Stati Uniti. Se la Supremazia Bianca assolve George Zimmerman

L’idea del nero, ora anche immigrato, come pericolo per la società è alla base del verdetto che sta scatenando proteste negli Stati Uniti e che hanno costretto un intervento diretto del presidente Obama

15 / 7 / 2013

Una giuria ha trovato George Zimmerman non colpevole di tutte le accuse imputategli in relazione alla morte del diciasettenne Trayvon Martin. Ma se il verdetto rappresenta una sorpresa per alcuni, ha perfettamente senso per molti altri. Questo verdetto è un limpido esempio di come la supremazia bianca funziona in America.

Durante tutto il processo, i media più volte hanno parlato della giuria, evidenziando che si trattava di tutte donne e madri, ma in realtà cinque dei sei giurati erano bianchi, il che è profondamente significativo per casi come questo. Le lacrime dell’unico giurato nero alla lettura della sentenza di assoluzione non hanno convinto nessuno della colpevolezza di George Zimmerman. Non sono servite le prove, l’aver sparato a sangue freddo su un ragazzo, presumibilmente, armato di una pietra. I media e la difesa hanno provato a dimostrare di come l’imputato fosse un ispanico e che quindi non si trattasse di un problema razziale.

Ma la costruzione della difesa basata sull’idea del “nero che esce dal buio per arrecare pericolo alle persone e alle proprietà” è lo stereotipo tipico del concetto culturale della “supremazia bianca”. Uno stereotipo che si concretizza sia nella destra che nella sinistra americana, al momento del verdetto e delle prime manifestazioni di protesta. Una paura che torna ad attraversare le case degli americani: una ansia profonda sui corpi neri per le strade, echi delle stesse paure di Zimmerman. I corpi neri sulla strada rappresentano una minaccia pubblica. Questa è la vera violenza, indipendentemente dal fatto che un uomo bianco o nero rappresenti un pericolo; una violenza che mette a tacere l'ansia dell’uomo nero. L'ansia che gli uomini neri sentono ogni volta che camminano fuori dalla porta di casa, e l'ansia che i loro cari sentono per loro. Ma la paura dell’uomo bianco americano serve ancora a nascondere la vera minaccia pubblica: che un uomo nero viene ucciso ogni 28 ore da un poliziotto o vigilante negli Stati Uniti.

La gente scende in piazza, e con buona ragione. Protestano perché sanno che, sì, alcune persone la faranno sempre franca, proprio quelli che girano con le pistole e la logica della supremazia bianca al loro fianco. Ed non è un caso che il presidente Obama imponendo un indagine federale sul caso, abbia ricordato che: ''Se avessi un figlio maschio somiglierebbe a Trayvon”.

Un intervento certo determinato dalle proteste ma che sottolinea la spaccatura di un paese e che si riverbera nell’impotenza di un amministrazione non è riuscita a far approvare due leggi fondamentali come quella sul porto d’armi e sull’immigrazione.

Lo strumento e il nemico di tutti i George Zimmerman d’ America.