Trump, l’accordo del secolo. Una proposta che non si può rifiutare?

Intervista di Dario Fichera (Ass. Ya Basta!Êdî Bese!) a Michele Giorgio

29 / 1 / 2020

Il 28 Gennaio 2020, a Washington, alla presenza di Benjamin Netanyhau e Benny Gantz e tra gli applausi di delegati provenienti dal Bahrain e dall’Oman, è stato svelato il tanto acclamato e proclamato piano di pace di Trump per il Medio Oriente: “l’accordo del secolo” o “la truffa del secolo”, come l’hanno prontamente ribattezzato i palestinesi. Un piano al quale l’entourage del Presidente USA stava lavorando almeno da un paio d’anni almeno, da quando cioè la Casa Bianca decise, alla fine del 2017, di spostare la propria ambasciata in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme.

Proprio Gerusalemme, nell’accordo del secolo, è dichiarata capitale indivisibile dello stato di Israele; vengono poi legittimati il controllo sul Golan e l’annessione delle colonie, non più considerate illegali in gran parte della Cisgiordania. Di fatto niente di nuovo rispetto a quello che già accade “sul campo”. Ricordiamo, infatti, gli ultimi dati che indicano che in Area C solo l’1% delle concessioni edilizie richieste dai palestinesi viene accettato o il recente report dell’osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani dall’eloquente titolo “Gaza. The Dead Zone” che indica con dovizia di particolari come 14 anni di assedio abbiano reso la Striscia un territorio invivibile.

“In futuro”, si legge nel piano Trump, potrebbe essere creato un fantomatico “Stato di Palestina”, senza però controllo delle sue frontiere e del suo spazio aereo, senza un aeroporto, con Gaza e la Cisgiordania divise, senza accesso alle risorse idriche. Una soluzione che ricorda molto da vicino quella dell’apartheid sudafricana. Il Diritto al Ritorno nei territori della Palestina storica non viene, chiaramente, mai menzionato.

Da ieri le piazze e le strade di tutta la Palestina sono invase dai manifestanti, che invocano dignità per il loro popolo ed una presa di posizione netta dei governi internazionali. Stamattina sembra sia stato proclamato in Cisgiordania ed a Gaza uno sciopero generale di 24 ore di tutti i settori, ad esclusione della sanità.

Abbiamo intervistato Michele Giorgio, corrispondente da Gerusalemme del quotidiano “Il Manifesto”.

D: Michele, il piano, che è stato presentato con tanto di mappa allegata, non ha certamente sorpreso chi ha seguito la politica mediorientale negli ultimi anni. C’è comunque qualche elemento che non ti aspettavi di leggere? L’annessione è la priorità, la creazione della “mini-Palestina” può essere affrontata in futuro. La questione dell’occupazione è secondaria. In barba alle risoluzioni delle Nazioni Unite e della Comunità Europea, Donald Trump e l’ambasciatore Friedman si arrogano il diritto di dare la luce verde all’annessione delle colonie illegali. Ma davvero possono farlo, o ancora una volta stiamo assistendo ad una messinscena propagandistica?

M: In realtà io mi aspettavo di leggere tutto quello che è stato scritto! C'è un punto, però, che  ritengo molto importante: cioè che gli USA sono passati dall’escludere la nascita di uno stato Palestinese -almeno così sembrava dalle prime anticipazioni di un anno e mezzo fa di questo piano americano- ad includere, invece, la possibilità che possa nascere uno stato di Palestina.

Questa cosa la ritengo estremamente insidiosa e pericolosa, perché dà l'idea di un'amministrazione Trump che guarda ancora alla soluzione dei due stati; non è contro i due stati; ma addirittura sarebbe a favore dell'indipendenza palestinese.

D: Le reazioni dei leader dell’ANP, in primis di Mahmoud Abbas, non si sono fatte attendere e sono state anche piuttosto scontate, seppur condivisibili.

L’accordo del secolo, come tu e molti giornalisti avete spesso ribadito negli ultimi due anni, oltre ad essere l’ultimo grande passo di una strategia ben pianificata - iniziata appunto con il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, passando per il taglio ai fondi UNRWA; la legittimazione dell’occupazione delle alture del Golan e delle colonie israeliane ed infine la repressione del dissenso contro Israele con la scusa dell’antisemitismo -  sembra scritto apposta per essere “la proposta che non si può rifiutare” di cinematografica memoria: un contratto capestro con benefici unilaterali, che porterebbe esclusivamente ad un regime di apartheid; alla creazione di un bantustan senza sovranità all’interno di uno stato egemone. Probabilmente questo “piano di pace” è stato pensato proprio allo scopo di essere immediatamente rifiutato. Puoi spiegare ai nostri lettori quali vantaggi porterebbe ad Israele ed alla campagna elettorale di Netanyahu il rifiuto da parte palestinese di questo accordo?

M: Trump ha usato dei toni molto morbidi, ma particolarmente ambigui quando si è riferito ai palestinesi, alle sue “buone” intenzioni. Il discorso è che questa decisione di prevedere uno stato palestinese potrebbe ingannare quelle parti internazionali in buona fede, oppure dare l’occasione a quelle in cattiva fede per dare il via libera ad un ad uno stato che non sarebbe altro che un “bantustan palestinese” completamente controllato da Israele che non ha sovranità e via dicendo. Questo è molto pericoloso perché è uno dei pericoli dai quali devono guardarsi i palestinesi; perché loro chiedono solidarietà internazionale e che la comunità internazionale respinga il piano Trump, ma qualcuno, ad esempio Boris Johnson dalla Gran Bretagna, ha già detto che questo piano è qualcosa di molto positivo e addirittura nel mondo arabo ci sono reazioni positive nei confronti di questa iniziativa statunitense.

Ecco, tutto questo è molto insidioso! I palestinesi sono già isolati, messi ai margini e adesso rischiano di essere messi sotto pressione da vari attori internazionali. Inoltre io non credo ad un fronte europeo compatto, tutt’altro! I palestinesi potrebbero essere messi sotto pressione e spinti  ad accettare questo piano, che non è un piano per l'indipendenza palestinese, per la libertà e la loro sovranità, ma è un piano che in realtà ai palestinesi offre solo un'entità priva di qualsiasi sovranità, senza il controllo del suo spazio aereo, senza il controllo dei suoi confini – in realtà i confini non esisteranno - e questo piano serve solo a realizzare i desideri e i progetti israeliani.

D: Cosa ti aspetti nel prossimo futuro e quale sarà, a tuo avviso, il futuro dell’ANP? Continuando sull’onda delle citazioni cinematografiche, credi che i politici cederanno alla promessa “per un pugno di dollari” o stavolta le cose potrebbero andare diversamente?

M: Devo dire che in questo momento è difficile fare delle previsioni. Però possiamo dire che il piano di Trump, comunque non può essere accettato da nessun leader palestinese, moderato o radicale che sia!

È assolutamente inaccettabile nessuno può affermare che vada bene. Che poi, all'interno del panorama politico palestinese, al di là dell'Autorità Nazionale, oltre i maggiori partiti possano esserci voci che spingano quantomeno per discutere con gli americani di questo piano…beh, questo potrebbe essere uno scenario possibile. Comunque qualsiasi leader palestinese non può accettare un piano che è visto da tutti i palestinesi come un terribile inganno ed un tentativo molto chiaro di mettere fine alla questione ed alla causa palestinese.

Quindi non credo neanche che i tanti soldi di cui parlano gli americani possano convincere qualcuno; anche perché questi soldi realtà non ci sono! Chi li metterà? Si dice l'Arabia Saudita, le monarchie del Golfo…in realtà questo piano non è fatto per essere realizzato nella sua interezza; è un piano che è stato annunciato ad un unico scopo: quello di permettere ad Israele di procedere al più presto all'annessione di larghe porzioni della Cisgiordania e della Valle del Giordano e poi è destinato ad essere congelato!

Evidentemente useranno il pretesto che i palestinesi non lo appoggiano; verrà congelato perché tra l'altro questo piano non è pienamente condiviso dalla destra israeliana che sostiene il primo ministro Netanyahu. Anche Netanyahu non lo vuole applicare fino in fondo, perché questo comporterebbe spaccare la sua coalizione di destra. Ci sono, infatti, formazioni ed esponenti politici della destra israeliana che già sostengono che questo piano non debba essere attuato. Perché? Perché se è bello che offre la possibilità di annettere ufficialmente - perché sul terreno questo è già avvenuto 52 anni fa; dobbiamo dirlo con estrema chiarezza-  allo stesso tempo prevede la nascita di uno Stato palestinese, anche se come già detto prima sarebbe uno stato fantoccio, però i coloni israeliani, la destra estrema e lo stesso Netanyahu probabilmente, non vogliono che nasca uno stato palestinese.

Quindi questo piano statunitense, credo che verrà applicato solo nella parte che prevede le annessioni unilaterali a Israele di territori palestinesi.