Tuzla - terzo giorno di viaggio

"Qui non si vive solo per vivere. Qui non si vive solo per morire. Qui si muore per vivere"

Utente: chiarab
29 / 8 / 2013

Domenica sera abbiamo attraversato il confine croato-bosniaco, entrando in Bosnia Erzegovina e arrivando a Tuzla.

Tuzla è la città in cui il 25 maggio del 1995 vennero uccisi 71 ragazzi, che si trovavano insieme a molti altri in piazza per celebrare la "Festa della Gioventù", da una granata lanciata da una delle montagne che circondano la città. 

Tuzla è la stessa città che si era rifiutata di consegnare gli ebrei agli Ustascia, poichè essi come tutti gli altri erano solamente cittadini di Tuzla. 

Fra i ragazzi assassinati da quella granata, non solo atroce ma anche simbolica, c'erano musulmani, ortodossi, cristiani e laici, ma sono tutti seppelliti nello stesso cimitero, poichè l'appartenenza a Tuzla non passa(va) dall'identità etnico-religiosa. Il monumento posto a ricordarli non reca bandiere o simboli ma una semplice poesia di Mak Didzar "Qui non si vive solo per vivere. Qui non si vive solo per morire. Qui si muore per vivere" e la scritta "uccisi dai fascisti".

Lunedì 26 agosto ci siamo recati presso l'Associazione Tuzlanska Amica. 

Da alexlander.org: "L’associazione “Tuzlanska Amica” è un’organizzazione non governativa con sede a Tuzla, una città nel nordest della Bosnia- Erzegovina. Registrata ufficialmente nel 1996, il suo lavoro è iniziato già nel 1992, cercando di alleviare le sofferenze di un numero crescente di donne e bambini arrivati dai campi di concentramento, dalle zone sottoposte alla pulizia etnica e in fuga dalla città di Srebrenica. 

Tuzlanska Amica è diretta da Irfanka Pašagić, neurospichiatra originaria di Srebrenica, giunta a Tuzla come profuga nel 1992. Vi collaborano psicologi, pedagogisti, assistenti sociali e - se necessario - anche consulenti legali. L’associazione svolge inoltre la funzione di Centro di documentazione e ricerca sulla condizione femminile e promuove iniziative pubbliche e seminari per favorire il dialogo, la comprensione e la tolleranza tra persone di tutte le nazionalità."

Con le donne e gli uomini di Tuzlanska, nonchè i ragazzi di Adopt Srebrenica abbiamo partecipato ad un workshop tenuto da Sami Adwan, palestinese, docente all'Università di Betlemme e co-direttor e del PRIME (Peace Research Institute for the Middle East), sul conflitto di narrative.

Sami è autore de La storia dell'altro, un manuale per le scuole con due narrazioni, scritte in parallelo nelle pagine che compongono il libro. Le separa una colonna in mezzo costituita dallo spazio apposito per porre delle annotazioni/riflessioni/appunti.

Il libro è il risultato dell'impresa di insegnanti, palestinesi e israeliani, che prende in considerazione il periodo storico che va dalla Dichiarazione Balfour sino alla prima Intifada palestinese, ogni gruppo dal proprio punto di vista.

L'intento di Sami è quello di riuscire a far riflettere sulla necessità di incontrare l'altro, riconoscendone la storia e la prospettiva, interrogandosi non solo sul senso e il significato della storia, ma anche sulle modalità per affrontare il tema della diversità in una situazione conflittuale.

Il workshop consisteva proprio in questo e la proposta era ovviamente volta alle donne e ai giovani musulmani e serbi presenti, nonchè al nostro gruppo, cosiddetto "internazionale".

E' stata una situazione a volte tesa e stressante, ma i bosniaci (musulmani o serbi) presenti sono riusciti a parlare e raccontare le diverse narrazioni della storia della guerra divisi nei due gruppi composti in maniera da non tener conto della loro appartenenza d'origine.

Per alcuni di loro è stato un esercizio difficile per altri meno, penso ai più giovani (ci sono ragazzi che hanno al massimo 28 anni) che operando nelle varie associazioni o centri di documentazione sono più allenati a confrontarsi, parlare (non di tutto e non sempre apertamente), ascoltare, e non possono e vogliono più sentirsi vittime o colpevoli.

Dal mio punto di vista non sarà certo lo step che farà la differenza questo, ma è uno spunto in più per coloro che si stanno impegnando per cercare di tirare fuori un futuro dalle tonnellate di macerie della storia che hanno addosso. 

Raccogliere mettere insieme e accettare i pezzi della propria storia e memoria è imprescindibile per costruire un futuro migliore.

link utili:

http://www.tuzlanskaamica.com/

https://www.facebook.com/BuongiornoBosniaDobardanVenecija

http://veneziasarajevo.blogspot.it/