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Melting Pot al Forum Sociale di Tunisi
Basta
respingimenti e detenzioni nella “fortezza Europa”. Basta violazioni
dei diritti umani e della dignità dei migranti. Basta frontiere di mare e
di terra come luoghi di morte e di “illegalità istituzionale”. Al Forum
Sociale Mondiale si alza ancora una volta alto il grido d’allarme e di
denuncia dei migranti e delle associazioni che li supportano. Tre giorni
di incontri e workshop conclusi con l’assemblea finale del 29 marzo in
cui i partecipanti al Forum di Tunisi hanno elencato le varie
raccomandazioni e lanciato le prossime campagne e battaglie in difesa
dei diritti dei migranti.
Il programma è stato molto
ricco: dal 27 al 29 marzo quasi 50 workshop e tre assemblee. Partendo
dai contenuti dei singoli workshop sono stati individuati alcuni
macro-temi: libertà di circolazione e di permanenza, auto-organizzazione
dei migranti, migrazioni e crisi economica, diritti fondamentali,
migrazioni forzate, politiche migratorie, migrazioni e lavoro, media e
immigrazione, razzismo e non discriminazione, donne e migrazioni.
Ovviamente si tratta di categorie piuttosto forzate e “artificiali”
figlie del poco tempo e della necessità di riassumere e schematizzare
quanto discusso durante il Forum. La realtà ci dice invece che ogni
aspetto è trasversale e abbraccia tanti ambiti: le violazioni dei
diritti umani nei CIE-lager e le nuove schiavitù quali quelle di cui
sono vittime molti lavoratori stagionali, ad esempio, rientrebbero in
diverse categorie tra quelle indicate sopra. E tutte queste questioni
non devono farci dimenticare inoltre – come è stato ribadito durante il
Forum - la necessità di collocare le battaglie per i diritti umani e per
i diritti dei migranti all’interno di una prospettiva più ampia che
includa in maniera chiara e decisa una visione altermondialista e una
lotta al neoliberismo e al neocolonialismo.
La globalità e la
complessità delle questioni legate all’immigrazione sono state
esplicitate durante l’intervento del Progetto Melting Pot Europa nel
corso dell’assemblea conclusiva del 29 marzo: viviamo in un mondo che fa
la guerra ai migranti (a partire dai respingimenti dai porti italiani)
ma le battaglie per i diritti dei migranti non sono isolate rispetto a
quanto sta accadendo a livello socio-politico nell’area mediterranea e
rispetto a quanto i movimenti sociali stanno facendo e faranno (vedi il
prossimo Blockupy di Francoforte) per constrastare le politiche della
troika che stanno privando sempre più individui dei diritti basilari.
Nonostante
la riproposizione di slogan e appelli già sentiti in passato, il Forum
di Tunisi è stata quindi l’occasione per raccontare alcune esperienze e
per lanciare nuove campagne e nuovi progetti. E per sottolineare che il
Forum di Tunisi sulle migrazioni è un processo e non una struttura
rigida e che questa è solo una delle tante tappe che precederanno il
Forum Sociale Mondiale dei Migranti che si svolgerà sempre in Africa nel
2014.
Dallo sviluppo delle reti informali a “Frontexit” e
“Watch the Med”: nuove campagne e prospettive contro la vergogna dei
respingimenti
Tema centrale nel Forum è stata la denuncia dei respingimenti nel Mediterraneo. Avvengono molto vicino a noi, dai porti di Venezia e Marghera (quasi 300 migranti respinti ogni anno) così come in moltissimi luoghi d’Italia e d’Europa. Le varie realtà presenti hanno ribadito la necessità di rinforzare le reti e i contatti tra attivisti che operano nei vari paesi sia per scambiare informazioni e dati sia per supportare direttamente i migranti che viaggiano da un paese all’altro. Tra le campagne contro i respingimenti appena lanciate particolare rilievo assume Frontexit, nata su iniziativa di Migreurop. Il comunicato di lancio della campagna dice “l’Europa è in guerra contro un nemico che ha inventato”. L’agenzia Frontex è il braccio armato dell’Unione Europea che lotta contro questo “nemico” intercettando i migranti alle frontiere europee e rispedendoli indietro violando i loro diritti fondamentali. Cosa chiede Frontexit? Che venga fatta chiarezza sul mandato, le responsabilità e l’operato dell’agenzia Frontex; che si ponga fine alle azioni che violano i diritti dei migranti e infine, dopo aver avuto prova della sua “incompatibilità con il rispetto dei diritti fondamentali” che si annulli il regolamento che ha istituito l’agenzia Frontex. “Le rivendicazioni della campagna saranno portate al Parlamento Europeo, ai parlamenti nazionali fino alla Commissione Europea e a Frontex stessa” dicono i rappresentanti di Migreurop presenti a Tunisi. Sulla stessa linea l’osservatorio Watch the Med, nato sulla scia del viaggio intrapreso nel 2012 dal network internazionale Boats4People”. Watch the Med è un progetto che mira a monitorare quanto accade nel Mediterraneo e a fornire un supporto diretto attraverso la costituzione di una piattaforma online che raccoglie testimonianze dei migranti e altri testimoni, immagini satellitari, mappature, ecc… Inoltre il progetto include la possibilità di avviare cause legali contro le violazioni dei diritti dei migranti messe in atto sia dai singoli paesi europei sia dall’agenzia Frontex. “E’ fondamentale in ogni caso creare dei network e scambiarci informazioni dai vari paesi europei. L’obiettivo sarà quello di creare un ‘network dei network” affermano i rappresentanti di Watch the Med presenti al Forum.
Mai più sans papiers, mai più carceri: appelli per una cittadinanza universale e storie di colpevoli sparizioni.
Tra
gli spazi caotici e sempre “ridefiniti” del Village Migration di Tunisi
tanti erano i volantini e i materiali. Ma tra questi spiccava un
simil-passaporto regalato da Utopia, una delle associazioni
partecipanti. Era il “passaporto della cittadinanza universale”. Per i
membri di Utopia questo passaporto non è un’utopia ed è la stessa
speranza che anima la lotta del movimento dei Sans Papiers, che ha
portato a Tunisi una carovana molto numerosa e attiva. Sulle loro
magliette la scritta “sans papiers sans frontieres”. Il loro augurio è
che i sans papiers – cioè quelli che i media razzisti del nostro paese
si ostinano a chiamare “clandestini” – abbiano ancora più spazio nei
prossimi Social Forum diventando una componente decisiva e
imprescindibile. E così facendo rendano ancora più palese l’assurdità di
un sistema che li condanna all’invisibilità. La stessa invisibilità che
sembra riguardare i ragazzi tunisini arrivati in Italia nel marzo 2011 e
poi “scomparsi”. Sono 250 i giovani partiti dalla Tunisia dopo l’inizio
della rivoluzione e poi spariti. Anche qui ovviamente le responsabilità
del governo italiano sono evidenti così come quelle del governo
tunisino. L’associazione “La terre pour tous” unisce le famiglie dei
migranti tunisini scomparsi. 151 persone che hanno lanciato un appello
affinchè venga fatta chiarezza e giustizia su questi ragazzi
“desaparecidos”. Alcuni sono stati riconosciuti dalle famiglie in alcuni
video trasmessi dalle televisioni italiane ma il nostro governo non ha
fornito risposte chiare ai familiari. Rachida è una delle donne che al
Forum ha raccontato il suo viaggio in Italia alla disperata ricerca del
figlio. Né le autorità italiane né quelle tunisine le hanno dato una
risposta. Nessuna possibilità di accedere a documenti e atti ufficiali. E
il serio sospetto che il figlio di Rachida - così come molti altri suoi
connazionali – possa essere rinchiuso nei lager chiamati CIE sparsi per
l’Italia.
E proprio dal Social Forum di Tunisi è
partito un nuovo appello per la chiusura definitiva di tutti i centri di
detenzione (qualunque sia la loro “natura” e struttura) sparsi per
l’Europa. Perché ovunque sono luoghi di repressione e umiliazione e
quindi vere e proprie galere. Ed è stata lanciata la proposta di
istituire una commissione di inchiesta per far chiarezza sulle
sparizioni di centinaia di tunisini arrivati in Italia.
Né accoglienza, né diritti, né documenti: il grido d’aiuto dei rifugiati di Choucha arriva al Forum
Con ancora davanti agli occhi i disastri dell’ “accoglienza indegna” italiana dell’emergenza Nord Africa, conosciamo a Tunisi persone che in Italia e in Europa non sono nemmeno arrivate e forse mai ci arriveranno. Sono i rifugiati del campo profughi di Choucha, nel sud della Tunisia al confine con la Libia. Sono arrivati circa due anni fa scappando dalla guerra e al momento sono in totale 3600. Sono arrivati al Forum con una numerosa delegazione per raccontare la terribile situazione che riguarda in particolare 260 di loro (molti dei quali ciadiani). Le condizioni di vita in quel campo profughi sono disastrose ma loro hanno anche il problema che l’UNHCR non li ha considerati “idonei” per richiedere asilo politico. “Voglio essere considerato un richiedente asilo come gli altri ma l’UNHCR ci ha detto che non avevamo i requisiti per essere considerati richiedenti asilo” ci dice un ragazzo del Ciad. E un suo connazionale aggiunge “A giugno il campo chiude e non sappiamo cosa fare perché se torniamo in Libia ci considerano ex mercenari di Gheddafi e se torniamo nel nostro paese rischiamo la vita”. Dal palco dell’assemblea finale è risuonato il loro appello che è stato solo il momento finale di una tre giorni di presidio permanente che li ha resi finalmente visibili alla Tunisia e al mondo.
Gli altri appelli dell’assemblea e le prossime iniziative a livello mondiale.
Istituire
un osservatorio transnazionale per monitorare gli “hate-speech”, l’uso
di parole e toni razzisti e discriminatori (che ricorda le campagne
italiane contro le “parole sporche”); sostenere e favorire i processi di
auto-organizzazione (come l’esperienza del progetto “Todo cambia” dell’
ARCI); e di auto-narrazione dei migranti; contrastare con forza
l’islamofobia; rafforzare le reti informali con i paesi di origine degli
immigrati. Queste le altre proposte-slogan emerse nel corso del Forum. E
poi l’idea di uno sciopero generale a livello mondiale (esperienza già
avviata alcuni anni fa con lo sciopero del primo marzo). E la volontà di
“avvicinare” ancora di più il Forum Sociale Mondiale al Forum Sociale
Mondiale dei Migranti che si svolgerà nel 2014. Ma prima del 2014 tanti
saranno gli appuntamenti importanti per dare seguito a quanto detto e
fatto in questo Forum di Tunisi. Tra questi uno dei principali è la
Giornata di Azione Mondiale del 18 dicembre ed è stata anche avanzata la
proposta di far pressione sulle Nazioni Unite (che hanno già indetto il
13 ottobre una conferenza sulle migrazioni) affinchè organizzino un
evento sulla libertà di movimento e di permanenza delle persone.
Tutte
queste idee e proposte, così come stabilito durante il Forum, saranno
raccolte e inserite in un sito web creato ad hoc tramite il quale si
promuoverà lo scambio di esperienze, informazioni ed iniziative di
ciascun paese e di ciascuna organizzazione in modo da rinforzare i
network esistenti e crearne al tempo stesso di nuovi.
Al
di là delle raccomandazioni dette spesso sotto forma di slogan e già
sentite nei precedenti Forum, l’obiettivo – sicuramente non facile -
deve essere quindi quello di unire le forze per le prossime campagne di
mobilitazione e contemporaneamente scambiarsi esperienze di “buone
pratiche di lotta” e di attivismo. Per dare forza e sostanza alle
battaglie di ognuno/a e garantire a tutti i migranti quella che è stata
eletta come parola-simbolo del Forum, la “dignità”.