Tar Sands. La macchia nera di Obama sul nostro futuro

La costruzione dell'oleodotto Keystone XL fa fallire, senza mezzi termini, il buon senso del Presidente sul tema ambientale, di Robert Redford

27 / 7 / 2013

Il presidente Barak Obama, nel delineare la sua visione progressiva delle politiche nazionali contro i cambiamenti climatici, ha chiarito quale sarà lo standard normativo per la realizzazione dell'oleodotto di sabbie bituminose Keystone XL.

La realizzazione dell'impanto non sarà approvata, ha affermato il presidente il mese scorso, fino a quando "non verrà esacerbato in modo significativo il problema dell'inquinamento da diossido di carbonio".

Sarà così? È emerso che tali strutture industriali, durante il loro periodo di attività pari a circa 50 anni, produrrebbero così tante emissioni inquinanti da essere assimilabili a quante ne vengono prodotte in un anno da ogni auto in circolazione negli interi Stati Uniti. Da qualsiasi prospettiva si voglia vedere questa vicenda, è chiaro che la realizzazione di questa struttura rappresenterebbe una vera e propria crepa per il buon senso del presidente. C'è una sola cosa da fare: negare la sua realizzazione.
E un nuovo studio economico ed ambientale, realizzato dal Consiglio per la Difesa delle Risorse Naturali (Natural Resources Defense Council o Nrdc, ndt), spiega il perché.

La produzione e raffinazione del petrolio attraverso l'utilizzo di sabbie bituminose produce molto più inquinamento del petrolio convenzionale, l'81 per cento in più, secondo quando affermano il dipartimento di Stato e l'Agenzia per la protezione ambientale. In base alle previsioni di operatività dell'impianto Keystone XL, si arriverebbero a produrre circa 1.2 miliardi di metri cubi di sostanze inquinanti. Ovvero quanto ne emette, conclude il documento del Nrdc, ogni singola vettura circolante nel nostro paese in dodici mesi.

È necessario pensare a ciò. Dovremmo così dover parcheggiare ogni singola auto in America per un intero anno e far sì che le emissioni di agenti inquinanti provenienti dall'oleodotto possano sputare nell'atmosfera quelle stesse emissioni. Chiunque sia a favore alzi la mano.

Non c'è niente da fare. Non siamo favorevoli a dare il via libera a questo tipo di disastro inquinante ed ad imporlo ai nostri figli. Bisogna anche essere preparati alle controrisposte da parte dell'industria, del tipo: noi produrremo lo stesso quella quantità di gas inquinanti, a prescindere dalla realizzazione del Keystone XL.

No, noi questo non lo vogliamo. E io non sarò correo di tale situazione.
Avete mai sentito parlare di Goldman Sachs? Standar & Poor's? Loro rappresentano parte delle fondamenta delle fonti ed analisi economiche che già stanno dicendo che, senza l'oleodotto, l'espansione del mercato delle sabbie bituminose semplicemente non avverrà. Le grandi compagnie petrolifere vogliono quell'impianto così da poter portare il combustibile grezzo attraverso il cuore dell'America e raggiungere il Golfo (intende il Golfo del Mexico, poiché è previsto che l'oleodotto termini in Texas per essere sottoposto ai processi di raffinamento, ndt) e da lì poi ai profittevoli mercati internazionali.

I canadesi non vogliono che questo tipo di combustibile venga trasportato attraverso le loro vie marittime, attraverso i ranch, i paesini e le fattori. Bene, neanche noi lo vogliamo. L'opzione ferroviaria è fuori discussione. Perché è troppo costoso trasportare tali sabbie su ferro.

È stata la la Rbc Capital Markets a spiegare la situazione nel miglior modo possibile e cioè: "Il progetto Keystone XL dovrebbe essere bocciato, i produttori del petrolio canadese dovrebbero ripensare ai loro piani di espansione, alla loro durata e alle soluzioni per esportare il greggio". Nel caso in cui non aveste mai letto prima un'analisi d'investimento, questo pezzo sta semplicemente a significare: "Dimenticatelo!".

Una cosa non possiamo dimenticare, e cioé il debito che abbiamo contratto con i nostri figli, il nostro dovere a lasciar loro un paese che, al minimo, sia simile a quello che abbiamo ereditato noi a nostra volta.

Il cambiamento climatico è la minaccia principale per l'ambiente che affrontiamo oggi. E stiamo già pagando un prezzo carissimo per quanto è stato fatto. Il 2012 è stato l'anno più caldo mai registrato negli Usa. Come nazione abbiamo speso, o perso, 140 miliardi di dollari in agricoltura andata in fumo, incendi, piogge devastanti e altri disastri derivanti dal meteo o legati alle mutazioni climatiche. Per pagare questo disastro il nostro governo ha prelevato la parte più grossa di tale ammontare, pari a circa 1.100 dollari, da ogni singolo contribuente americano.

Abbiamo un presidente che vuole fare qualcosa in tale contesto. Bene per iniziare, sarebbe bene non peggiorare la situazione ingrandendo una delle più distruttivi e inquinanti operazioni industriali di tutta la Terra. Diciamo no al progetto Keystone XL. E per sostenere l'iniziativa visitate il sito "www.stoptar.org".

"LOCKDOWN" Tar Sands Blockade vs. Keystone XL Pipeline