Pussy Riot - Non bisogna aver paura di dire qual è la realtà russa

200 scrittori ed intellettuali denunciano la mancanza di libertà in Russia

7 / 2 / 2014

In America per essere presenti al concerto di Madonna organizzato da Amnesty International Maria Alyokhina e Nadezhda Tolokonnikova, le due Pussy Riot incarcerate per la performance anti-Putin, hanno tenuto una conferenza stampa in cui hanno fatto appello a tutti coloro che andranno a Sochi per i giochi olipmici a non aver paura di esprimere pubblicamente quello che pensano su ciò che sta succedendo in Russia. Chiaro il riferimento alle politiche omofobiche di Putin e alla repressione generale nel paese.

Le due attiviste sono state invitate anche presso il New York Time a cui hanno rilasciato un'intervista in cui dicono che non è il momento di avere paura, perchè oggi più che mai la situazione in Russia è sempre peggiore. "Non siamo state zitte prima, non si capisce perchè dovremmo stare zitte adesso".

Intanto ieri su The Guardian appariva una lettera firmata da 200 scrittori e intellettuali di tutto il mondo, tra cui Guenter Grass, Salman Rushdie, Margaret Atwood e Jonathan Franzen. Nella lettera viene denunciato il giro di vite rappresentato dalle recenti leggi come quella che vieta la propaganda in favore degli omosessuali davanti ai minori, quella anti-blasfemia e quella che fa della diffazione un crimine. 

Il testo continua dicendo che "una vera democrazia deve ascoltare le voci indipendenti di tutti" e chiude lanciando un appello a Mosca perchè "ritiri queste leggi che strangolano la libertà di espressione e si impegni a creare un ambiente in cui tutti i cittadini possano sperimentare il beneficio del libero scambio di opinione".

INTERVISTA ALLE PUSSY RIOT

Non hanno paura del carcere.

Imprigionate nel 2012 dopo aver messo in atto una protesta anti-Putin in una chiesa di Mosca e rilasciate alla fine dello scorso anno, le due Pussy Riot, conosciute per le loro performance punk ribelli in passamontagna, tornerebbero senza problemi in prigione se costrette.

E’ “stupido” parlare di andare in carcere una seconda volta come “qualcosa che potrebbe infondere paura in noi,” così Alyokhina ha dichiarato al New York Times tramite un interprete.

Anche se la loro esperienza detentiva non è stata una passeggiata.

Le attiviste-musiciste hanno descritto il loro periodo di prigionia in differenti colonie penali, dove erano soggette a dure condizioni, da far rievocare il periodo sovietico. “Quando siamo arrivate per la prima volta nella colonia eravamo colpite da quanto silenzio ci fosse” dice Alyokhina. “Era come se le persone fossero soddisfatte di vivere in condizioni inumane. Ma dopo abbiamo capito come andavano le cose. Era il vecchio metodo sovietico che consisteva nel cercare di rendere tutti una massa uniforme. Se uscivi dal gregge venivi immediatamente punito.”

Secondo Tolokonnikova il sistema detentivo prova a costruire “obbedienti schiavi  una volta fuori dalle prigioni” costringendo i detenuti a lavorare da 16 a 20 ore al giorno. Le punizioni includevano anche dover stare fuori sotto la pioggia e vietare l’uso del bagno.

Sono convinte che il presidente Vladimir Putin presta molta attenzione a cosa pensa l’Occidente.

Le due Pussy Riot Alyokhina e Tolokonnikova attribuiscono il loro rilascio dal carcere alla pressione che è arrivata dai paesi occidentali.

Spingono a boicottare le Olimpiadi di Sochi, affermando che il sostegno a quest’evento equivale al sostegno del regime di oppressione di Putin.

Sostengono che “tocca al popolo” mettersi in gioco.

Gli è stato chiesto di correre per le elezioni, ci ha detto Alyokhina, ma non tocca a loro, “tocca al popolo”. Adesso, “il nostro compito è unire tutte le persone che non vogliono stare in silenzio.”

Sono state spiate dal governo russo.

“Eravamo costantemente osservate. Per tutto il giorno. In Russia, più ti osservano più la tua vita diventa difficile” ha detto Tolokonnikova sulla sua esperienza in prigione.

Sono per prima cosa attiviste politiche, dopo artiste.

“Abbiamo sempre tenuto a far capire sin dall’inizio che le Pussy Riot sono un gruppo politico che utilizza l’arte come un mezzo per esprimere la propria opinione” ha detto Tolokonnikova. Ed ha aggiunto che hanno provato a comunicare con il governo attraverso canali ufficiali, ma gli è stato negato, e quindi si sono rivolte all’arte per protestare.

“Pensiamo sia necessario attirare l’attenzione delle persone in un modo rumoroso e scandaloso” ha detto Alyokhina.

Il loro futuro è incerto, e gli va bene.

Alyokhina e Tolokonnikova  si stanno dedicando all’attivismo politico e alla causa dei diritti umani. Ma sostengono che non possono fare progetti a lungo termine. “Non sappiamo cosa potrà succedere,” dice Alyokhina. “Lo Stato probabilmente ha altri piani per noi.”

LETTERA APERTA APPARSA IN THE GUARDIAN

The story of modern Russia is the story of dramatic, almost seismic change. Russian voices, both literary and journalistic, have always striven to make themselves heard above the clamour of their nation's unfolding story – commenting on it, shaping it and, in doing so, contributing to the political and intellectual shape of the world far beyond their country's borders. But during the last 18 months, Russian lawmakers have passed a number of laws that place a chokehold on the right to express oneself freely in Russia. As writers and artists, we cannot stand quietly by as we watch our fellow writers and journalists pressed into silence or risking prosecution and often drastic punishment for the mere act of communicating their thoughts.

Three of these laws specifically put writers at risk: the so-called gay "propaganda" and "blasphemy" laws, prohibiting the "promotion" of homosexuality and "religious insult" respectively, and the recriminalisation of defamation. A healthy democracy must hear the independent voices of all its citizens; the global community needs to hear, and be enriched by, the diversity of Russian opinion. We therefore urge the Russian authorities to repeal these laws that strangle free speech, to recognise Russia's obligations under the international covenant on civil and political rights to respect freedom of opinion, expression and belief – including the right not to believe – and to commit itself to creating an environment in which all citizens can experience the benefit of the free exchange of opinion.

Aki Kaurismäki, Abdizhamil Nurpeisov, Alejandro Sánchez-Aizcorbe, Alek Popov, Aleksandar Hemon, Alexander Gorodnitskiy, Alexey Simonov, Ali Smith, Alix Ohlin, Anders Heger, Anders Jerichow, Andrea Reiter, Andrei Nekrasov, Andrej Nikolaidis, Angel Cuadra, Annabel Lyon, Anthony Appiah, Antonio Della Rocca, Ariel Dorfman, Arnon Grunberg, Bei Dao, Bei Ling, Bigeldy Gabdullin, Carl Morten Iversen, Carme Arenas, Carol Ann Duffy, Cary Fagan, Charles Foran, Charlotte Gray, Chen Maiping, Ching-His Perng, Christine McKenzie, Christoph Hein, Clayton Ruby, Daniel Cil Brecher, Daniel Leuwers, Daša Drndic, David Bezmozgis, David Malouf, David Van Reybrouck, DBC Pierre, Debbie Ohi, EL Doctorow, Edward Albee, Eeva Park, Elfriede Jelinek, Elif Shafak, Ellen Seligman, Emile Martel, Entela Kasi, Eric Lax, Erwin Mortier, Eugene Benson, Eugene Schoulgin, Evelyn Juers, Francine Prose, Francois Thisdale, Françoise Coulmin, Fred Viebahn, Freya Klier, Gabrielle Alioth, Gao Yu, George Melnyk, Gert Heidenreich, Gioconda Belli, Gloria Guardia, Günter Grass, Günter Kunert, Guy Stern, Haroon Siddiqui, Helaine Becker, Helen Garner, Herkus Kuncius, Hori Takeaki, Ian McEwan, Igor Irteniev, Ilija Trojanow, Indrek Koff, Ingo Schulze, Irina Surat, Jane Urquhart, Janice Williamson, Janne Teller, Jarkko Tontti, Jean-Luc Despax, Jeffrey Eugenides, Jennifer Clement, Jennifer Egan, Jennifer Lanthier, Jo Glanville, Jo Hermann, Joanne Leedom-Ackerman, John Ashbery, John Massey, John Ralston Saul, Joke van Leeuwen, Jon Lee Anderson, Jonathan Franzen, Jonathan Lethem, Josef Haslinger, Jostein Gaarder, Jukka Koskelainen, Jukka Laajarinne, Julian Barnes, Karen Connelly, Katherine Govier, Kätlin Kaldmaa, Kirsty Gunn, Kjell Westö, Klaus Staeck, Kyo Maclear, Larry Siems, Laurel Croza, Laurence Paton, Lauri Otonkoski, Lawrence Hill, Leena Parkkinen, Linwood Barclay, LIU Di, Lorna Crozier, Louise Dennys, Lucina Kathmann, Ludmila Ulitskaya, Ma Jian, Ma Thida, Magda Carneci, Margaret Atwood, Margie Orford, Marian Botsford Fraser, Mark Harris, Markéta Hejkalová, Markus Nummi, Marsha Skrypuch, Masha Gessen, Max Alhau, Michael Guggenheimer, Michael Krueger, Michael MacLennan, Michael Ondaatje, Michelle de Kretser, Miriam Cosic, Myrna Kostash, Nadezda Cacinovic, Neetha Barclay, Neil Bissoondath, Neil Gaiman, Nelofer Pazira, Niels Barfoed, Nino Ricci, Ola Larsmo, Oleg Khlebnikov, Olga Kuchkina, Orhan Pamuk, Patricia Storms, Patrick Lane, Paul Auster, Per Wästberg, Peter Godwin, Peter Normann Waage, Peter Schneider, Peter Stamm, Peter von Bagh, Philip Slayton, Philippe Pujas, QI Jiazhen, Raficq Abdulla, Ralph Giordano, Raymond Louw, Rein Raud, René Appel, Riikka Pelo, Robert Chang, Rohinton Mistry, Ron Deibert, Russell Banks, Salman Rushdie, Sarah Slean, Sergey Gandlevskiy, Sheila Heti, Sheree Fitch, Simon Racioppa, Siri Hustvedt, Sirpa Kähkönen, Sjón, Smagul Yelubay, Sofi Oksanen, Sreko Horvat, Steven Galloway, Susan Coyne, Susin Nielsen, Suzanne Nossel, Sylvestre Clancier, Tanis Rideout, Terry Fallis, Thomas Keneally, Tienchi Martin-Liao, Tomica Bajsic, Tone Peršak, Tony Cohan, Tony Kushner, Ulrich Beck, Uwe Timm, Valery Nikolayev, Veronika Dolina, Vida Ognjenovic, Vilja-Tuulia Huotarinen, Vincent Lam, Vladislav Bajac, William Nygaard, William Schwalbe, Wole Soyinka, Yang Lian, Yann Martel, Yuri Ryashentsev, Zhang Yu, Zhao Shiying, Ching-Hsi Perng