Se la coca cola nei caracol zapatisti fa più notizia dei morti in mare

3 / 10 / 2018

Si è ritornato a parlare di zapatisti e coca cola per un reportage pieno zeppo di luoghi comuni, inesattezze e falsità scritto dal numero due del movimento Cinque Stelle, Alessandro Di Battista, il quale lo ha intitolato proprio “I nuovi zapatisti con la coca cola”. Come ben sapete il reportage ha provocato la reazione degli attivisti italiani che da sempre accompagnano il cammino degli indigeni del Chiapas e ha provocato la polemica #dibattistafueraya che tanto ha fatto discutere i social nei giorni scorsi.

Proviamo a capirci.

Una decina di anni fa al Primo Incontro dei popoli zapatisti con i popoli del mondo tenutosi ad Oventik, un auditore appoggiò sul tavolo dietro al quale alcuni rappresentanti zapatisti stavano parlando, alcune lattine di coca cola. Seguì poi una critica spietata agli ideali rivoluzionari zapatisti, accusati da questo signore di non essere conseguenti con ciò che dicevano perché all’interno delle comunità si consumavano tali bevande. Gli zapatisti restarono in silenzio ad ascoltare gli applausi e il chiacchiericcio di approvazione che questa performance suscitò. Questo silenzio era solo di cortesia, non di approvazione. Alcuni giorni dopo il Subcomandante Marcos lesse la risposta nata da questo silenzio e frutto di una profonda discussione all’interno del movimento zapatista, che qui proverò a riassumere.

Per gli zapatisti ci sono vari modi per combattere il capitalismo: il primo è quello di aggredirlo attraverso il consumo anticapitalista, ovvero rinunciare a bere coca cola, a comprare Adidas o Nike e via dicendo. Apprezzabile e salutista. Il secondo modo è quello di attaccarlo attraverso la circolazione, ovvero comprare solo prodotti del piccolo commercio, quello che oggi chiamiamo km0. Anche questo modo è apprezzabile e soprattutto favorisce i commercianti più svantaggiati. Il terzo modo è quello zapatista e qui cercherò di spiegarlo nel modo più semplice, diretto e breve possibile, sperando sia di facile comprensione per chi in questi giorni ha pesantemente insultato gli attivisti che hanno attaccato Di Battista, senza nemmeno sapere di cosa stessimo parlando.

Cosa significa il titolo “i nuovi zapatisti con la coca cola”? Di Battista già dal titolo cerca di fare un’operazione di détournement, ovvero ci vuole far credere che lo zapatismo si è lasciato in qualche modo corrompere dal sistema. Che non c'è alternativa all'accettazione dello status quo. Questa immagine è propedeutica all’obiettivo che il reportage si propone: in primo luogo cerca di riportare verso sinistra il baricentro del suo partito, spostatosi pericolosamente a destra dopo l’alleanza con la Lega razzista e fascista di Salvini e con il recente “decreto sicurezza” e in secondo luogo lascia intendere che, se anche gli zapatisti hanno accettato il compromesso della coca cola, noi possiamo benissimo accettare il compromesso che migliaia di persone affoghino nel mar Mediterraneo e altrettante vengano deportate, schiavizzate, torturate e stuprate nei lager libici. 

Mi si potrà dire quindi che anche gli zapatisti sono responsabili indirettamente dello sfruttamento e della morte dei lavoratori della coca cola ed è proprio questo il messaggio capitalista che Di Battista vuole che arrivi alla sua gente: per il nostro benessere dobbiamo sacrificare qualcuno. Gli zapatisti sacrificano i lavoratori della coca cola, noi sacrifichiamo i clandestini.

Solo che non è proprio così: gli zapatisti non abbandonano i lavoratori della coca cola al loro destino, non li lasciano morire. Gli zapatisti bevono un sorso di questa bevanda e invitano gli operai che la producono e la trasportano ad unirsi alla loro lotta per rovesciare questo sistema che li sfrutta. Perché il problema vero e che poche persone detengono la maggior parte della ricchezza. E la detengono perché sfruttano il lavoro di migliaia di esseri umani, li opprimono e li sacrificano per il proprio benessere. Un po’ come fanno i cinque stelle con i migranti.

Quindi, se il cambiamento che volete è questo, sappiate che non siete né antisistema né anticasta. Nella migliore delle ipotesi siete solo degli strumenti di questo sistema, che vi usa per far la guerra ai poveri, agli emarginati, agli sfruttati, che divide la società in pochi che hanno tutto e tanti che non hanno niente. Nella peggiore delle ipotesi, invece, state solo sperando di essere considerati ed accettati in quella parte di società che sfrutta, opprime, uccide le persone e distrugge e violenta i territori.

Potrei andare ancora avanti ma mi fermerò qui. Spero che almeno questo breve testo riusciate a leggerlo e a comprenderlo, anche se ho i miei dubbi perché questa esperienza, diventare il parafulmini di una polemica social, mi ha fatto capire che è una battaglia basata sullo schieramento e non sui contenuti: le centinaia di persone che in questi giorni mi hanno insultato non sapevano assolutamente niente del contendere, semplicemente si schieravano apertamente con il loro idolo senza porsi minimamente domande o dubbi, come fedeli soldatini ammaestrati.

So che questa campagna ha fatto male al signor Di Battista, immagino sia un dolore non paragonabile al dolore provato dai migranti morti in mare o torturati nei lager libici, mi dispiace aver turbato le sue vacanze, ma ho ritenuto doveroso per i miei compagni e le mie compagne zapatiste, che da vent’anni camminano domandando per combattere realmente questo sistema di morte, chiarire ancora una volta la questione.