Spagna: il nuovo bloqueo e il trionfo di Vox

12 / 11 / 2019

La scommessa di Sánchez non ha funzionato: sebbene il PSOE sia ancora il primo partito con 120 seggi in parlamento, le elezioni anticipate gli sono costate la perdita di tre seggi rispetto alle elezioni del 28 aprile e la Spagna si trova davanti all’ennesimo “bloqueo”, dove la governabilità del paese risulta ancora più difficile. Il PSOE, che confidava in queste elezioni per aumentare la sua maggioranza rafforzando così le sue opzioni di governo, non può che constatare il suo fallimento e cercare di porvi rimedio.

Elezioni Spagna

Ieri mattina la vicepresidentessa del governo in funzione, Carmen Calvo, ha rassicurato che Sánchez ha già pronta una proposta per sbloccare la situazione e che questa esclude un accordo di larga intesa con il PP.

Certo è che, con Unidas Podemos a 35 seggi e il fallimento del progetto di Más País di Errejón che conquista solo 3 seggi, la maggioranza assoluta appare un miraggio. Forse Sánchez avrebbe dovuto trovare un accordo con Iglesias a settembre quando entrambi erano più forti; anche Podemos infatti perde 7 seggi rispetto alle elezioni precedenti. Già nella notte di domenica Pablo Iglesias lanciava un appello al PSOE, tendendo una ultima volta la mano a Sánchez per trovare un accordo di governo «come unica maniera per fermare l’estremismo di destra» e ha rincarato ieri: «se dopo le elezioni di aprile era una opportunità storica, ora è una necessità storica».

È chiaro ormai che l’ennesima tornata elettorale è stata un autogol per il blocco di sinistra e non ha fatto che favorire l’avanzata della destra, con il PP che passa da 66 a 88 seggi. La conseguenza peggiore però è la spaventosa crescita dell’estrema destra.

La vera vincitrice di queste elezioni è infatti la destra ultranazionalista di Vox che raddoppia i suoi voti rispetto ad aprile diventando la terza forza del paese, passando da 24 a 52 seggi in parlamento. A suo favore ha sicuramente giocato la disastrosa caduta di Ciudadanos e l’alta astensione (dal 75,76% al 69,88%). Ciudadanos perde 47 seggi con le conseguenti dimissioni del suo leader Albert Rivera: di fatto il centro scompare dal parlamento spagnolo. È evidente come le tendenze del paese si stiano polarizzando su due fronti e l’estrema destra non può che beneficiarne.

Abascal, leader di Vox, ha già ricevuto le congratulazioni di Marine Le Pen, confermando le peggiori tendenze ultranazionaliste europee: ha promesso che risponderà alla crisi catalana duramente (dichiarando lo stado de excepción o la detenzione di Torra, presidente della Generalitat de Catalunya), ha invocato alla “difesa della famiglia tradizionale contro il relativismo morale” e ha affermato che difenderà la libertà degli spagnoli dalla “dittatura progressista”.

Anche Giorgia Meloni e Matteo Salvini si congratulano con Vox, loro compagno nel gruppo dei Conservatori Europei e nella battaglia per la sovranità nazionale. Salvini esulta:«in Italia come in Spagna vogliamo solo vivere tranquilli in casa nostra» e termina il suo post con l’esplicativo hashtag #portichiusi con le due bandiere, italiana e spagnola, accanto.

Rispetto ad aprile la formazione di un governo risulta molto più difficile: il PSOE non può più contare su Ciudadanos e, oltre a Unidas Podemos e Más País, le altre forze con cui dialogare gli sono abbastanza ostili.

Dopo una campagna che ha preso fortemente le distanze da loro, sarà difficile per Sánchez avere il pieno appoggio degli indipendentisti di ERC (Esquerra Republicana de Catalunya), salita a ben 13 seggi, nonostante egli abbia chiesto uno “sforzo di generosità” da parte di tutti per formare un governo progressista. Le elezioni hanno visto anche la crescita degli indipendentismi, diretta causa della dura repressione verificatesi anche sotto l’ultimo governo di Sánchez. Ennesimo errore tattico e politico del partito socialista spagnolo, che ha cercato nell’ultima campagna elettorale di presentarsi come “garante dell’ordine” cercando di racimolare il voto dei moderati e dei pentiti di Ciudadanos.

Si spera che la sinistra spagnola faccia un po’ di autocritica, ma ormai la priorità è fermare l’avanzata nera, arrivata anche nella penisola, che ora ha in parlamento uno dei partiti di estrema destra più forti d’Europa.