Rojava, fra conquiste e nuovi fronti di battaglia

Continua la resistenza curda nei diversi campi di battaglia

20 / 1 / 2015

Nel trambusto mediatico che ha seguito la liberazione di Greta e Vanessa, le due cooperanti rapite in Siria la scorsa estate, e del dibattito di basso livello che ne è seguito, sono sfuggite le poche notizie riguardanti la situazione sul campo a Kobane. 

Secondo fonti curde, confermate anche da diversi siti di informazione locali, nella notte tra domenica 18 e lunedì 19 gennaio i combattenti delle Formazioni di Autodifesa del Popolo Ypg/Ypj hanno conseguito un fondamentale risultato sul campo. Hanno infatti conquistato, dopo pesanti bombardamenti e aspri combattimenti, le posizioni detenute dall'Is sulla collina di Mistenur. La collina risulta strategica per il fatto che dalla sua cima si possono colpire direttamente le linee di rifornimento dei miliziani di Daesh verso Aleppo e Raqqa, capitale del neo proclamato califfato.

Con la recente riconquista della collina di Mistenur e delle aree circostanti sale a circa 80% la percentuale di città controllata dalle formazioni Ypg/Ypj.

Sempre dal Rojava ci giungono notizie di pesanti scontri tra le truppe dell'esercito siriano e i compagni dello Ypg nella città di Hasakah, dove otto di loro sarebbero caduti in seguito ad un bombardamento aereo. 

La situazione era tranquilla da più di un anno, da quando era stato siglato un tacito accordo tra Ypg e Governatorato in cui ambo le parti si impegnavano a combattere il nemico comune Isis senza interferire nella gestione delle aree sotto controllo altrui. 

Tale accordo è stato alla base dell'esperienza politica del Rojava perché permetteva ai curdi siriani di non avere un nemico da combattere sul suolo siriano fino al momento in cui non è esplosa la forza dell'Isis. 

Sembra che questo accordo sia venuto meno negli ultimi giorni, forse anche per la crescente paura che monta nelle autorità ancora fedeli al presidente Assad riguardo alla crescente forza e organizzazione delle Unità di Protezione del Popolo, che ora si trovano a fronteggiare più nemici su più fronti.

Riportare l'attenzione su quello che succede a Kobane e in Rojava cercando di raccontare anche i piccoli progressi che vengono fatti sul campo è atto dovuto soprattutto verso chi, con tutto il nostro rispetto e la nostra ammirazione, sta combattendo il peggior nemico del mondo, cercando di salvare, quel tanto fantastico quanto osteggiato, progetto politico che è il confederalismo democratico.

Nella settimana dove tutti sono Charlie, noi scegliamo di essere Kobane.