Travesía por la Vida, capítulo Europa - L’importanza della nave

16 / 4 / 2021

Il 10 Aprile il Subcomandante Insurgente Moisés, a nome della Comisíon Sexta del EZLN, ha annunciato attraverso un comunicato ufficiale il cronoprogramma della delegazione navale che giungerà in Europa. 

In questa data le compagne e i compagni che formano l’avanguardia navale hanno ricevuto l’incarico di rappresentare i popoli zapatisti in questo viaggio attraverso una cerimonia tenutasi presso il “Semillero Comandanta Ramona”.

La delegazione rimarrà in quarantena preventiva quindici giorni all’interno della replica di una barca. Il 26 aprile la delegazione si muoverà verso uno dei porti atlantici del Messico al quale giungerà il 30 aprile. Infine, gli zapatisti prenderanno il largo all’interno dell’imbarcazione ribattezzata “La Montaña” attorno al 3 maggio, per giungere sulle coste europee nella seconda metà di giugno al termine di un viaggio di 6-8 settimane.

La scelta di inviare parte della delegazione con una spedizione via mare si inserisce perfettamente nel novero delle sfide temerarie di cui l’esperienza zapatista è costellata, sfide che hanno contribuito ad alzare a più riprese l’asticella della Resistenza in Chiapas. È naturale quindi domandarsi quale valore possa avere tale avanguardia navale per l’EZLN e per i movimenti europei che la riceveranno, quale sia il significato politico e storico di questa iniziativa e quale sia il ruolo che assume all’interno dell’esperienza della “Travesía por la Vida”, anche a fronte dell’inevitabile aumento di complicazioni che comporta in un viaggio già al di fuori dell’immaginazione di tutti.

In questo senso le compagne e i compagni zapatisti promuovono un cambio della narrazione storica con un’iniziativa che va al di là del simbolismo comunicativo ed esprime la sua dimensione concreta con la traversata atlantica, secondo la prassi “ni teoría sin práctica, ni práctica sin teoría”1.

Va premesso che la concezione storica zapatista è profondamente differente da quella lineare, incentrata sulla categoria di “progresso”, che sostiene lo sviluppo capitalista sin dagli inizi del XVIII secolo. Le compagne e i compagni zapatisti si approcciano alla categoria di tempo come ad un caracol, una spirale che avvicina gli eventi del passato e del presente accomunandoli senza sovrapporli, evidenziandone le connessioni2.

In questo modo gli zapatisti proteggono la Memoria dalle aggressioni del “presente perpetuo”, la categoria storica di riferimento del capitalismo neoliberale. Il “presente perpetuo” distrugge la coscienza storica svuotando di significato e contenuti i processi del passato. Senza una coscienza storica il modello economico, sociale e culturale attuale appare l’unico in grado di fornire le basi per immaginare e costruire il futuro3.

Le compagne e compagni zapatisti combattono la distruzione del passato e l’interiorizzazione sociale e culturale del modello economico capitalista neoliberale proprio facendo un’operazione di contrahistoria, ossia affrontando l’analisi dei processi storici a partire da una prospettiva che libera la narrazione dalle sovrastrutture coloniali e derivanti dalla dominazione culturale del modello economico attuale.

Proprio per non riprodurre determinate logiche, queste considerazioni non devono avere lo scopo di interpretare o dare un significato alla decisione di inviare parte della delegazione via mare e nemmeno quello di scimmiottare una forma mentis che non fa parte dell’eredità culturale occidentale. Attraverso questo viaggio ci viene consegnata però l’opportunità di rileggere la storia europea, ri-approciarvisi in questa prospettiva, cercando ciò che in questa esperienza ci avvicina al nostro retaggio storico condiviso.

Allora, compiendo questo percorso a ritroso nella storia europea, quella nave porta a confrontarsi, attraverso un parallelismo con le caravelle, con il processo di colonizzazione del continente americano e con le sue conseguenze storiche. Su un altro livello però quella nave costituisce al contempo un elemento che può fornirci la base per costruire una memoria comune di resistenza all’affermazione del sistema capitalista, radicata sin dalle origini.

È proprio su delle navi infatti, lungo le rotte che attraversavano l’Atlantico, che a partire dalla seconda metà del XVII secolo è avvenuta l’epocale espansione capitalistica dell’economia europea. Gli albori del sistema economico contro il quale l’EZLN lotta sin dal levantamiento, avendo raccolto il testimone della resistenza dei popoli originari alla colonizzazione.

Questa espansione dovuta all’apertura delle rotte commerciali ha prosperato grazie allo sfruttamento e alla schiavitù di migliaia e migliaia di uomini e donne europei costretti alla fame dagli espropri dei latifondisti, gettati come una merce sul mercato del lavoro per sgobbare in condizioni disumane all’interno dei primi stabilimenti manifatturieri o nelle navi della marina militare e commerciale che trasportavano merci e schiavi. Vittime anch’essi di quel processo di accumulazione originaria messo in atto dalla nascente oligarchia capitalista che costruiva sulle loro spalle le proprie fortune.

È in questo periodo storico quindi che si trovano le radici di quel filo rosso che parte dai primi ribelli che sotto l’insegna del Jolly Roger si opposero a questo sistema capitalistico nascente e prosegue attraverso la Comune di Parigi, i movimenti socialisti di inizio ‘900, la Resistenza al nazi-fascismo per arrivare sino alle lotte che le comunità di oggi portano avanti contro i progetti estrattivisti nei vari territori.

Quella nave dunque rappresenta un’occasione per i movimenti europei di avviare una riflessione e riscrivere la propria storia alla luce di una nuova consapevolezza che inserisca le varie memorie particolari all’interno di un quadro che restituisca la profondità storica della matrice condivisa delle resistenze europee al capitalismo. In altri termini, rileggere in prospettiva anticapitalista la storia di quell’Europa dal basso che non ha mai cessato di dar vita a esperienze storiche che promuovessero queste istanze ma che oggi si trova senza una memoria storica comune a cui fare riferimento nelle lotte contemporanee.

Per tutti coloro che attendono e si spendono per organizzare l’accoglienza della “Gira zapatista” in Europa quindi il nodo è comprendere in che termini questo approccio alla storia, che passa attraverso la rilettura decolonizzata (anche in termini di interiorizzazione culturale) dei fenomeni del passato, si possa concretizzare in azioni che assumano un valore effettivo, oltre il simbolismo, nell’unificare la coscienza storica collettiva dell’Europa dal basso.

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1Comision sexta del EZLN, El pensamiento critico frente a la hidra capitalista I, Chiapas (México), 2015, pp. 12-13.  

2J. Baschet, Rebeldia, resistencia y autonomia. La experiencia zapatista, Ediciones Eón, Mexico, D.F., 2018. Es: per gli zapatisti contemporanei, la figura di Zapata rappresenta una delle numerose manifestazioni storiche del principio immateriale e atemporale del Votán, il “cuore del popolo” nell’antico calendario tzeltal. Conferiscono così una dimensione collettiva alla memoria del personaggio storico che si esprime quotidianamente nelle lotte degli indigeni e degli oppressi  messicani. 

3J. Baschet, Rebeldia, resistencia y autonomia. La experiencia zapatista, Ediciones Eón, Mexico, D.F., 2018.