Tunisia in bilico

In diverse regioni della Tunisia oggi si sono svolte mobilitazioni

di Lda
24 / 10 / 2013

Dopo lo scontro a fuoco di ieri nel Governatorato di Sidi Bouzid tra milizie islamiche di Ansar Al-Sharia, e i reparti anti terrorismo della polizia tunisina, che ha provocato 10 vittime, è notizia di oggi che la Guardia Nazionale avrebbe sventato un attentato terroristico a Sidi Bouzid città. Sarebbe stata infatti individuata un’autobomba che, secondo le indagini, sarebbe stata piazzata nei prossimi giorni di fronte alla sede della Guardia Nazionale e sembra che il mancato attentato sia stato rivendicato da Al Quaida per il Maghreb Islamico. Inoltre fonti dell’intelligence statunitense, confermano il rischio di attentati alle ambasciate francese e Usa a Tunisi.

Contestualmente ai funerali dei poliziotti uccisi ieri, che erano in gran parte originari di Sidi Bouzid e di Kasserine, l’Ugtt ha indetto per oggi lo sciopero generale nei suddetti Governatorati. Migliaia di persone hanno partecipato alle celebrazioni funebri, che si sono di fatto trasformate in espressioni di dissenso contro il governo islamico, contro i gruppi islamici radicali e per la giustizia sociale. Nonostante la difficoltà nell'interpretare processi così complessi, si evince chiaramente dai cortei di oggi, che i poliziotti uccisi ieri vengono rappresentati dalla Tunisia laica come gli ennesimi martiri caduti per la democrazia e contro la deriva islamista che sta prendendo il Paese.

Anche gli studenti universitari e dei licei hanno oggi manifestato in diverse città tra cui Manouba, Sousse, Gabès e Le Kef.

A Manuoba, località poco distante da Tunisi, i militanti dell’Uget (lo storico sindacato degli studenti) sono stati attaccati con mazze e bastoni da un gruppo di aderenti all’Ugte, il sindacato studentesco islamico e vicino a Ennahda, e capitanato dal figlio del primo ministro in carica, Ali Lâaryedh, ma alla fine sono stati scacciati dagli studenti di sinistra.

A Le Kef la sede di Ennahda è stata completamente distrutta e saccheggiata dai manifestanti che accusano il governo di essere il burattinaio che sta dietro gli omicidi di Choukri Belaid e di Mohamed Brahmi, i due esponenti del Fronte Popolare assassinati nei mesi scorsi, così come delle ultime violenze e dei recenti attentati.

Le diverse soggettività studentesche e di movimento hanno organizzato queste manifestazioni in segno di protesta contro il governo, contro l’escalation di violenza e contro quella che, ai più smaliziati, può ricordare la strategia della tensione, tristemente nota in particolare a noi italiani.

Va notato infatti che le mancate dimissioni del governo, annunciate dal 5 ottobre, e attese nella giornata di ieri, sono state posticipate “a data da definirsi” a causa di quanto accaduto ieri a Sidi Bouzid. Alcuni siti di informazione tunisini non nascondono il timore che si tratti di un complotto governativo per mantenere il potere e dare una stretta securitaria al Paese.

Per la cronaca anche Ennahda ha lanciato per questo pomeriggio una manifestazione di condanna alla violenza. Nel frattempo oggi sono stati arrestati 7 salafiti jihadisti a Sfax con l’accusa di detenzione illegale di armi da fuoco, altri 5 a Jendouba, dopo aver sparato su una pattuglia della Guardia Nazionale, infine altri 4 uomini, nascosti dal niqab (meglio conosciuto in Europa come burqua), trovati in possesso di armi bianche e uniformi militari, a Kairouan.

E’ notizia di pochi minuti fa che il Fronte Popolare, la coalizione dei partiti di estrema sinistra, si è ritirato dal tavolo del “Dialogo Nazionale” in segno di protesta per le mancate dimissioni del governo.