Cessate il fuoco per giungere alla pace. È la proposta del leader del PKK, Abdullah Ocalan, al governo di Ankara: tregua a partire dal 21 marzo - primo giorno del nuovo anno curdo - e abbandono delle armi da agosto.

Trattativa tra Governo turco e Ocalan

3 / 3 / 2013

Cessate il fuoco per giungere alla pace. È la proposta del leader del PKK, Abdullah Ocalan, al governo di Ankara: tregua a partire dal 21 marzo - primo giorno del nuovo anno curdo - e abbandono delle armi da agosto.

"Il PKK (il Partito Curdo dei Lavoratori) dichiarerà un cessate il fuoco il giorno di Nevruz (il 21 marzo, ndr) e abbandonerà le armi entro luglio-agosto, dopo che si sarà discusso il ritiro dal Paese", ha detto il vice premier Bulent Arinc, leggendo le istruzioni girategli dal leader curdo Ocalan (condannato all'ergastolo, che sta scontando dal 1999 nell'isola turca di Imrali sotto stretta sorveglianza), in una lettera di 20 pagine consegnata ai parlamentari del partito filocurdo BDP.

Nella lettera il capo dei ribelli separatisti indica la via per uscire da un conflitto lungo trent'anni e che ha provocato la morte di 35mila persone, chiedendo che il governo turco risponda entro dieci giorni. Una proposta di pace in cinque punti: cessate il fuoco da parte curda il 21 marzo, il ritiro entro agosto dei 4mila ribelli curdi dal territorio turco nel momento in cui Ankara garantirà di non attaccare i guerriglieri in partenza. Ma soprattutto garanzie politiche: il PKK chiede il riconoscimento dell'identità curda nella nuova Costituzione turca (ovvero l'eliminazione di ogni discriminazione dovuta all'etnia di appartenenza) e la creazione di una speciale commissione parlamentare che gestisca la questione curda.

I servizi segreti turchi sono in contatto con Ocalan da dicembre, quando hanno avviato un negoziato volto a porre fine alla lotta per l'autonomia del Kurdistan turco. Precondizioni da entrambe le parti: il movimento curdo chiede il rilascio di migliaia di prigionieri politici in carcere in Turchia, mentre Ankara chiede che i "terroristi" lascino il territorio turco prima di concretizzare il processo di pace.

Secondo alcuni osservatori stranieri, Ocalan è stato spinto alla decisione da un indebolimento della sua figura nella lotta curda per l'indipendenza: l'isolamento in prigione avrebbe allentato il sostegno di base al leader. Un'analisi che non trova conferma nella realtà dei fatti: la comunità curda, il 20% della popolazione della Turchia, continua a sognare l'autonomia da Ankara e Ocalan ha ancora una presa significativa sia sulle milizie armate che sulla popolazione civile.

Ottimista il premier turco Erdogan, da tempo impegnato nel trovare una soluzione ad un conflitto interno che ha destabilizzato la Turchia per oltre trent'anni, indebolendo l'economia interna del Paese e provocando migliaia di morti: secondo la Commissione parlamentare Terrorismo, le vittime sono state 35mila, di cui 8mila ufficiali di Stato, 5.500 civili e 21.500 guerriglieri curdi. A ciò si aggiunge il trasferimento forzato di quasi 400mila persone, che hanno abbandonato le loro case a causa del conflitto.

Tratto da: nenanews