Pussy Riot frustate dai cosacchi a Sochi

Il controllo delle Olimpiadi conferma il volto repressivo del governo Putin

20 / 2 / 2014

"Il lupo perde il pelo ma non il vizio", nonostante i tentativi del governo di  Putin di ripulire la facciata del suo regime, le immagini delle Pussy Riot frustate dai cosacchi davanti al cartellone delle Olimpiadi di Sochi parlano chiaro.

Nessuna protesta è ammessa, la risposta sono gli spray urticanti e le frustate, come nel MedioEvo.

Ieri le attiviste erano arrivate al porto di Sochi per fare una semplice performance musicale davanti al cartellone delle Olimpiadi invernali. Pochi istanti e subito arrivano i cosacchi che spruzzano spray orticante e si accaniscono a colpi di frusta sulle ragazze, che vengono prese di peso e portate via.

Ecco il video che parla più di tanti commenti

Già nei giorni scorsi Nadia Tolokhonnikova, Maria Aliokhina e una terza componente della band Pussy Riot, soprannominata Tank, erano state fermate a Sochi da polizia e agenti dell’Fsb, i servizi federali per la sicurezza. Le attiviste erano state fermate con l’accusa di furto e hanno dovuto rimanere in una stazione di polizia a Adler, il sobborgo della città russa in cui si trova il parco olimpico. Sono state poi rilasciate. Al momento del rilascio la Tolokhonnikova aveva twittato spiegando che stavano semplicemente passeggiando e che erano a Sochi per un’azione di protesta intitolata "Putin ti insegnerà ad amare la patria".

Le Pussy Riot non solo le sole sottoposte alla repressione, l’elenco delle persone fermate negli ultimi giorni comprende Semyon Simonov del centro per i diritti umani Memorial, alcuni giornalisti di Radio Free Europe e del quotidiano indipendente russo Novaya Gazeta e l’attivista David Hakim, fermato per un sit-in solitario a sostegno dell’ambientalista e prigioniero di coscienza Yevgeny Vitishko.

Sul clima di repressione che c'è a Sochi si è pronunciato anche John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International: "Nella Russia di Putin, le autorità hanno trasformato i cerchi olimpici in manette per bloccare la libertà d’espressione. Questi arresti sono oltraggiosi. Abbiamo notizia di altri arresti nella zona di Soci quasi ogni giorno. Il Comitato internazionale olimpico deve esprimere ferma condanna. Le autorità stanno prendendo di mira persone che esprimono le loro opinioni. Questa spirale di violazioni dei diritti umani intorno al Villaggio olimpico deve cessare".

Ma il governo di Putin, come dimostra il trattamento riservato alle Pussy Riot non ha certo intenzione di retrocedere dall'ossessivo controllo intorno ai Giochi, favorito anche dall'ipocrisia internazionale visto che  "the show must go one".

Per approfondimenti va a Campagna NoDiSex in www.sportallarovescia.it