cucine Popolari, luogo di ristoro e presidio igienico in città la cui utenza è quasi completamente migrante.

verona

Milano l'appuntamento alle 18 in piazza Duca d’Aosta, di fronte alla stazione Centrale: più di un centinaio di persone in piazza, diversi interventi dal microfono da una piazza composita che ha visto uno spiccato protagonismo da parte dei migranti che hanno parlato alle migliaia di persone che attraversano quella piazza di Milano.

Dalle piazze di Roma, la questione del lavoro compare allo speaker's corner della mattina davanti all'INPS nelle voci e nei volti dei lavoratori dell'accoglienza, senza retribuzione da mesi ed in generale senza diritti riconosciuti. La sera il luogo meticcio è Piazza Vittorio, dove gli interventi si susseguono ricamando attorno alle mille sfaccettature del welfare universale, unica carta vincente per sconfiggere le forme di povertà imposte ai nuovi cittadini che piaccia o no stanno varcando le soglie della Fortezza Europa.

Intanto in Grecia assistiamo alla più grande crisi nella gestione dei rifugiati dalla seconda guerra mondiale; sono circa 30.000 i migranti e i rifugiati intrappolati in Grecia, in seguito alla decisione dei paesi dei Balcani di chiudere l'accesso in Europa. La stragrande maggioranza sono siriani e iracheni, molte donne e bambini, in fuga dai conflitti in Medio Oriente. L'emergenza migranti sta colpendo tutto il Paese dal porto del Pireo di Atene a sud, fino al porto di Kavala a nord.

In Turchia il numero di rifugiati che cercano di entrare illegalmente  in Europa è aumentato: quasi raddoppiato rispetto al 2015 e 12 volte più alto rispetto al 2014 e 2013, lo suggeriscono i dati ufficiali. Inoltre, Ankara sta usando i flussi migratori causati dalla guerra in per ricattare e mettere sotto pressione l’Unione Europea.Erdogan gioca al rialzo e chiede non più tre miliardi, come da accordo, ma sei miliardi a biennio all'UE per gestire il flusso migratorio: ovvero per fermare i siriani che fuggono dalla guerra.

Appare sempre più chiaro che gli Stati non sanno che gestire militarmente l'esistenza stessa dei migranti. Davvero, è urgente costruire dal basso un'Europa che sappia essere inclusiva, a partire dalle pratiche di accoglienza ed inclusione.

Immagini dal web - Sgombero Calais

Immagini dal web - Idomeni