Il diario di bordo di Paolo Do - Hong Kong (Cina)

The dreamers

Lo spettro di una nuova bolla

9 / 11 / 2009

«Il sogno di una crescita globale senza fine guidata oggi da Cina e dagli altri mercati emergenti, è una fantasia che è dura a morire», queste le parole di Ruchir Sharma riportate da Jerry Guo nel numero di questa settimana di Newsweek.

In America il mercato immobiliare è cresciuto del 5% da Aprile ad Agosto. Ad Hong Kong l'ultimo appartamento venduto ha toccato i 59 milioni di dollari americani. Se si da un veloce sguardo ai principali indici di borsa è facile notare come non ci sia indice che non abbia segnato un valore positivo nell’ultimo trimestre: dal livello più basso toccato a marzo l'indice S&P è cresciuto del 58%, il NASDAQ fino al 67%. Gli indici dei paesi in via di sviluppo fino al 95%.

A questo si aggiunga anche l'aumento del prezzo del petrolio del 123% dal suo livello minimo di Febbraio 2009.

Il tutto mentre le prospettive occupazionali in Europa, America ed Asia sono tra le peggiori da generazioni, molti governi sono vicini alla bancarotta a causa del debito accumulato con gli stimoli anticrisi, e il livello dei consumi nei paesi ad economia avanzata sono al minimo storico. Ma a guardare i dati a disposizione di questo trimestre possiamo tuttavia affermare che questi sono ottimi segnali per investire!

Come è possibile che il prezzo delle abitazioni sia in aumento quando il tasso di disoccupazione non è mai stato tanto alto, quando non ci sono tracce di ripresa sostenibile e il debito pubblico sta raggiungendo in molti paesi livelli da record?

Se gli editorialisti del South China Morning Post da qualche settimana sono allarmati dalla possibilità di una possibile nuova bolla speculativa, gli fa eco la copertina del Newsweek che dedica il numero di questa settimana proprio a questo tema.

E non dimentichiamoci un altro segno ‘positivo’: quel +3% del PIL americano, se non fosse che esso riflette solo fattori temporali e reversibili. I profitti fatti sono frutto non solo degli stimoli fiscali statali ma soprattutto dei tagli e delle vendita di assets da parte delle imprese che si sono ristrutturate per far fronte alla crisi. Si aggiunga che molti degli utili realizzati sono frutto delle pure speculazioni di coloro che stanno cercando di rifarsi (il prima possibile) delle recenti perdite prendendosi rischi ancora più alti che nel recente passato.

Il sogno duro a morire del capitalista ignora che il mercato del credito nel core dei mercati finanziari, ovvero gli US, non si è affatto ripreso, così come il suo settore privato che ha visto salire i propri profitti grazie a sovvenzionamenti e tagli piuttosto che nuove vendite.

Pur tuttavia la locomotiva dell'East Asia sembra trainare la recovery globale, dalle abitazioni della Florida al’export del Giappone.

Se siamo di fronte ad una nuova bolla speculativa, questa volta toccherà ai mercati emergenti essere le vittime. E se c'è un verità da imparare nelle bolle speculative, come Rogoff e Reinhart ci avvertono, è che ‘più velocemente si cresce, più duramente si cade’.