Tunisia - il campo profughi di Choucha è il nostro inferno

Nell'atelier sui rifugiati testimonianze di razzismo e sofferenza

19 / 4 / 2014

Nell'atelier dedicato alla situazione dei rifugiati in Maghreb, tenutosi questa mattina durante i lavori della terza edizione del Forum Sociale Magrebino sulla Migrazione, varie sono state le discussioni per sottolineare i diversi problemi che caratterizzano i migranti all'interno dei campi profughi maghrebini e in modo particolare si è puntata l'attenzione sul campo di Choucha, accampamento tunisino al confine con la Libia.

Fin dai primi interventi è emerso un quadro comune condiviso da tutti i participanti all'assemblea, ossia che l'attuale governo tunisino non è in grado di affrontare in maniera efficiente ed immediata la problematica delle pessime condizioni nelle quali si trovano i rifugiati sul territorio nazionale. Questo anche a causa del contesto politico ed economico nel quale questo Paese si trova: la Tunisia sta infatti attraversando un periodo di cambiamento, è ancora instabile e nel pieno della sua trasformazione, così vengono trascurate alcune situazioni che avrebbero invece bisogno di attenzione e soluzioni mirate.

I rifugiati che si trovano a Choucha si autodefiniscono "abbandonati a se stessi in un limbo": sono infatti privati di ogni diritto, da quelli di base come l'acqua potabile, l'elettricità e l'assistenza sanitaria, a quelli secondari come la necessità di spostarsi per far sentire la propria voce e la propria storia nella speranza di essere ascoltati ed aiutati.

In questo contesto gia abbastanza drammatico si è inserita una testimonianza molto rilevante di un giovane rifugiato a Choucha dal 2011, il quale ha portato alla luce un ulteriore problema che affligge tutto il Maghreb: il razzismo e la discriminazione da parte dei nordafricani nei confronti degli africani neri sub-sahariani.

Margai Keller, ragazzo originario della Liberia scappato in seguito alla guerra del 1996 e arrivato a Choucha nel marzo 2011, racconta come nel proprio viaggio in cerca di sicurezza e protezione sia stato spesso oggetto di insulti razziali da parte di nordafricani in quanto "persona nera" di madrelingua inglese e non araba.

Ancora oggi i ragazzi neri di Choucha subiscono in modo diretto questa discriminazione: quotidianalmente si vedono negare aiuti e assistenza da gran parte dei cittadini civili tunisini, gli stessi cittadini tunisini che invece soccorrono e accolgono nelle loro case e famiglie altri rifugiati nordafricani come libici, siriani e palestinesi.

La situazione di Choucha, purtroppo emblematica, lascia i propri rifugiati senza possibilità di decisione sulla propria vita, in quanto sono tre le scelte a loro rimaste: tornare nei loro paesi d'origine, rimanere nel campo-profughi oppure proseguire la strada verso altre terre ignote. E' chiaro come queste uniche vie d'uscita portino tutte alla morte di queste persone: morti non necessariamente fisiche, ma sicuramente d'identità e di dignità.

"Sulle rotte dell'Euromediterraneo" in Tunisia, Turchia e Libano organizzate da:
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I report completi dell'iniziativa saranno in Globalproject.info e Unponteper.it
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La situazione nel campo profughi di Choucha