A La Realidad alla chiusura dell'atto in omaggio al compagno Galeano ucciso dai paramilitari, prende la parola dal palco il Subcomandante Marcos che annuncia la fine del Subcomandante Marcos. Nel lungo comunicato ripercorre la storia degli zapatisti e racconta la nascita del personaggio Marcos. Parla dell'avvicindamento e dell'attuale realtà zapatista e chiude dicendo che alle 2.08 "dichiaro che smette di esistere il Subcomandante Insurgente Marcos, autodenominato il Subcomandante di Acciao Inossidabile”.
I media liberi presenti alla Realidad raccontano poi che "alle
2:10 il Subcomandante Insurgente Marcos scende per sempre dal palco,
si spengono le luci e dopo si ascolta un'onda di applausi degli
aderenti alla La Sexta, seguita da un'onda più grande di appalausi
delle basi d'appoggio zapatiste, miliziani e insurgentes. Alcuni
minuti dopo, si ascolta la voce in off di quello che fu il
Subcomandante zapatista:
“Buone
albe, compañeros, compañeros y compañeroas, io mi chiamo Galeano,
Subcomandante Insurgente Galeano, mi hanno detto che quando sarei
tornato a nascere lo avrei fatto in collettivo”. Dopo
la lettura ha preso la parola il Subcomandante Insurgente Moisés:
“Quello che vi abbiamo spiegato si vedrà nei luoghi da cui venite,
ojalá che lo abbiate compreso ”. Ha concluso.
Ecco il testo integrale del comunicato del Subcomandante Marcos
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2014/05/25/entre-la-luz-y-la-sombra/
Dai Media liberi presenti alla Realidad
Questa
notte, come chiusura dell'omaggio al compañero Galeano, più di
tremila basi d'appoggio, miliziani ed insugentes zapatisti e circa
mille adertenti alla Sexta, abbiamo ascoltato le “ultime parole
pubbliche” del Subcomandante Insurgente Marcos del Ejército
Zapatista de Liberación Nacional. Nel palco c'erano 6 comandanti e
comandante del Comité Clandestino Revolucionario Indígena, il
Subcomandante Insurgente Moisés e il Subcomandante
Marcos.
Pronomiamo
alcuni frammenti delle 5 parti della carta.
1.
Una Decisione Diffícile
“Era
ed è la nostra come quella di molte e molti del basso una guerra per
l'umanità e contro il neoliberismo. Contro la morte pretendiamo la
vita, contro il silenzio esigiamo la parola e il rispetto, contro la
dimenticanza la memoria, contro l'umiliazione e il disprezzo la
dignità, contro l'oppressione la ribellione, contro la schiavitù la
libertà, contro l'imposizione la democrazia, contro il crimine la
giustizia”.
“La guerra che abbiamo iniziato ci ha dato il
privilegio di arrivare ad orecchi e cuori attenti e generosi e a
geografie vicine e lontane, mancava quel che mancava e manca quel che
manca però abbiamo conseguito lo sguardo dell'altro e dell'altra, il
suo ascolto e il suo cuore. Dunque ci siamo visti nella necessità di
rispondere ad una domanda decisiva; Cosa segue?”
“Ammazzare o
morire, come unico destino.”
“Abbiamo dovuto ricostruire il
cammino della vita che è quello che avevano rotto e continuano a
rompere dall'alto. Il cammino non solo dei popoli originari ma anche
dei lavoratori, degli studenti, dei maestri, dei giovani, dei
contadini e anche di tutte le differenze che si celebrano in alto e in
basso si perseguitano e si castigano. Abbiamo dovuto inscrivere il
nostro sangue nel cammino che altri dirigono verso il potere o
abbiamo dovuto voltare il cuore e lo sguardo a quelli che siamo e a
quelli che sono quelli che siamo, cioè, i popoli originari guardiani
della terra e della memoria”
“Il nostro dilemma non era tra
negoziare e combattere ma tra morire o vivere”
“Abbiamo scelto
di costruire la vita, questo, nel mezzo di una guerra. Una guerra che anche se sorda non era meno letale”
“Qui siamo i morti di
sempre però adesso per vivere”
“Forse
più di uno crede che abbiamo sbagliato a scegliere, che un esercito
che non può e non deve impegnarsi in pace.
Per molte ragioni certo, però la principale era ed è perchè in
questa forma finiremo per sparire. Forse è vero, forse ci siamo
sbagliati a coltivare la vita invece di elogiare la morte. ”
“Abbiamo
scelto guardandoci e ascoltandoci, essendo il totale collettivo che
siamo. Abbiamo scelto la ribellione, sarebbe a dire, la vita
”
“Sapevamo e sappiamo che ci dovrà essere la morte perche ci
sia la vita. Sapevamo e sappiamo che per vivere moriamo”
2. Un fallimento?
“Difficile
credere che vent'anni dopo quel ´nada para nosotros´ risulterà che
non era solo uno slogan, una frase buona per cartelli e canzoni, ma
una realtà, La Realidad.”
“Se essere conseguenti è un
fallimento, quindi
l'incoerenza è la strada per il successo, la via del potere. Però
noi non vogliamo andare da quella parte, non ci interessa. Con questi
parametri preferiamo fallire che trionfare”
3.
El Relevo
“In
questi 20 anni c'è stato un avvicendamento molteplice e complesso
nell'EZLN. Alcuni hanno notato solo il più evidente, quello
generazionale. Ora stanno portando avanti la lotta e dirigendo la
resistenza quelli che erano piccoli o ancora non erano nati
all'inizio del levantamiento; però alcuni studiosi non si sono resi
conto di altri avvicendamenti: di classe, da quello di classe "mediero
ilustrado" a quello dell'indígeno contadino. Quello di razza dalla direzione
meticcia alla direzione nettamente indigena e il più importante:
l'avvicindamento di pensiero. Dall'avanguardismo rivoluzionario al
comandare obbedendo. ”
“Il culto dell'individualismo si
incontra con il culto dell'avanguardismo nel suo estremo più
fanatico”
“Il razzismo della sinistra che si pretende
rivoluzionaria. L'EZLN non è di questi, per questo non tutti possono
essere zapatisti.”
“Dalla presa del potere dall'alto
alla costruzione dal basso. Dalla
politica professionale alla politica quotidiana. Dai leaders ai
popoli. Dalla marginalizzazione di genere alla partecipazione diretta
delle donne. Dal burlarsi dell'altro alla celebrazione della
differenza. ”
4.-Un
ologramma che cambia e a modo: quello che non sarà
“Nell'alba
del primo giorno del gennnaio 1994,
un esercito di giganti, cioè, di indigeni ribelli, scese nelle
città, per scuotere il mondo. Appena alcuni giorni dopo con il
sangue dei nostri caduti ancora fresco nelle strade, ci siamo resi
conto che quelli di fuori non ci vedevano. Abituati a guardare
dall'alto gli indigeni, non avevano lo sguardo per guardarci;
abituati a vederci umiliati, il loro cuore non comprendeva la nostra
degna ribellione. Il loro sguardo si era fermato sull'unico meticcio
che videro con il passamontagna, cioè non guardarono. I nostri capi
e cape dissero allora: “solo vedono il piccolo che sono, facciamo
qualcuno così piccolo come loro, che a lui lo vedano e che
attraverso lui ci vedano”
“Iniziò così la complessa
manovra di distrazione, un trucco di magia terribile e meraviglioso,
una mossa maliziosa del cuore indigeno che siamo; la
sapienza indigena sfidava la modernità in uno dei suoi bastioni: i
mezzi di comunicazione. Iniziò allora la costruzione del personaggio
chiamato Marcos.”
“Avevamo bisogno di tempo per essere
e per incontrare chi sapesse vederci come quello che siamo. Avevamo
bisogno di tempo per incontrare chi non ci vedesse non dall'alto, non
dal basso, ma di fronte, che ci vedesse con uno sguardo da
compagni”.
“…vi ho
detto che iniziò allora la costruzione del personaggio. Se mi
permettete di definire Marcos, il personaggio, allora vi direi senza
titubanze, che è stato un pagliaccio”.
Abbiamo
lanciato una e l'altra iniziativa per incontrare l'altro, l'altra, l'@
otro compañero, cercando di incontrare lo sguardo e l'ascolto di cui
avevamo bisogno e ci meritavamo; abbiamo fallito una e l'altra volta.
Così è stato fino alla Sexta Declaración de la Selva Lacandona, la
più audace e la più zapatista delle iniziative che abbiamo lanciato
fino ad adesso e al fine abbiamo incontrato chi ci guarda di fronte e
ci saluta e abbraccia.
“All'interno gli avanzamenti dei
villaggi erano stati impressionanti, e dunque è arrivato il corso
´La libertad según las y los zapatistas´, ci siamo accorti che
c'era già una generazione che poteva guardarci di fronte, che poteva
ascoltarci e parlaci senza aspettare guida o leadership, né
pretendere sottomissione o seguimento. Marcos il personaggio non era
più necessario. La nuova tappa nella lotta zapatista era
pronta”.
“E' nostra convinzione e nostra pratica che per
rivelarsi e lottare non sono necessari nè leader nè caudillos, nè messia né salvatori; per lottare c'è bisogno solodi un poco di vergogna, un tanto di dignità e
molta organizzazione, il resto o serve al collettivo o non
serve”.
5.-
Il dolore e la rabbia. Sussurri e grida.
“Aspetta
compagno non andartene, diceva il nostro silenzio”. Continuando ha
enumerato una larga lista di morti, desaparecidos e prigionieri
politici e sociali di Atenco, Ostula, Oaxaca, Ciudad de México,
Italia, Chiapas, Grecia, Palestina, Cherán, Guerrero, Morelos,
Puebla, Chihuahua, Sonora, Jalisco, Sinaloa, Migranti, Stati Uniti,
Mapuches “nadie
sigue tu paso, nadie levanta tu vida y con la última paletada
sentencia, aunque agarren y castigue a los que te mataron, siempre
encontraré a otra, a otro, a otros, que de nuevo te embosquen, que
repitan la danza macabra que acabó con tu vida”.
“Ha
tanti nomi l'ingiustizia e sono tante le grida che provoca. E non
dimenticare che mentre alcuni sussuranno altri gridano. L'ascolto
deve trovare la strada che lo faccia fertile. Basta abbassare lo
sguardo ed alzare il cuore. ”
“La
giustizia che vogliamo noi: la persistente e testarda ricerca della
verità”.
“Pensiamo che è necessario che uno di noi muoia
perchè Galeano Viva. Abbiamo deciso che Marcos deve morire oggi”
“E
in queste pietre che hanno lasciato nella suo tomba imparererete a
Non vendersi, a Non arrendersi e zoppicare”
“Alle
2:08 dichiaro che smette di esistere il Subcomandante Insurgente
Marcos, autodenominato il Subcomandante di Acciao Inossidabile”.
Per
finire si sono aggiunte alcune posdatas: “P.D. 1 Game Over. 2.-
Jaque Mate. 3.- Touché. 4.- Mhhh, così e l'inferno ? 5.- ¿Ossia
che senza botarga (vestito da pagliaccio) posso andare nudo? 6.- E' molto scuro qua, ho
bisogno di una lucetta ...”
Alle
2:10 il Subcomandante Insurgente Marcos scende per sempre dal palco,
si spengono le luci e dopo si ascolta un'onda di applausi degli
aderenti alla La Sexta, seguita da un'onda più grande di appalausi
delle basi d'appoggio zapatiste, miliziani e insurgentes.
Alcuni
minuti dopo, si ascolta la voce in off di quello che fu il
Subcomandante zapatista:
“Buone
albe, compañeros, compañeros y compañeroas, io mi chiamo Galeano,
Subcomandante Insurgente Galeano, mi hanno detto che quando sarei
tornato a nascere lo avrei fatto in collettivo”
Dopo
la lettura ha preso la parola il Subcomandante Insurgente Moisés:
“Quello che vi abbiamo spiegato si vedrà nei luoghi da cui venite,
ojalá che lo abbiate compreso ”. Ha concluso .
Tra
poco i media liberi, alternativi, autonomi o come ci chiamiano
pubblicheremo la versione completa dell'ultima carta lettera dal
Subcomandante Marcos.