Uruguay - Una scelta contro il proibizionismo e i suoi profitti: la marijuana è legale

Permessa la coltivazione e la vendita contro il narcotraffico

12 / 12 / 2013

Oggi in Uruguay attraverso il voto favorevole del Senato è il primo paese  a liberalizzare la vendita delle droghe leggere.

Adesso ci sarà la firma del presidente Josè Mujica, che ha voluto caparbiamente questa legge, spiegandola come un contributo reale alla lotta al narcotraffico.

E' una scelta che va controcorrente e che pone chiaramente un tema centrale: per combattere il narcotraffico con le sue correnti di denaro bisogna scegliere di rompere il proibizionismo.

E' sul proibizionismo che vengono garantiti i guadagni del sistema del narcotraffico, che diventano perfettamente integrati nel sistema finanziario globale.

Come non vedere, dati alla mano, che una delle voci che alimenta flussi finanziari, gli investimenti di rendita su cui produrre nuovi profitti è proprio il narcotraffico? Ed allora come non vedere l'ipocrisia che proprio il proibizionismo permette i guadagni del traffico "illegale" di droghe, che poi finiscono nel mercato "legale" della finanza?

Dati alla mano si sovrappongono i nomi di chi guida i cartelli, le mafie del narcotraffico a quelle degli uomini più ricchi e potenti del mondo. Contrapporsi alla finanziarizzazione, l'attuale espressione del capitalismo, essere in questo senso "anticapitalisti" si coniuga con l'essere antiproibizionisti proprio per attaccare una delle componenti fondamentali oggi dei flussi finanziari dei grattacieli "puliti" dei mercati e delle borse.

In questo quadro la scelta fatta in Uruguay è importante pechè dimostra che se si vuole si può cercare di non essere ipocriti e complici. 

Vi proponiamo un articolo da Il Manifesto di Filippo Fiorini dal titolo

"E ora piantiatela"

Tre­dici ore di discus­sione e tre­dici voti con­trari non sono bastati a fer­mare il pro­getto di legge per la rego­la­men­ta­zione del mer­cato della can­na­bis in Uru­guay: la mari­juana è uffi­cial­mente legale e tra meno di sei mesi sarà pos­si­bile col­ti­vare, com­prare e fumare erba senza troppe noie per tutti i cit­ta­dini e i resi­denti che abbiano rag­giunto la mag­giore età. La norma, che per il ruolo cen­trale dello Stato e per il per­messo di pro­du­zione rico­no­sciuto ai sin­goli dà alla pic­cola repub­blica char­rua un pri­mato mon­diale in fatto di diritti, per­met­terà il con­sumo per tre ragioni cen­trali: le tera­pie medi­che, la ricerca scien­ti­fica e gli scopi ricrea­tivi. Con­tro un’unica grande minac­cia: il narcotraffico.

«Si tratta di un espe­ri­mento e se dovesse andar male, siamo pronti a tor­nare indie­tro», ha detto il pre­si­dente José “Pepe” Mujica, l’uomo che con il suo appog­gio per­so­nale ha garan­tito il voto uni­ta­rio di tutta la coa­li­zione di governo, Frente Amplio, e quindi il suc­cesso par­la­men­tare di un pro­getto molto cri­ti­cato den­tro e fuori dalle stanze del potere. In senato, infatti, la pro­po­sta è pas­sata per 16 voti su 30 e alla Camera ha dovuto affron­tare le obie­zioni di tutto l’arco oppo­si­tore. A que­sto, si aggiunge lo scet­ti­ci­smo di una comu­nità medica ancora spac­cata e l’opinione con­tra­ria di più del 61% della popo­la­zione, regi­strata in set­tem­bre dall’agenzia pri­vata Cifra.

Negli stati ame­ri­cani di Washing­ton e Colo­rado, però, l’iniziale rigetto alla lega­liz­za­zione della can­na­bis (votata nel novem­bre 2012), si è poi rapi­da­mente tra­sfor­mato in un appog­gio mag­gio­ri­ta­rio e c’è spe­ranza che que­sto accada anche sulla riva nord del Rio de la Plata. Lo ha fatto notare in un’intervista alla France Presse il diret­tore dell’Ong Drug Policy Alliance (Dpa), Ethan Nadel­mann, il quale cal­cola che in un anno i detrat­tori ame­ri­cani siano scesi di 10 punti, por­tando al 58% la quota di quelli che sono d’accordo. «C’è da aspet­tarsi lo stesso anche in Uru­guay», ha detto l’esperto, aggiun­gendo poi con un grado di iro­nia, che «la lega­liz­za­zione ha un effetto cata­li­tico sulla gente».

Di certo, c’è che lo scopo di que­sta corag­giosa ini­zia­tiva non è quello di tra­sfor­mare il Paese in quella che i gior­nali con­ser­va­tori chia­me­reb­bero una Mecca dello sballo. «Il pro­blema non è la mari­juana, ma ciò che ci sta die­tro e cioè il nar­co­traf­fico — ha detto ancora Mujica a col­lo­quio con la rete spa­gnola Tve, quando ancora il ddl era in com­mis­sione — ora, io non so se quello che pro­po­niamo possa con­tri­buire a risol­vere il pro­blema, però ho ben chiaro che cent’anni di per­se­cu­zione del con­su­ma­tore non hanno dato alcun risul­tato. Coi maxi seque­stri pos­siamo dire di aver vinto molte bat­ta­glie, ma nel frat­tempo il cri­mine orga­niz­zato sta vin­cendo la guerra»

Detto in altri ter­mini, uno stu­dio sulle narco-mafie pre­sen­tato a Mon­te­vi­deo nell’anno 2009, ini­ziava con la frase: «Nel pano­rama lati­noa­me­ri­cano, l’Uruguay non ha avuto fino ad ora alcun ruolo di rilievo nella distri­bu­zione, com­mer­cio e con­trollo di quello che si può defi­nire come il mer­cato delle orga­niz­za­zioni cri­mi­nali». Un mese fa, invece, il capo della poli­zia nazio­nale Julio Guar­te­che ha aperto una con­fe­renza dicendo che il cre­scente traf­fico di droga in Uru­guay ha pro­vo­cato un aumento nell’attività di gruppi cri­mi­nali e poi ha pre­ci­sato: «Prima erano solo cor­rieri, men­tre oggi orga­niz­zano grandi spe­di­zioni e rici­clag­gio di denaro».

Per que­sto, a fine 2012 l’agenzia anti­droga sta­tu­ni­tense, Dea (Drug enfor­ce­ment admi­ni­stra­tion), ha ria­perto il suo uffi­cio uru­gua­iano e per lo stesso motivo, un Paese sto­ri­ca­mente paci­fico come que­sto, ha visto aumen­tare del 45% il tasso di omi­cidi negli ultimi due anni (dati Fundapro).

E così, si è pen­sato di sot­trarre la domanda alle bande cri­mi­nali, inter­ve­nendo in un mer­cato a cui le auto­rità attri­bui­scono un volume da 40 milioni di dol­lari l’anno. Per evi­tare che ricorra allo spac­cio, al con­su­ma­tore ricrea­tivo ver­ranno offerti tre modi di otte­nere l’erba. Il primo è la col­ti­va­zione dome­stica di un mas­simo di 6 piante, o 480 grammi totali. Il secondo è il tes­se­ra­mento a un club di tos­si­co­fili, che dovrà essere rico­no­sciuto dallo Stato, potrà avere tra i 15 e i 45 mem­bri e pos­se­dere mas­simo 99 piante. Infine, il terzo, è quello di iscri­versi al regi­stro nazio­nale dei con­su­ma­tori, che è segreto e per­met­terà di acqui­stare in far­ma­cia fino a 40 grammi al mese.

Men­tre nel Paese si dif­fon­dono voci allar­mate, secondo cui la ganja sta­tale avrà un basso con­te­nuto di Thc, dal governo fanno sapere che i det­ta­gli sulla qua­lità saranno decisi solo in fase di rego­la­men­ta­zione, ma che per poter far con­cor­renza alla grande distri­bu­zione ille­gale, l’idea è quella di ven­dere roba buona ed eco­no­mica. Così eco­no­mica, che la noti­zia sul prezzo ha lasciato a bocca aperta mezzo mondo: sarà solo 1 dol­laro al grammo. In paral­lelo, poi, è già ini­ziata una cam­pa­gna per infor­mare sugli effetti col­la­te­rali dell’uso della can­na­bis e saranno ina­sprite le pene per chi infrange le nuove leggi.

Tratto da Il Manifesto