Incontriamo a Empoli Youssef Hnainia, cittadino tunisino in Italia da un mese, che ci raconta la sua esperienza dalla rivoluzione all'arrivo in Italia.

Racconti dalla Tunisia

22 / 4 / 2011

Youssef Hnainia

Y: Youssef Hnainia, da Sfax, Tunisia, ho un diploma d’Inglese aziendale dal 2008, ed ho lavorato negli hotel come tuttofare. Sono arrivato a Lampedusa il 27 Marzo e sono in Italia da 20 o 19 giorni.

La Dittatura

Y: In Tunisia, se volevi vivere, dovevi avere la “carta rossa”, dimostrava se eri con Ben Ali o no. Il giorno delle elezioni dovevi votare solo per Ben Ali. Ed è tutto. Se non eri con la famiglia di Ben Ali e le sue associazioni non potevi avere un lavoro, non potevi studiare, non potevi uscire liberamente..se volevi andare in vacanza fuori casa e la polizia ti fermava..loro non volevano che tu…vivessi la tua vita in libertà.

F: tu mi hai detto che Ben Ali aveva tutte le televisioni…

Y: Sì, in tv loro dicevano che la Tunisia è bella, la nostra vita è la migliore, che noi potevamo fare tutto..per esempio, nel 1987, quando Ben Ali è arrivato per prendere il suo posto ha costruito molti palazzi, come ospedali, università, scuole..ed altro.. 8 o 7 anni dopo ha iniziato a mettere tutti i soldi nelle sue tasche e diceva “Il prossimo anno faremo qualcosa” e poi non lo faceva..prometteva e non faceva.

F: E sul progetto di privatizzazione dell’acqua?

Y: Ben Ali e la sua famiglia avevano un piano di privatizzazione dell’acqua..loro volevano dare un prezzo all’acqua..non conosco bene il progetto..ma comunque dopo la rivoluzione tutto…è andato in fumo (ride) è così..

F: Tu avevi già provato a venire in Europa?

Y: Quando avevo 15 anni ho provato a venire qui 4 volte, ma sono stato arrestato dalla polizia..mi hanno persino obbligato a studiare qualcosa..cose in particolare per esempio io avrei voluto studiare economia, materie scientifiche, oppure la religione islamica, mi dissero “no, tu studi questo” mi hanno obbligato a studiare altro..e fanno anche qualcosa per renderti ignorante sulla politica..e mi hanno messo anche ad un livello molto basso..e mi ricordo di una volta: ho provato a venire qui, ma sono stato arrestato…sono stato per 2 settimane in prigione, e dopo mi hanno lasciato libero..non libero…mi hanno lasciato uscire di prigione, ma non ero libero, persino quando ero con la mia famiglia c’era qualcuno che mi guardava, c’era la polizia..

F: c’era qualcuno che ti seguiva

Y: sì, ero seguito..in caffetteria, in taxi, all’università..non potevamo parlare, se dicevi qualcosa contro Ben Ali andavi in prigione.

La Rivoluzione

Y: passo dopo passo sapevamo che la famiglia di Ben Ali faceva molti progetti, erano padroni di tutto in Tunisia, l’economia..tutto quello che puoi pensare, banche, aziende, grandi aziende, persino le compagnie del gas e del petrolio appartenevano a Ben Ali. Un po’ alla volta le persone, molte organizzazioni, hanno iniziato a parlare fra di loro, a scambiarsi tante informazioni, finché un giorno siamo usciti in strada..ma la polizia non ci ha lasciati stare, c’erano molte persone, era il 2008, è successo nel 2008. In televisione però dicevano che andava tutto bene, che la situazione nel Paese era buona..che avrebbero trovato un lavoro per coloro che avevano il diploma. Poi nel 2010..è stata una sorpresa, per tutti i tunisini, una sorpresa! Sappiamo che circa 400 persone sono morte, e questo non è il numero giusto, non è la verità, credimi, non è la verità, Sono state molte di più, migliaia di persone sono morte per cacciare Ben Ali.

Siamo partiti da Sidi Bou Said, mentre nel 2008 le mobilitazioni sono state a Gafsa, nel sud della Tunisia, invece questa rivoluzione è iniziata a Sidi Bou Said, e c’erano molte persone. Noi abbiamo provato ad andare lì, poi sono venuti loro a Sfax, abbiamo parlato e siamo andati a Tunisi, la capitale, ma lì c’erano persone che appoggiavano Ben Ali, erano con lui. La prima volta non hanno gradito il nostro arrivo, hanno fatto delle barricate, non volevano che fossimo lì, ci hanno detto di tornarcene a casa. Ci abbiamo riprovato con avvocati ed altre persone, siamo rimasti una settimana e poi è scoppiata la rivoluzione…il 14 gennaio 2011, quel giorno ho respirato la libertà.

Le Donne in Tunisia

(precedentemente mi aveva spiegato che la posizione delle donne in Tunisia è considerata paritaria rispetto a quella dell’uomo, quindi incentra il discorso più sulla repressione religiosa.)

Y: per quanto riguarda le donne, avevano poca libertà..potevano lavorare, ma se una ragazza voleva lavorare doveva conoscere qualcuno della famiglia di Ben Ali (del partito), così poteva trovare lavoro, altrimenti doveva stare a casa e fare la casalinga. In università, come sai in Tunisia la religione è l’islam, se una ragazza portava il velo…ci hanno provato moltissime volte.. ti dicevano “no, torna indietro, non puoi venire con il velo”. Se lo porti non puoi studiare. La polizia provava a strappare via il velo con la forza. Aspettavano davanti l’entrata delle università e delle scuole e toglievano il velo con la forza, altrimenti portavano le ragazze in prigione, era così.

C’erano moltissime ragazze diplomate che non avevano un lavoro. Non potevano lavorare..non potevano partecipare alla vita sociale. Qualsiasi cosa tu facessi la polizia controllava le ragazze, ma anche gli uomini che praticavano la religione mussulmana.

F: E le ragazze parlavano di quello che accadeva in prigione?

Y: Cosa succedeva in prigione alle ragazze? Forse per loro era meglio che per gli uomini, stavano in posti migliori, avevano dove dormire.

I tunisini e la Rivoluzione

F: Quali parti della società sono state coinvolte nella rivoluzione?

Y: Tutta la famiglia, dai bambini agli uomini anziani, padri e madri..non ci importava di vivere o morire..è un’emozione eccezionale, credimi, una sensazione eccezionale, perché ci aspettavamo la libertà, siamo usciti, ci siamo scontrati con la polizia di Ben Ali, avevamo sentito che alcune persone erano morte a Sidi Bou Said, e le famiglie di Sfax hanno detto che quando andavano in strada, tutti, tutti, dalle scuole, dalle università, gente che lavorava…tutti si fermavano..uscivamo…una sensazione eccezionale, abbiamo assaporato la libertà in quei giorni..piangevamo per la sensazione di libertà..Ben Ali se n’è andato..spero che anche Berlusconi se ne vada..in base a quello che mi hanno detto ho capito che Berlusconi sta prendendo la stessa strada di Ben Ali, dalla privatizzazione dell’acqua a tutti i settori..spero se ne vada.

La scelta di partire

F: Perché dopo la rivoluzione hai deciso di venire in Italia, invece di restare ed aiutare nella costruzione di una nuova Tunisia?

Y: Le persone in Tunisia non sanno cosa sia la libertà, non sanno cosa sia la democrazia. Durante il regime di Ben Ali sapevamo che nei paesi europei si viveva con questi principi, le persone vivevano libere..ci siamo detti “perché non andare lì a vedere come funziona?” forse così facendo vivremo delle esperienze di democrazia e libertà e potremo tornare in Tunisia per praticarle.

La mia famiglia mi ha detto che potevo partire. Erano preoccupati che potessi morire in mare, ma quando sono arrivato a Lampedusa ho detto loro che ero vivo, che forse potevo vivere libero, in democrazia. E sono sicuro che studierò, finirò i miei studi e..non lo so…imparerò dalle persone qualcosa su libertà, politica e democrazia. Vedrò diversi modi di fare politica, in Italia, in Francia, in Inghilterra, in Germania..vedrò queste cose e tornerò in Tunisia per condividerle.

La scelta di partire - 2

Y: per quanto mi riguarda ho un diploma in lingua Inglese ed un certo livello di istruzione, ma Ben Ali era coinvolto nella nostra educazione, non potevi studiare politica e democrazia…noi non possiamo giudicare la politica, perché non sappiamo cosa sia, anche se sei laureato, se non studi giurisprudenza, ed è impossibile…non proprio impossibile, ma solo alcune persone avevano il diritto di studiare legge

F: persone che erano già dalla parte di Ben Ali..

Y: sì, che avevano rapporti con Ben Ali. Lui ha fatto in modo che noi non sapessimo niente di scienze politiche, così che non potessimo giudicare. Questa è una delle cose che mi ha fatto attraversare il mare…sono assetato! Sono pronto a ricevere, a leggere sulle democrazie dei paesi europei, Italia, Germania, Francia, Inghilterra, di tutto il mondo. Sono assetato di libertà, politica e democrazia. E’ per questo che sono venuto, è quello che spero di trovare. Forse in Italia è lo stesso che in Tunisia, è possibile, forse è così, c’è solo un pochino di libertà, ma sono qui da 20 giorni, ed ho sentito che qui il presidente è come Ben Ali, non lo so, ma passo dopo passo lo saprò.

Lampedusa

Y: per prima cosa voglio dirti come abbiamo organizzato il viaggio per Lampedusa. Nel nostro paese c’erano molte persone che venivano da Gafsa e Sidi Bou Said che se ne volevano andare, volevano venire qui. Abbiamo fatto una raccolta di soldi, una colletta tra le famiglie, i fratelli, le sorelle e siamo venuti a Lampedusa.

Il giorno del viaggio siamo partiti alle 7 di mattina e siamo arrivati alle 8 e mezza (di sera). Durante il viaggio, nel mezzo del mare, quando non vedevamo più la Tunisia e non ancora Lampedusa, il navigatore, l’apparecchio elettronico

F: che era l’unica cosa che vi avevano dato (gli scafisti)

Y: sì, si è rotto, e noi ci siamo persi in mare. Non posso spiegarti bene, ma è stato terribile. L’acqua entrava nella barca ed avevamo questo piccolo…non so…coso…

F: un secchio

Y: un secchio, con cui buttavamo fuori l’acqua che entrava nella barca. Poi dopo 3 o 4 ore qualcuno è riuscito a far funzionare il navigatore ed abbiamo ripreso la rotta per Lampedusa, ed è stato davvero difficile, c’erano uomini, una moglie con il marito ed il loro bambino, e piangevano, tutti piangevano e alcuni vomitavano, i nostri vestiti erano bagnati. Alla fine abbiamo visto Lampedusa ed era notte, le 8, le 8 e 30 circa.

Non avevamo una luce sulla barca e volevamo far vedere alla polizia di Lampedusa che eravamo arrivati. Abbiamo provato a bruciare i nostri vestiti, ma era impossibile perché erano bagnati, così abbiamo provato con del petrolio, mettendolo sui nostri vestiti e provando a dargli fuoco, alla fine ci siamo riusciti, ma loro non sono venuti. Conosci la differenza del mare della Tunisia rispetto a quello vicino Lampedusa? Lì è davvero pericoloso

F: per gli scogli?

Y: no, non per gli scogli, perché è profondo circa 700 metri. Tutti piangevano. Alla fine è arrivato un elicottero e con una luce ci ha mostrato la direzione per Lampedusa (per il porto) e poi ci hanno ignorato, se ne sono andati via. Così siamo arrivati al porto e lì abbiamo trovato la Croce Rossa che ci ha detto di restare seduti e non preoccuparci, hanno preso la barca e ci hanno fatti scendere uno alla volta, ci hanno fatti sedere in questo modo (rannicchiati sulle ginocchia) e dopo circa mezzora ci hanno dato dell’acqua e ci hanno lasciati andare. Senza nient’altro..i nostri vestiti erano bagnati.

F: avevate sempre i vestiti bagnati?

Y: sì, abbiamo provato ad accendere un fuoco e ci hanno dato del pane freddo

F: non vi hanno spiegato niente? Dove siete, cosa sta succedendo?

Y: no, ci hanno lasciati lì, ci hanno dato da bere..c’erano alcuni miei amici, piangevano..ci hanno chiesto “quanti siete? 80?” e noi eravamo confusi, stanchi, ci girava la testa. La notte eravamo tutti bagnati. E ci hanno detto “domani ci sarà qualcuno che verrà e vi sceglierà uno alla volta”. E non potevamo bere un caffè…se volevi mangiare dovevi stare 2 ore in fila, ad aspettare per un po’ di pane e degli spaghetti..non li abbiamo mangiati.

E’ stato veramente difficile, la settimana più dura della mia vita.

F: E dopo vi hanno presi per portarvi a Roma?

Y: sì

F: sempre senza spiegare..

Y: senza spiegare niente. E’ successo la domenica, una settimana dopo

F: una settimana a Lampedusa?

Y: una settimana a Lampedusa, voglio che te la immagini

F: una settimana in questo modo..

Y: con i vestiti bagnati, poco cibo, non puoi fare una doccia, non c’è un bagno dove fare le tue cose, non puoi cambiarti i vestiti..abbiamo provato a cercare dei giornali per dormirci sopra..non avevamo..(fa il gesto di lavarsi i denti)..le cose più semplici che servono per vivere.

La polizia veniva ogni giorno “state tranquilli, ve ne andrete, ve ne andrete”. E noi in Tunisia avevamo sentito che probabilmente ci avrebbero rimpatriato, e abbiamo pensato che stessero preparando una barca per farci tornare in Tunisia. La domenica dalle 12 ci hanno messi in fila sul porto, e fino alle 19 siamo stati in questo modo (sempre rannicchiati sulle ginocchia), senza lacci per le scarpe, senza cinture per i pantaloni, senza caricabatterie dei cellulari, senza accendini, ci hanno tolto queste cose e ci hanno fatto salire su una nave.

Ci hanno detto che stavamo andando a Taranto, è passato un giorno e la nave è tornata indietro, tutti piangevano

F: pensavano che…

Y: pensavano che ci stessero riportando in Tunisia. Ci hanno detto “no, stiamo andando a Roma, lì è meglio” e noi “ah, ok, andiamo a Roma”. Sono passati 3 giorni, siamo arrivati a Roma, c’erano delle persone con dei cartelli, era notte, non vedevamo bene, ma qualcuno ci ha detto “a Roma non vi vogliono”. Ma non sappiamo quale sia la verità. Alcuni sono scesi lì, a noi hanno detto “Stiamo andando a Livorno, in 10 ore saremo a Livorno”. Era terribile, la polizia era così (si passa le mani sul corpo e sulla testa per indicare casco e divisa, poi fa il gesto di tenere un fucile puntato), aveva le armi, per farci stare calmi. Quando siamo arrivati a Livorno abbiamo visto cartelli con scritto “libertè, Welcome”, abbiamo visto che c’erano le televisioni, persone che sorridevano. Per 4 giorni non abbiamo dormito, perché seduto scomodo non riesci a dormire

F: no..

Y: un pochino, un’ora, due ore

F: quando sei davvero stanco

Y: sì. E avevamo qualcosa da mangiare nelle vaschette di plastica. Tu puoi mangiare qualcosa nella plastica? Qualcosa di caldo nella plastica? Immaginati..eravamo così stanchi.

F: stanchi, affamati ed assetati

Y: sì, assetati. Ma per quanto riguarda la fame, noi abbiamo il Ramadan nella regione islamica, siamo abituati.

Da Livorno siamo arrivati qui, ad Empoli. Ci hanno fatto delle foto e ci hanno dato una carta che ci rende legali a metà (un foglio che garantiva l’ottenimento del permesso di soggiorno temporaneo.) Abbiamo fatto una doccia, abbiamo dormito, ci siamo potuti cambiare, ci hanno dato dei vestiti, ci hanno dato tutto, e ci hanno detto “non preoccupatevi, vi daremo un permesso di soggiorno di 6 mesi”.

Qui vediamo che le persone ci accettano, lo vediamo per strada, perché siamo 17 qui, e ci accettano.

In Italia

Y: sono qui (ad Empoli) da quasi due settimane. Prima di avere il permesso di soggiorno temporaneo sono uscito ed ho incontrato molte persone. Ad alcune fa piacere parlare con noi, altre non salutano nemmeno, ma alla maggior parte di queste fa piacere, nelle caffetterie, nei ristoranti, nei locali ed in treno, sembra che piacciamo, ci chiedono della rivoluzione.

All’Intifada ho visto una foto della rivolta a Roma del 14 dicembre 2010..ho chiesto perché le persone sono arretrate…è la stessa cosa che è successa in Tunisia, è lo stesso della nostra rivoluzione..dovete andare avanti! Andare avanti, non indietro, e questo è il sogno, per creare la libertà, per essere sicuri…andate avanti, e quando lo farete ci sarà un risveglio. E questo è tutto.

a cura di Francesca