Tunisia - Il diritto del tramonto

8 / 4 / 2013

Sidi Bouzid marzo 2013

"Il diritto del tramonto", così si intitola la pièce teatrale scritta da Khemissa Rezgui, una laureata in lingua e letteratura italiana all'università di Tunisi, che partecipa e traduce dall'arabo, ad un incontro sui problemi delle donne in Tunisia, a Sidi Bouzid, nei locali dell'ostello che ci ospita.

E' un'opera nella quale si fa il confronto tra il '600 e il 2009, è ricca di simboli e metafore che spiegano analogie e differenze fra Islam e Cristianesimo, e guarda la storia da un punto di vista europeo Mediterraneo. Quel mare in cui cristiani e musulmani, occidentali e orientali immergono i piedi come fosse un'enorme bacinella.

Il diritto a un tramonto e ad una successiva aurora sembrano reclamare le giovani donne di Sidi Bouzid.

Khemissa è una ragazza emancipata, una delle tante laureate disoccupate tunisine, è innamorata della cultura italiana dai tempi del liceo per merito di una docente che le ha insegnato a dare vita alla storia resuscitandone i protagonisti grazie al teatro.

Khemissa ha imparato l'inesistenza della verità ed è diventata tenace nel porsi continui perché su tutto. La religione non la condiziona, crede che possa esserci un dialogo fra tutti ed ha capito che ogni regola imposta dagli uomini ha poco a che fare con la volontà di Dio.

Non ha paura di parlare, di condividere con noi occidentali le sue idee. Ha partecipato in prima linea alla rivoluzione della primavera tunisina grazie a facebook.

E' lei che spicca tra tutte le altre per la voglia di confronto in un dialogo schietto.

Ci racconta quali sono i problemi delle donne tunisine oggi, soprattutto nelle realtà rurali. In campagna il lavoro è completamente sulle spalle delle donne che vengono pagate sei sette dinari, cifra che gli uomini non accettano. Ogni mattina, dopo aver preparato tutto il necessario per la giornata della famiglia, raggiungono il ciglio della strada, dopo un paio di km a piedi e aspettano con speranza che passi il "caporale" di turno che, a pagamento, le condurrà nel luogo di lavoro a distanza di una trentina di km. Le chiamano le matite tanto sono fitte nel rimorchio del furgone che le trasporta. Lavorano sodo tutto il giorno nutrendosi di poco e subendo, non poche volte, soprusi di ogni genere.

Gli uomini che non si umiliano accettando tali condizioni di lavoro, le sostituiscono a casa nell'accudimento dei figli più piccoli.

Dopo di ciò parlare di cittadinanza, tema centrale del dibattito in corso, sembra non essere tanto importante per la maggior parte delle presenti. Una ragazza velata, in un arabo che ci viene tradotto, dice che per loro resistere è fondamentale per esistere.

Gli uomini, continua la ragazza col velo, hanno manipolato il Corano a sfavore delle donne che risultano essere complementari, ma non alla pari, dei maschi. Questo concetto di complementarietà è stato riproposto dal governo post Ben Alì, ma rifiutato con decisione dalla società civile. Non gradiscono neanche l'accostamento donna famiglia in un unico ministero e reclamano con forza un ministero solo per loro.

Ci sono momenti di sconforto e di rabbia nei vari interventi. Sembra che i cambiamenti siano lontani e difficili e non basta che qualcuna ricordi l'esempio della prima laureata della regione che a settant'anni ancora lavora e resiste!

La religione, dice qualcuna, gioca un ruolo ambiguo intrecciandosi pericolosamente con le tradizioni fino a confonderne i confini. La gestione della propria vita è un concetto lontano e spesso l'idea, da parte della famiglia, che sia giunto il tempo del matrimonio le fa retrocedere dall'emancipazione e alcune lasciano l'università. Una vita indipendente da qualunque legame familiare è liquidata con l'assurda inutilità di allontanarsi dai propri affetti e non capiscono il voler vivere, a volte, da sole da parte di molte donne occidentali.

Il tema sesso scatena polemiche e incomprensioni. Riprende la parola Khemissa che con franchezza racconta che sotto Ben Alì chi veniva trovato a fare sesso a pagamento non veniva punito, mentre chi non poteva dimostrare il fine "commerciale" di un incontro, autorizzava alla partecipazione alla festa anche il poliziotto scopritore del "terribile reato". Il matrimonio di Nikah fa scatenare un'accesa polemica tra Khemissa e Silma. E' un matrimonio che ha come scopo il portare conforto ai combattenti in Siria e che avvicina al paradiso le donne e le giovani minorenni che lo contraggono. Khemissa parla di una lista di quarantaquattro donne partite dalla Tunisia per le zone di guerra, Silma nega tale usanza in Tunisia, ma solo dopo, in disparte, ne ammetterà la veridicità.

Silma è vicino alle posizioni salafite e con il suo negare e ammettere a bassa voce rende in modo sintetico e nitido, l'oscillare contraddittorio e smarrito del cammino di tante donne.

Alle tre del mattino ci sarebbero ancora tante cose da dire, ma tutte sono troppo stanche...